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Antica Roma, edifici e costruzioni ancora in piedi grazie al calcestruzzo “autoriparante”

Edifici millenari: il segreto del calcestruzzo dell’Antica Roma, come fa a resistere nonostante gli anni? Lo dicono gli esperti.

L’Antica Roma non smette mai di stupire. Strade, templi, acquedotti e anfiteatri costruiti più di duemila anni fa sono ancora in piedi, mentre edifici moderni spesso crollano dopo pochi decenni.

Com’è possibile? Che i Romani fossero grandi costruttori lo sappiamo tutti, ma la vera domanda è: qual era il loro segreto?

La loro ingegneria era così avanzata che ancora oggi viene studiata nelle università. Ogni costruzione era progettata per durare nel tempo, con materiali innovativi e tecniche che garantivano solidità e resistenza.

Pensiamo al Pantheon, con la sua enorme cupola in calcestruzzo non armato, o agli acquedotti, che hanno rifornito di acqua intere città per secoli e in alcuni casi funzionano ancora. Eppure, senza macchinari moderni né software di progettazione, riuscivano a costruire opere che sfidano i secoli.

Il mistero del calcestruzzo “autoriparante”

Se ci facciamo caso, molte strutture costruite in tempi recenti si degradano molto più velocemente. Ma perché le opere romane resistono così bene? Per anni gli studiosi hanno provato a dare una risposta. Si pensava che il segreto fosse nella cenere vulcanica mescolata al calcestruzzo, che aumentava la resistenza. Ma ora, una scoperta fatta dal MIT di Boston ha svelato un dettaglio ancora più sorprendente.

Un team di ricercatori ha analizzato il calcestruzzo romano al microscopio e ha notato la presenza di minuscoli frammenti bianchi, chiamati clasti di calce. Per molto tempo si è pensato che fossero solo il risultato di una miscelazione poco accurata, ma la verità è un’altra: sono proprio questi frammenti a rendere il calcestruzzo così resistente nel tempo.

Antica Roma vecchia foto (Canva foto) – www.buildingcue.it

La scoperta rivoluzionaria del MIT

Il motivo? Quando si formano piccole crepe in una struttura, l’acqua che vi penetra scioglie questi frammenti, che reagiscono e si ricristallizzano, riparando autonomamente i danni. In pratica, il calcestruzzo romano si “autoripara“, un’abilità che gli edifici moderni non hanno.

Per dimostrarlo, gli scienziati hanno ricreato sia il calcestruzzo romano che quello moderno e li hanno messi alla prova. Il risultato è incredibile: le crepe nel calcestruzzo antico si sono chiuse da sole nel giro di due settimane, mentre quello moderno ha continuato a deteriorarsi. Ora, il team del MIT sta lavorando per riportare in vita questa antica tecnologia e applicarla alle costruzioni di oggi. Se tutto andrà come previsto, potremmo presto avere edifici e infrastrutture più resistenti e persino più sostenibili, riducendo l’impatto ambientale del settore edilizio. Ancora una volta, i Romani erano avanti di secoli.

Published by
Ilenia Albanese