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Il “Cetriolo” di Londra: l’approccio biomimetico per contrastare l’azione del vento

Il “Cetriolo” di Londra: l’approccio biomimetico per contrastare l’azione del vento

di Emanuela Dicosola

Fortemente in contrasto con il contesto urbano in cui si colloca ma allo stesso tempo inconfondibile all’interno dello skyline di Londra, spicca il capolavoro di Sir Norman Foster inaugurato nel 2004: 30 St Mary Axe, meglio conosciuto come Swiss Re Tower o “The Gherkin”, il cetriolo, proprio per la sua particolare forma conica. 40 piani per 180 metri di altezza e 64.469 metri quadrati di superficie complessiva, vince nel 2004 il prestigioso premio Stirling Prize, premio che viene assegnato dal Royal Institute of British Architects.

La struttura andò a sostituire l’edificio della “Baltic Exchange”, danneggiato a seguito di una bomba. La struttura portante, per evitare ingombri dei pilastri interni, è esterna in acciaio a maglie triangolari, mentre le solette sono a settori radiali e ruotano a spirale, salendo verso la cima dell’edificio.

La forma

Sotto una forma aerodinamica così fuori dagli schemi, si celano in realtà studi effettuati da Foster per risolvere la problematica delle turbolenze d’aria provocate dalle superfici dei grattacieli. Di fatti l’involucro esterno è costituito da una struttura in acciaio vetrata a spirale che corre lungo l’edificio e che, a differenza di un classico edificio a pianta rettangolare, consente al vento di defluire facilmente intorno all’edificio, evitando così zone di turbolenza e pressioni locali a livello della piazza.

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L’approccio biomimetico

Negli studi di Foster è stato utilizzato un approccio biomimetico, ovvero che trae spunto da elementi naturali e li ripropone in elementi tecnologici. In questo caso l’ispirazione nasce dal mondo marino, in particolare da una spugna marina chiamata “cestello di Venere”, assimilabile anche alla pelle squamata degli squali. La particolare conformazione della superficie curva della spugna marina e la superficie scanalata della pelle dello squalo permettono il deflusso dell’acqua, quindi una maggiore riduzione della frizione, garantendo resistenza alle correnti. Lo studio attraverso modelli parametrici ha portato ad una conformazione a cono bombato con scanalature, che risulta quindi essere la sintesi di questi elementi naturali.

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È indubbiamente stata posta particolare attenzione alla ventilazione, intesa sia come azione esterna che in termini di comfort interno, per il naturale ricircolo d’aria. Infatti i 5.500 pannelli in vetro triangolari, doppi nella superficie esterna e singoli in quella interna, creano un’intercapedine ventilata. Non solo: la distribuzione interna della struttura alterna spazi pieni, quali principalmente uffici, e spazi vuoti, ovvero balconate e giardini pensili, e questo favorisce la ventilazione naturale interna, grazie al differenziale di pressione che si crea tra i piani.

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Nell’ottica del risparmio energetico, la realizzazione di una superficie di involucro vetrata che massimizza l’apporto solare gratuito e la ventilazione naturale ottenuta attraverso le strategie descritte precedentemente, hanno permesso di ridurre del 50% i consumi energetici rispetto ad una struttura tradizionale rettangolare con le stesse dimensioni.

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