Architettura in fiamme contro il cambiamento climatico
Nikola-Lenivets è il piccolo villaggio russo situato nella regione di Kaluga, non lontano da Mosca, dove l’artista Nikolay Polissky ha creato uno dei più grandi parchi d’arte d’Europa. L’area di 650 ettari funge da terreno di sperimentazione per le arti visive, l’architettura, la musica e il teatro. Avendo coinvolto la comunità del villaggio, Nikolay ha creato un punto di riferimento famoso in tutto il mondo con flusso costante di turisti, che contribuisce all’occupazione locale e ospita regolarmente festival su larga scala. Maslenitsa è, probabilmente, il più noto tra questi e quest’anno si è basato sull’architettura in fiamme.
Architettura in fiamme: lo studio KATARSIS al festival russo
Maslenitsa, un’antica festa radicata nella mitologia slava, è diventata uno degli eventi principali nella vita del villaggio russo. Il clou del festival è un falò che porta alla chiusura della stagione invernale e a dare il benvenuto alla nuova primavera. In Nikola-Lenivets, la tradizione ha subito una nuova interpretazione. Infatti, il tema dell’opera d’arte bruciata è spesso un riflesso di questioni attualmente rilevanti, portando la cerimonia profetica e mistica al centro dell’attenzione pubblica.
Nel 2020 si è tenuto un concorso per selezionare l’oggetto d’arte da bruciare a Maslenitsa. Tra le numerose proposte provenienti da tutto il mondo, la giuria ha selezionato il progetto di KATARSIS, studio di architettura con sede a San Pietroburgo. Il nome del progetto, Burning Bridges, è autodescrittivo. Il ponte incarna il cambiamento, sia globale che personale, che è, soprattutto, irreversibile, come hanno spiegato gli architetti.
Il progetto
Il ponte è stato costruito da una squadra di abitanti del villaggio. Le due torri alte 20 metri e larghe 16 sono state collegate tramite una piattaforma di passaggio. Mentre la struttura era lunga in totale 70 metri. L’intelaiatura lignea di montanti e capriate è stata integrata con rivestimento interno, per rendere il tutto ancora più infiammabile. I materiali sono stati selezionati in un’ottica di sostenibilità ed eco-compatibilità. Ad esempio, il telaio principale in legno è stato costruito con legno infestato da scolitidi. In questo modo, il team non solo ha raccolto materiali da costruzione, ma ha anche ripulito i boschi locali da questi coleotteri insidiosi. Pellet rotti, detriti di costruzione e fieno, invece, hanno contribuito al rivestimento del ponte.
Prima della cerimonia del rogo, gli spettatori hanno camminato lungo il ponte con l’obiettivo di riunire tutti intorno all’opera, e far avere loro un preciso ruolo. L’idea è stata sviluppata da KATARSIS insieme al Teatro La Pushkin di San Pietroburgo. Le persone hanno formato un grande cerchio e ognuno raccoglieva della legna da ardere, mettendola sul ponte, contribuendo così al falò. La cerimonia del rogo è diventata così un’azione collettiva e una profonda esperienza personale.
L’idea alla base dell’architettura in fiamme
“Mentre ti trovi a poche dozzine di metri da un falò alto 80 metri, e senti il calore quasi insopportabile sulla tua pelle, ti rendi conto di quanto siano mortali gli incendi boschivi e di quanti problemi rappresentino. Per noi era importante che questo filone di pensiero emergesse, come un risultato naturale dell’esperienza personale”. Probabilmente, questo tipo di evento può rivolgere l’attenzione del pubblico ai problemi reali di oggi in maniera più forte. Non a caso, l’incendio del ponte nella primavera del 2020 si è rivelato profetico. Il mondo era ancora inconsapevole che stava per essere scosso nel suo profondo. In modo mistico, l’oggetto d’arte divenne un potente simbolo dello sconvolgimento a venire. Oggi sappiamo che l’umanità ha attraversato il ponte e si è trovata in una nuova era. E non c’è modo di tornare indietro.