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Le pareti del futuro potrebbero produrre energia grazie al grafene

Le pareti del futuro potrebbero produrre energia

Il grafene è un materiale chimicamente semplice, formato da uno strato monoatomico di atomi di carbonio, ma che nonostante sia studiato da anni è un materiale da cui ci si aspetta molto (Grafene, un materiale per il futuro) e continua a riservare nuove sorprese. È un materiale più forte dell’acciaio, più duro del diamante, flessibile come la plastica ed è inoltre uno dei migliori conduttori elettrici mai scoperti, ed è proprio grazie a queste svariate proprietà che il grafene viene largamente usato in quasi tutti i campi delle attività umane. Ma adesso, grazie ad una scoperta della University of Surrey’s Advanced Technology Institute, questo materiale potrebbe entrare anche lì dove non è stato ancora utilizzato: nell’edilizia.

Infatti nuove scoperte hanno dimostrato come il grafene possa essere manipolato per creare il materiale più assorbente rapportato al proprio peso mai scoperto dall’uomo. Tradizionalmente il grafene è un ottimo conduttore elettrico, ma risulta avere scarse applicazioni nel campo dell’ottica, a causa del fatto che è capace di assorbire solo il 2,3 % della luce che lo incide; adesso però, grazie ad una nuova tecnica adoperata, questo materiale potrebbe essere in grado di assorbire fino al 90 % della luce. Le conseguenze di questa scoperta hanno portato i ricercatori a pensare di creare delle celle solari al grafene da installare nelle partizioni verticali esterne delle strutture e anche negli infissi, in modo tale da unire le nuove proprietà del grafene con la capacità delle celle solari di assorbire la luce e di convertirla in elettricità, per poter creare una casa sostenibile e capace di autoalimentarsi, sviluppando così il nuovo concetto ideato dai ricercatori di parete intelligente.

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Per portare il grafene ad un livello di assorbimento del 90% gli studiosi hanno osservato con attenzione la natura ed in particolare gli occhi delle falene, riuscendo a capire un meccanismo complesso che si svolge a livello atomico, come spiega il professore dell’istituto Ravi Silva: “La maggior parte degli occhi in natura sono dotati di microscopiche strutture che li rende capaci di vedere oggetti anche nelle situazioni di quasi totale oscurità. Queste strutture incanalano la luce verso la parte centrale degli occhi, con l’ulteriore vantaggio di eliminare i riflessi, che potrebbero essere visti da eventuali predatori; abbiamo riprodotto quello che avviene in natura attraverso una tecnica chiamata nanotexturing, e siamo riusciti ad ottenere un materiale straordinariamente sottile ed efficace nell’assorbire la luce.”

Il professor Ravi Silva aggiunge: “Le comuni celle solari unite a questo materiale potrebbero essere capaci di catturare anche la luce più fioca. Installate all’esterno, come parte delle future pareti intelligenti o finestre intelligenti, questo materiale potrebbe generare elettricità dal calore disperso e dalla radiazione solare diretta e diffusa, alimentando numerose applicazioni intelligenti. È infatti nostro obbiettivo che questa scoperta riesca a sviluppare il concetto di Internet delle Cose

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L’ultimo passo da parte del team di ricerca è quello di incorporare questo materiale, che prende il nome inglese di nanotexturing graphene, nella maggior parte delle tecnologie esistenti; infatti la Advanced Technology Institute ha fondato il Graphene Centre, centro di sviluppo di questa tecnologia che è ufficialmente alla ricerca di partner industriali.

Un’interessante scoperta che è stata realizzata osservando la natura: ci vuole molto a capire che bisogna rispettarla, capirla, conoscerla e non distruggerla?