L’era dei Big Data e della connettività internet ha cambiato tutto quello che c’era stato prima, in ogni settore (artistico, culturale, architettonico, tecnologico), e anche i campi che sembravano immuni a questo fenomeno hanno scoperto invece una grande affinità.
Pensiamo al campo dei giochi da casinò, per esempio. Una volta era necessario recarsi a una sala da gioco fisicamente per poter giocare. Oggi, grazie alla tecnologia, ci si connette a un casinò mobile e si può iniziare subito a giocare, a ogni ora del giorno e della notte, dalla comodità del nostro salotto.
Il settore architettonico è simile: oggi non è più necessario perdere ore e ore al tavolo da disegno per creare piante e visualizzare l’aspetto dei progetti finiti tavola per tavola: ma oltre a questo, che è uno degli effetti più evidenti, c’è molto di più in ballo.
Questi nuovi strumenti permettono di esplorare e valutare materiali e forme praticamente infiniti, prima di iniziare a posare il primo mattone. Il rendering ha trasformato l’architettura rendendo semplice la valutazione di alternative e l’esplorazione di nuove possibilità.
All’interno dello stesso progetto l’architettura riesce finalmente a procedere di pari passo con l’ingegneria: i nuovi software permettono di validare le scelte stilistiche con i materiali utilizzati, per prevedere il risultato finale anche da un punto di vista strutturale, e permettendo così di integrare le competenze per riuscire a progettare in modo più efficiente e “ardito”.
Inoltre, la possibilità di intervenire nella costruzione grazie alla produzione di particolari stampati in 3D, direttamente dal progetto, amplia notevolmente le possibilità creative dell’architetto, permettendogli di spaziare anche in soluzioni che sarebbero state impossibili da esplorare solo una decina di anni fa.
Se prendiamo questo processo di progettazione e realizzazione del singolo edificio, e lo applichiamo a un contesto più ampio, possiamo capire subito le possibili economie di scala che possiamo raggiungere. L’integrazione fra i complessi urbani e le reti di servizio, che iniziano a essere veicolate attraverso le ultime evoluzioni della tecnologia IoT, permettono di organizzare questi nodi in una vera e propria rete integrata, che porta a una migliore fruizione delle risorse.
Le città del futuro – e stiamo parlando di futuro prossimo – non saranno più un mucchio di pezzi separati: saranno puzzle completi che racconteranno un progetto comune – e il filo conduttore sarà rappresentato dalla loro ossatura informatica.
Non è un mistero che le nostre città siano cambiate in modo sostanziale nel corso degli ultimi cento anni, e chissà come cambieranno ancora nei prossimi. E la tecnologia ci mette in condizione di rendere flessibili le nostre soluzioni abitative per adeguarle al futuro, e in questo gli architetti saranno fra i principali artefici del cambiamento.
Per esempio, esiste una tendenza sempre più forte nel rendere gli edifici – e le città, che sempre più spesso vengono progettate ex-novo – accessibili a ogni livello, soprattutto per combattere i problemi rappresentati dalla disabilità delle persone, o dall’inquinamento e dalla ricerca e ottimizzazione di nuove energie rinnovabili che ci sospinge verso la ricerca di una transizione ecologica il più possibile “trasparente”.
Tutte queste necessità stanno bussando alla nostra porta in modo sempre più insistente, proprio perché ormai esistono delle urgenze indifferibili.
Ma le nostre forze, e la nostra capacità di progettazione è fortunatamente resa più efficiente proprio dalla progressiva integrazione con la tecnologia, che aumenta in modo esponenziale le nostre possibilità di calcolo e di esecuzione. Dicendoci che, alla fine, l’unico vero limite sarà rappresentato da noi stessi.