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La formula per attrarre i giovani ingegneri: laurea abilitante e superbonus

Si fa più probabile l’ipotesi della laurea abilitante per gli aspiranti ingegneri. La richiesta sarà effettuata dal Consiglio nazionale degli ingegneri dopo il via libera del disegno di legge sulle lauree abilitanti. Per il Presidente, Armando Zambrano, la formula perfetta per attrarre i giovani ingegneri alla libera professione è la laurea abilitante, così da snellire il lungo iter di professionalizzazione, e la proroga del Superbonus. Quest’ultima è in forte richiesta anche dalle imprese, che premono su un’ulteriore proroga entro la fine dell’estate. Ma bastano solo queste due mosse per dare un sostegno agli aspiranti professionisti?

La libera professione non attrae

È allarme per la libera professione tra gli ingegneri. Uno studio effettuato dal Centro studi del Consiglio nazionale ingegneri ha confermato che gli iscritti all’albo riguardano professionisti di età media intorno ai 49 anni e che le iscrizioni sono in netto calo rispetto ai precedenti anni. I dati dal 2018 ad oggi non sono rassicuranti: dei 27 mila laureati in ingegneria, solo 8 mila hanno scelto di svolgere l’esame di Stato e, di questi, meno la metà si sono iscritti all’Albo. Il maggiore impatto è causato dagli ingegneri civili e ambientali. Ad attrarre i neolaureati è il reddito fisso, senza rischi d’impresa.

Quale sarebbe l’iter?

La Laurea abilitante è un’idea che circola da molto tempo. Forse anche troppo. Anche l’ex Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, si dichiarò favorevole alla proposta della laurea abilitante per diversi corsi di Laurea. L’iter di professionalizzazione è semplice: l’esame finale, ovvero la seduta di Laurea, segna la conclusione del percorso di studi e segnerebbe l’inizio del percorso professionale. In questo modo si agirebbe nel pieno rispetto della Carta costituzionale (art. 33, comma 5). Gli aspiranti non dovrebbero, così, attendere l’apertura della finestra di sessione per sostenere l’esame di Stato.

Bassi guadagni

Il reddito medio dell’ingegnere libero professionista è in netto calo. In ribasso di più di 10 punti percentuali, rispetto all’ultimo decennio. Il reddito annuale medio dell’ingegnere libero professionista ammonta a 21 mila euro, che in confronto ad altri paesi europei è un dato quasi insignificante. Per non parlare della forte disparità tra il Nord e il Sud: in Trentino-Alto Adige il reddito medio varca i 50 mila euro, contro i 17 mila della Calabria. Lo stesso Armando Zambrano, in un’intervista al Sole 24 Ore, ammette il problema e rassicura “su questo fronte ci stiamo lavorando”. Eppure, a dispetto di tale dato, il maggior numero di abilitati riguarda gli Atenei del Sud Italia.

Una soluzione che potrebbe mitigare il problema è il Superbonus. Infatti, questo incentivo è molto richiesto dai privati per effettuare quei lavori posticipati per troppo tempo. Gli incentivi riguardano la riconversione energetica e lo sviluppo del patrimonio, con detrazioni fiscali dilazionate fino a 10 anni. Gli sconti fiscali arrivano fino al 110 per cento e possono essere utilizzati per diversi scopi: ripristino delle caratteristiche degli elementi danneggiati, miglioramenti sulle parti strutturali e, ovviamente, interventi di miglioramento energetico dell’edificio. Urgono cambiamenti, soprattutto sul fronte redditi annuali, costi minimi e condizioni contrattuali.

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Gianluigi Filippo