Pronti 538 milioni per completare il Mose
Un nuovo capitolo nell’interminabile storia del Mose, il sistema di protezione dall’acqua alta a Venezia. Attraverso i fondi accumulati dai risparmi sugli oneri di realizzazione, pari a circa 538 milioni di euro, il Mose potrebbe, finalmente, avere un lieto fine. Dopo le tantissime problematiche, sia politiche che funzionali, Venezia potrebbe risolvere il problema che affligge ogni anno il centro storico. Tuttavia, i veneziani non danno per scontato che la questione finisca e c’è ancora preoccupazione, considerando che è dal 2003, anno in cui iniziarono i lavori veri e propri, che non si trova una via d’uscita.
Il Mose fatica ad alzarsi
Nel dicembre del 2020, Venezia si trovava, ancora una volta, sommersa dall’acqua alta. I veneziani speravano che con il sistema di protezione fosse finito l’incubo. Invece, a causa delle avversità climatiche, il Mose non è stato azionato. In sintesi, le mareggiate verificatesi in quel periodo non erano così critiche da giustificare il sollevamento del sistema. Tuttavia, le condizioni climatiche peggiorarono e la marea raggiunse un picco di 145 centimetri, ben più alto della soglia limite di 130 centimetri sufficienti per azionare il Mose. Il risultato è stato un film già visto e rivisto.
La causa principale del mancato azionamento della barriera è dovuta al fatto che il Mose risulta essere ancora in fase sperimentale. L’apertura ufficiale e definitiva è prevista per dicembre 2021, incentivata soprattutto dai fondi accumulati. Fino ad allora i veneziani dovranno sperare che le condizioni climatiche non facciano brutti scherzi e che non ci siano tempeste improvvise. Il Mose, infatti, può essere attivato se l’allerta meteo è diramata 48 ore prima, perché i tempi di attivazione delle barriere sono molto lunghi. Si sta lavorando anche su questo fronte, per creare protocolli più rapidi e riuscire ad attivare le paratoie in poco tempo.
Il Mose in fase di ultimazione
Grazie ai fondi risparmiati, circa 538 milioni di euro, il Mose potrebbe finalmente essere messo definitivamente in esecuzione. La somma è stata ricavata mediante risparmi derivanti da oneri finanziari sui mutui erogati per la realizzazione del Mose e saranno destinati non solo al completamento e alla messa in esercizio dell’opera, ma anche a interventi paesaggistici e ambientali e alla manutenzione futura del sistema. La delibera è arrivata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) su proposta del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
Tramite la delibera, si può ultimare quello che è in corso di sperimentazione da più di un anno, senza comportare ulteriori aumenti dei costi complessivi, soprattutto quelli manutentivi che sono esosi. Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, si dice soddisfatto della decisione presa dal Cipess e augura che il completamento del Mose avvenga in tempi celeri e senza gravare sulle casse della città. Lo stesso riconosce l’importanza dell’opera, non solo per il territorio storico ma anche per i commercianti che, ogni anno, si ritrovano inermi di fronte a questa criticità.
Una sperimentazione lunga e complicata
Il Mose è un’opera di ingegneria idraulica capace di trattenere l’innalzamento delle acque che travolgono, ogni anno, Venezia. In gergo tecnico viene definita come una diga automatizzata con paratoie che sfruttano il peso proprio, per abbassarsi, e la spinta dell’acqua per alzarsi tramite galleggiamento. Le 78 paratoie mobili, divise in 4 schiere, ricoverate sul fondo in assenza di allerta meteo, emergono se riempite da aria compressa.
La sperimentazione richiede tempo, soprattutto per le criticità che ha riscontrato l’opera in passato. Tra problemi con le staffature di sostegno e le eccessive vibrazioni, i tecnici furono costretti a rinviare la prova generale di apertura. Successivamente si sono riscontrati problemi legati alla corrosione delle cerniere. Per questo ed altri motivi la scelta è ricaduta su un tempo di sperimentazione a lungo termine, per poter studiare gli effetti dovuti al degrado lento e inesorabile. Tuttavia, c’è molta fiducia sulla fase conclusiva e i 538 milioni destinati al Mose, sono una vera e propria manna dal cielo.