Anche negli USA c’è un problema con i ponti
Il crollo di un ponte a trave in cemento armato a Chattanooga, nel Tennessee, ha aperto un dibattito sullo stato attuale dell’infrastruttura americana. Seppur il ponte sia di piccole dimensioni e il suo crollo non abbia causato vittime, l’attenzione verso lo stato di salute di queste strutture è molto alto, soprattutto a seguito di un altro crollo recente, quello di un ponte pedonale in costruzione a Miami, ma anche a causa del risalto mediatico che il crollo del ponte di Genova ha avuto in tutto il mondo.
I funzionari hanno definito il crollo del ponte in Tennessee un bizzarro incidente, ma questo non basta a far chiudere un occhio su un problema più ampio. I ponti negli Stati Uniti si stanno deteriorando e un nuovo rapporto stilato dall’ARTBA (American Road & Transportation Builders Association) stima che ci vorranno più di 80 anni per sistemarli tutti.
I risultati del report dell’ARTBA
47.052 dei 616.087 ponti americani sono classificati come strutturalmente deficitari e considerati in cattive condizioni: se posizionati in fila si estenderebbero per quasi 1.770 km, ovvero la distanza tra Chicago e Houston. Automobili, camion e scuolabus attraversano queste strutture compromesse 178 milioni di volte al giorno e sebbene il numero di ponti strutturalmente carenti sia diminuito rispetto al 2017 e comunque il calo dal 2014, il ritmo di miglioramento è rallentato rispetto agli ultimi cinque anni.
A questo tasso, ci vorrebbero più di 80 anni per realizzare significative riparazioni su queste strutture. In generale ci sono quasi 235.000 ponti che hanno bisogno di riparazione strutturale, riabilitazioni o sostituzioni, pari ovvero al 38% di tutti i ponti americani. Le stime di questo report indicano che il costo per effettuare le riparazioni per tutti i 235.000 ponti è di quasi 171 miliardi di dollari.
I ponti a rischio
Secondo l’ARTBA “strutturalmente carente” significa che il ponte ha bisogno di riparazioni ma non è pericoloso da attraversare per i viaggi pubblici. I ponti sono regolarmente ispezionati e si definisce la sua sicurezza su una scala da 0 a 9: strutturalmente carente significa che almeno uno degli elementi chiave del ponte, impalcato, pile, spalle o eventualmente funi, è classificato con voto 4 o inferiore.
Quasi i due terzi dei ponti strutturalmente deficitari nel 2018 sono stati classificati come strutturalmente carenti già nel 2014, anche se il trend è comunque in discesa. Tra i ponti segnalati rientra anche il ponte di Brooklyn a New York, realizzato nel 1883, e già oggetto di interventi nel recente passato: uno nel 2016 riguardante le rampe di avvicinamento e uno del luglio 2018 inerente alla ristrutturazione delle antenne di sospensione dei cavi. Gli stati con i ponti più strutturalmente carenti, come percentuale del loro inventario totale sono: Rhode Island (23%), West Virginia (19,8%), Iowa (19,3%), South Dakota (16,7%), Pennsylvania (16,5%), Maine (13,1%), Louisiana (13%), Porto Rico (11,7%), Oklahoma (10,9%), e il Nord Dakota (10,7%).
Quasi 69.000 ponti in tutto il paese hanno delle restrizioni di peso per ridurre lo stress sulla struttura. Il presidente Trump ha ripetutamente affermato che vuole potenziare le infrastrutture fatiscenti dell’America, ma al momento sono stati fatti pochi progressi sulla questione.