Come è stato demolito il ponte Morandi?
Tutto è ciclico, ogni cosa ha un inizio e una fine. E così come quando la Natura ha ammirato, impotente, l’uomo insediarsi nel suo regno, nella stessa maniera osserva, forse con un sospiro di sollievo, l’uomo terminare il suo compito. La fine di un processo, in questo caso iniziato 52 anni fa, è rappresentato dalla demolizione del ponte Morandi, avvenuta il 28 giugno 2019 a quasi un anno di distanza da una delle più grandi tragedie della storia recente del nostro paese. (QUI tutti gli articoli sul crollo del ponte Morandi)
Come ha affermato il sindaco di Genova Marco Bucci, tutto “è andato come da programma”. Ma cosa significa questa affermazione? Non basta semplicemente mettere un po’ di esplosivo per demolire una struttura? Come avviene in realtà una demolizione? Visto che molto spesso un progetto viene concepito senza il suo smantellamento, cerchiamo di rispondere a queste domande.
Così è stato demolito il ponte Morandi
Mentre la parte politica è impegnata a rassicurare la popolazione, dietro le quinte c’è un programma ingegneristico che deve essere rispettato alla perfezione. Nel caso del ponte Morandi un processo lungo, dispendioso e silenzioso è cominciato nel Febbraio 2019 mediante il cosiddetto “smontaggio lento”, consistente nel taglio ed abbassamento a terra di alcune porzioni di viadotto più a rischio di ulteriore crollo. La demolizione è avvenuta tramite l’uso di 650 chili di dinamite e 30 chili di Semtex, esplosivo in dotazione dall’Esercito, che ha reso possibile l’implosione delle pile 10 e 11: un vero e proprio arsenale militare in grado di aprire una breccia nella durezza del calcestruzzo armato.
L’operazione di demolizione controllata delle campate 10 e 11 del Viadotto Polcevera è avvenuta in 4 fasi per la 11 e in 3 fasi per la 10. Nella Fase 1, che ha riguardato solo la campata 11, si è verificato il taglio netto degli stralli mediante cariche esplosive direzionali, dette “cariche cave” fornite e posizionate dal IX Reparto “Col Moschin” dell’Esercito Italiano. Tale operazione è stata resa necessaria da un pregresso rinforzamento della pila con ulteriori 18 stralli. Nella Fase 2, comune sia alla Pila 10 che alla Pila 11, è stata effettuata l’elevazione di un muro d’acqua in quota attraverso una vasca lunga come l’intera campata, realizzata con i new jersey riciclati dal ponte stesso. Ulteriori cariche esplosive hanno sollevato l’acqua ad una altezza di circa 90 metri: questa è caduta prima dell’attivazione della fase tre mediante pioggia intensa ed ha contribuito a mitigare la diffusione di polveri nell’atmosfera.
La Fase 3 ha previsto l’annullamento delle strutture portanti di entrambe le campate, nonché dei due pilastri che reggevano gli stralli, alti circa 92 metri. Per l’operazione sono state necessarie cariche esplosive di tipo tradizionale, candelotti di dinamite di diversi diametri, inserititi in fori praticati in precedenza nel cemento armato. Le cariche sono state attivate con uno sfasamento l’una dall’altra di circa 20 millisecondi: in questa maniera in meno di mezzo secondo sono stati annullati tutti gli appoggi, mentre gli impalcati sono collassati frazionandosi prima dell’impatto al suolo. Per attutire la caduta il terreno sottostante è stato coperto con materiale inerte. L’ultima fase ha previsto l’innalzamento di muri d’acqua alti circa 40 metri ai lati di entrambe le campate. Tali muri, attivati da altre cariche esplosive, hanno costituito un vero e proprio filtro laterale per una parte preponderante delle polveri generate dalla caduta dei manufatti. Sono stati poi previsti ulteriori sistemi di mitigazione tradizionali delle polveri, costituiti da 12 lance da irrigazione agricola e 6 nebulizzatori d’acqua. Tutte le fasi si sono sviluppate nell’arco di circa 6 secondi, sono stati utilizzati circa 500 inneschi elettronici, oltre 500 kg. di dinamite e 5000 metri di miccia detonante.
Un’operazione del genere però non è complessa solo dal punto di vista ingegneristico, ma anche da quello logistico. Sono stati infatti redatti anche un piano di evacuazione comunale, che ha interessato i 2967 residenti nella fascia fino a 300 metri dal ponte, un piano assistenziale e sanitario per le persone evacuate, oltre alla sospensione della viabilità ferroviaria, extraurbana e urbana nelle zone intorno al ponte.
Demolizioni precedenti nel mondo
Diversamente da quanto dichiarato dal Sindaco di Genova, che ha definito quella del ponte Morandi “una demolizione senza precedenti”, l’implosione di edifici e strutture imponenti è una pratica diffusa nel mondo. La Cina, ad esempio, detiene il record di demolizioni controllate di edifici; una delle più famose è quella della Centrale elettrica di Hudian Shiliquan, una demolizione che ha interessato le torri di raffreddamento. Se parliamo di ponti, non possiamo che citare la demolizione del ponte Lishui nella città di Zhangjiajie, in Cina, e la distruzione degli ancoraggi del ponte Tappan Zee sul fiume Hudson negli Stati Uniti. In questo video sono raccolte le più belle demolizioni di edifici effettuate nel mondo.
https://www.youtube.com/watch?v=aGc4jas5Qao
Dal punto di vista emotivo, la vicenda del ponte Morandi è stata sicuramente sentita da tutta Italia. Governatori, operatori, civili che hanno assistito alla demolizione in sito e su internet, per un momento hanno avuto un comune denominatore: la commozione. Sebbene la demolizione sia una tecnica rude e spettacolare a cui forse non siamo abituati, talvolta è necessario distruggere per poter ricostruire e andare avanti.