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Il ponte di Öresund: il mega-collegamento che unisce due nazioni divise dal mare

Il Ponte di Öresund collega la capitale della Danimarca, Copenhagen, alla terza città della Svezia, Malmö, una tratta lunga 16 Km che supporta sia il traffico stradale che ferroviario.

Oresund bridge, credits: mensxp.com

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Non è tra le innovazioni più recenti degli ultimi anni, ma costituisce un capolavoro dell’Ingegneria e dell’Architettura. Il Ponte di  Öresund collega la capitale della Danimarca, Copenhagen, alla terza città della Svezia, Malmö, una tratta lunga 16 Km che supporta sia il traffico stradale che ferroviario. Inaugurata il 1°Giugno del 2000 e costata 3 miliardi di dollari, l’opera realizza l’ambizione di collegare due nazioni superando il mare che le divide.

Oresund bridge, credits: wikipedia.org
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Il collegamento colossale è costituito da quattro corsie autostradali e una ferrovia a doppio binario e si sviluppa in tre parti: il ponte comincia a Lernacken, a sud di Malmö e si lancia nel cielo per 8 Km, sopra l’insenatura di Öresund, fino a raggiungere l’isola artificiale di Peberholm, lunga 4 Km, la tratta poi continua inabissandosi attraverso un tunnel sotterraneo di 8 Km che riemerge vicino all’aeroporto internazionale di Copenaghen, Kastrup.

Analizziamo quest’opera disegnata dallo studio danese di architettura Dissing + Weitling nelle sue parti.

Il ponte

Oresund bridge, credits: mensxp.com
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Esso rappresenta il più lungo ponte strallato d’Europa, 1090 m di strada e di binari, sostenuto da 160 cavi, con una campata centrale lunga 490m. La struttura è sospesa sul mare a 60 m di altezza e si sviluppa su due livelli: nella parte superiore è contenuta l’autostrada a quattro corsie e in quella inferiore la ferrovia a doppio binario.

I piloni in cemento armato, sono alti 204 metri e misurano, alla base, 9,4 × 12,6 metri e, in cima, 2,6 × 5,8 metri. La costruzione del ponte iniziò proprio da queste torri di sostegno, la cui altezza equivale a quella di un grattacielo di 60 piani. I due pilastri che costituiscono ciascuna torre furono uniti da un supporto trasversale al di sotto della sede stradale: questo permette di avere un effetto estetico migliore, ma soprattutto, essendo le due torri indipendenti, le rende più sicure nel caso di ipotetici impatti con aerei.

Oresund bridge, section, credits: femern.com
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La fondazione occupa 1500 mq, alta 22 m con un peso di 18 milioni di chili. Esse furono costruite a terra e poi trasportate con una nave appositamente progettata per l’impresa. Portate in posizione, attorno alle fondazioni furono aperti i cantieri per la costruzione delle torri, alzate ciascuna 4 m per volta. All’altezza di 40 m vennero aggiunte le travi di sostegno e a 80 m furono inserite nel pilastro le scatole per contenere i cavi da strallo, una ogni 12 m.

Oresund bridge, credits: mannaismayaadventure.com
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Le sedi stradali e ferroviarie del ponte vennero invece, costruite e assemblate a terra in blocchi di 40 m di lunghezza e 23 m di larghezza. Per sollevare i blocchi all’altezza di 60 m sul mare, il loro enorme peso obbligò ad impiegare la più grande gru galleggiante del mondo, capace di sollevare 7 milioni di chili, lavorando in questo caso al 75% della sua capacità.

Il passaggio sull’isola artificiale

La cosa che viene da chiedersi è: perché costruire un isola artificiale per collegare due terre distanti 16 Km? Inizialmente si pensava di realizzare il collegamento tutto mediante tunnel, poiché in questo modo non si sarebbero avuti problemi con il traffico aereo, essendo molto vicini all’aeroporto di Copenaghen. L’operazione però, era troppo costosa, perciò si optò per una parte sopraelevata, il ponte, e una interrata, il tunnel che avrebbe risolto i problemi con il traffico aereo. Il problema ora era diventato come trasformare un ponte in un tunnel, per questo fu necessario realizzare l’isola artificiale, in modo da avere una striscia di terra da cui far riemergere il tunnel.

Oresund bridge, artificial island, credits: mensxp.com
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L’isola fu la prima cosa che venne realizzata. I lavori cominciarono nel 1995, quando nello stretto furono collocate tonnellate e tonnellate di roccia per formare un isola lunga 4 Km, con una superficie di 9 kmq. Venne tracciato prima il perimetro dell’isola, con enormi massi estratti in Svezia, in seguito si realizzò il riempimento con materiale prelevato dal fondo del mare per un totale di 2 milioni di mc di fondale marino.

L’isola nel tempo è divenuta una riserva naturale. La mano dell’uomo ha avuto, infatti, un impatto inaspettatamente positivo per la flora e la fauna locali: tutti gli animali è stato permesso di sviluppare il nuovo habitat liberamente, così l’isola è diventata un luogo privilegiato per osservare gli uccelli e il raro rospo verde.

Il tunnel

Oresund bridge, tunnel, credits: femern.com
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Dall’isola artificiale di Peberholm, il ponte si inabissa divenendo un tunnel profondo 11 m, largo 46 m e lungo 4 Km. I componenti del tunnel vennero costruiti in una fabbrica danese e presentano dimensioni eccezionali: 175 m di lunghezza, 38 m di larghezza e 8,5 m di altezza. 40 milioni di chili di barre di acciaio rinforzato sono state piegate e saldate per costituire l’enorme gabbia ricoperta da più di 7,5 migliaia di miliardi di litri di cemento. Si pensi che ogni componente pesa 55 milioni di chili, e tutti insieme essi contengono una quantità di cemento tale da ricoprire due volte tutta la Terra.

Per trasportare ogni componente, fu necessario trasformarli in zattere e farli galleggiare nello stretto di Öresund. Una volta posizionati correttamente, vennero affondati con l’ausilio di zavorre che pompavano acqua nelle cisterne, facendo attenzione a mantenere orizzontali tutti i componenti. In seguito vennero assemblati e l’acqua penetrata all’interno venne rimossa, infine, per evitare che potessero riemergere, su ciascuno di essi venne colato cemento per lo spessore di 1 m, nel quale vennero collocati enormi massi rocciosi.

Oresund bridge, credits: mensxp.com
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Ogni anno questo mastodontico collegamento consente lo spostamento di più di 10 milioni di persone da una nazione all’altra in meno di 10 minuti. Esso ha cambiato la geografia di queste terre, unendo due città, due nazioni, due popoli, divisi dalla natura, ma uniti dall’ingegno umano.