Amianto: una soluzione ecologica per smaltirlo

Si parla da anni della pericolosità dello smaltimento dell’amianto, soprattutto nel comparto edilizio, classificato dalle normative cogenti come pericoloso. Sembra che finalmente sia stata trovata una soluzione definitiva e ambientalmente sostenibile che addirittura lo reintegri in un nuovo ciclo di vita, rendendo il materiale da rifiuto tossico a risorsa riutilizzabile.

Ad oggi, diversi sono i metodi di smaltimento per rendere la sostanza innocua, anche se tutti molto costosi. Ad esempio la Francia per denaturare le fibre di amianto utilizza la lampada al plasma, efficace ma costosa (900 €/Ton). A prezzi largamente inferiori (140 €/Ton), in Italia l’amianto viene imballato e smaltito in discariche, cave di pietra esausta rivestite di polimeri. Scelta che comporta elevate criticità. Nelle discariche le balle di amianto vengono pressate per essere meglio infossate. Pratica pericolosissima perché frantuma l’amianto all’interno degli imballi, rendendolo un VOC (Composto Organico Volatile) e quindi cancerogeno nel momento in cui, l’involucro di plastica inevitabilmente cederà e le fibre si libereranno inquinando le falde acquifere.

La soluzione innovativa, viene proprio dall’Italia ed in particolare dalla Chemical Center Srl, per iniziativa del Prof. Norberto Roveri, direttore del Laboratorio di Strutturistica Chimica Ambientale e Biologica (LEBSC) presso il Dipartimento di Chimica “G. Ciamician” dell’Università di Bologna.

I ricercatori del LEBSC utilizzano le loro particolari esperienze nell’ambito delle nanotecnologie acquisite nella ricerca di base sui materiali sia “biomimetici” sia “geomimetici”. I materiali biomimetici sono materiali sintetici che mimano per composizione, struttura, morfologia, reattività superficiale e molte altre caratteristiche chimico-fisiche i materiali biologici naturali, mentre tra i materiali geomimetici, ovvero quelli che vengono sintetizzati con caratteristiche chimico-fisiche che copiano i materiali geologici naturali, le fibre di amianto rappresentano sicuramente l’ esempio più interessante.

Queste fibre geomimetiche rappresentano il primo standard di riferimento per lo studio delle caratteristiche chimicofisiche dell’amianto. L’aver messo a punto il metodo sintetico di formazione delle fibre di amianto geomimetico ha permesso a questi ricercatori di capovolgere dal punto di vista chimico il processo di formazione e quindi di capire come potere denaturare e distruggere completamente le fibre di amianto naturale.

Il Chemical Center ha depositato un brevetto in cui viene descritto un processo biotecnologico di distruzione dei manufatti in cemento amianto (lastre eternit) utilizzando il siero esausto di latte. Con questo processo si ottiene prima la rimozione della componente cementizia mediante l’acidità dei metaboliti del Lactobacillus casei presente nel siero di latte e la completa liberazione delle fibre di asbesto, che vengono poi distrutte completamente con un processo idrotermale a 180 °C sempre in siero di latte. I due stadi del processo sono:

  • solubilizzazione della componente cementizia;
  • denaturazione completa delle fibre di amianto.

Entrambi avvengono con processi chimici completamente in immersione nel siero di latte, senza alcuna possibilità di immissione di fibre di amianto in aria. Il processo brevettato utilizza due rifiuti pericolosi (cemento-amianto e siero esausto di latte), per ottenere prodotti commercialmente validi come idropittura, idrossido di calcio, carbonato di calcio, concimi e soprattutto metalli (Mg, Ni, Mn, Fe..…), che vengono depositati elettrochimicamente, e avere come unico scarto acqua scaricabile in fogna.

Il Chemical Center Srl, azienda certificata TUV, accreditata alla Rete Innovazione dell’Emilia Romagna e premiata dalla Camera di Commercio di Bologna per il “Premio Ricerca e Innovazione 2011” per il brevetto del processo di denaturazione delle fibre di amianto mediante l’ uso di siero esausto di latte, ha recentemente ceduto in licenza il proprio brevetto per la costruzione dei primi prototipi dell’impianto industriale.

Published by
Nicola Lovecchio