È il 1993. La zona di Roma compresa tra il villaggio Olimpico, costruito per i Giochi del 1960, e lo stadio Flaminio progettato da Pier Luigi Nervi, ritrae uno stato di degrado e abbandono, delineando uno squarcio nel profilo architettonico ed urbanistico della città. Il Comune di Roma decide di promuovere un concorso internazionale per la progettazione di un Auditorio, al fine di riqualificare l’area integrandola nel complesso circostante. A vincere la gara è l’ingegno di Renzo Piano. E dopo quasi dieci anni di susseguirsi di problemi operativi di cantiere ed atti amministrativi, nel 2002 vengono inaugurate le tre sale principali dell’Auditorium Parco della Musica. La Sala Petrassi, la Sala Sinopoli e la Sala Santa Cecilia.
L’intero complesso si articola in tre giganti strutture a forma di scarabeo, i così detti Bugs. Essi si affacciano su una Cavea, intitolata al Maestro Luciano Berio, altimetricamente più bassa e nodo centrale dell’intero progetto. Questa costituisce a tutti gli effetti una quarta sala all’aperto in grado di ospitare fino a 3000 spettatori. E si trasforma in una meravigliosa pista di pattinaggio su ghiaccio nei mesi invernali. La duplice funzione della Cavea, quella di teatro e quella di piazza, la integrano perfettamente nel contesto urbano circostante.
Gli accessi alle tre sale principali convergono in un anello centrale, denominato Foyer. Un’area multifunzionale all’interno della quale si sviluppa un percorso luminoso di 20 installazioni al neon progettate dall’artista toscano Maurizio Nannucci. Oltre alle tre sale maggiori, l’Auditorium possiede altre 6 sale polivalenti. Tre sale gemelle denominate Studio 1, Studio 2 e Studio 3 (Studios), di circa 120 m2 ciascuna. Poi il Teatro Studio e la Sala del Coro, con spazi di prova e attività secondarie. Infine la sala ospiti, destinata all’accoglienza e alle riunioni più modeste.
L’intero complesso è avvolto da un parco pensile, non a diretto contatto con il terreno naturale. Esso è grande 30 mila metri quadri, piantumato da 400 alberi e fa da cornice alle tre strutture primarie.
I Bugs sono stati volutamente progettati indipendenti architettonicamente e funzionalmente, al fine di poterli utilizzare contemporaneamente senza che il suono potesse minacciarne l’isolamento globale. Ogni sala funziona come una vera e propria cassa acustica. A tale proposito sono stati condotti numerosi esperimenti di laboratorio in collaborazione con lo Studio Mϋller BBM di Monaco di Baviera con il fine di perseguire la migliore resa sonora in funzione della tipologia di musica prodotta all’interno.
La più piccola delle tre sale, la Sala Petrassi (700 spettatori), è stata progettata con il fine della massima adattabilità acustica. Può ospitare sia opere teatrali sia congressi e concerti di musica classica e da camera. Questa versatilità è resa possibile da un proscenio mobile e da una fossa per l’orchestra, che può alzarsi ed abbassarsi in funzione delle diverse esigenze acustiche. La sala può inoltre modificare il proprio volume grazie alle pareti ed al soffitto mobili. I particolari pannelli in ciliegio americano, le tende prodotte in materiale fonoassorbente e le 673 poltrone progettate dallo stesso Renzo Piano e Poltrona Frau, consentono di ottenere un tempo di riverberazione di 0.5 secondi.
Il tempo di riverberazione è l’intervallo di tempo necessario ad un suono per diminuire di 60 decibel per poi estinguersi, misurato a partire dalle prime riflessioni. Il tempo di riverberazione ottimale di un locale dipende dalla sua destinazione d’uso e dalla sua volumetria.
Tra le tre sale, la Sala Sinopoli (1200 spettatori) è quella che vanta la maggiore flessibilità dello spazio interno. Il volume della sala può mutare in maniera significativa regolando l’altezza del podio, il quale può arrivare fino al livello della platea. Sede di concerti di musica sinfonica e da camera, di spettacoli di danza e convention, ha una tipica configurazione a shoebox (scatola di scarpe), caratterizzata da uno sviluppo in altezza maggiore rispetto a quello in larghezza, che persegue il miglior coinvolgimento acustico. Il pavimento della porzione centrale della sala è galleggiante e il tempo di riverberazione può raggiungere 1.5 secondi.
La Sala Santa Cecilia (2700 spettatori), con una superficie di 3400 m2 ed un volume di circa 30 mila m3, è attualmente l’Auditorium più grande d’Europa. Sede della stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, una delle più antiche istituzioni musicali del mondo, vanta un tempo di riverberazione di 2.2 secondi, che la rende ideale per la musica sinfonica per grande orchestra.
La pianta della Sala è a vigneto. Infatti ricrea la struttura tipica del terrazzamento dei vitigni e si sviluppa intorno al palco disposto in posizione quasi centrale. Il controsoffitto della sala rappresenta una vera e propria innovazione architettonica. E’ costituito da 26 gusci in legno di ciliegio americano di superficie media pari a 180 m2 ciascuno.
Tutti i colori ed i materiali che compongono l’Auditorium, dalle lastre di travertino utilizzate per i pavimenti e le gradinate della Cavea, ai mattoncini sabbiati di colore rosso (25x12x4) impiegati nel rivestimento delle superfici verticali, richiamano la tradizione architettonica romana. Il guscio esterno delle sale è realizzato in piombo preossidato. Per questo è stato impiegato un modello geometrico toroidale, che sviluppa in direzione radiale la superficie di un anello a sezione circolare.
Le strutture portanti di copertura sono costituite da orditure di travi in legno lamellare. Tutte di dimensioni diverse tra loro, connesse ad elementi in acciaio, rispettano e supportano la complessità delle condizioni al contorno. La copertura supporta la forma toroidale dei gusci esterni e le luci elevate che nella Sala Santa Cecilia raggiungono i 54 metri.
Ma supporta anche la notevole entità dei carichi permanenti di progetto (oltre 1000 kg/m2) derivanti dall’impiego di rivestimenti massivi per l’isolamento acustico degli ambienti.
Le travi principali sono sostenute da una struttura ad arco reticolare a tre cerniere. Dove al corrente superiore in legno lamellare si aggiungono aste di parete e catene in acciaio. Il pacchetto strutturale di copertura, in lastre predalle, è caratterizzato da due solette in cemento armato indipendenti tra loro per motivi acustici.
Esse sono collegate alle sottostanti travi in legno da connessioni meccaniche che costituiscono un ulteriore sistema di controventamento in aggiunta a quello reticolare di falda. Una struttura in elevato a pareti in cemento armato fa da perimetro all’intero organismo di ciascuna delle tre sale principali.
Poiché le strutture che costituiscono l’intero complesso presentano diverse tendenze ad eventuali cedimenti differenziali, sono state adottate due tipologie di fondazioni. Per le tre sale maggiori e per il Foyer sono state impiegate fondazioni profonde, mentre per tutti gli altri edifici sono state progettate fondazioni superficiali.
Le prime sono realizzate in pali trivellati in cemento armato di diametro compreso tra i 1000 e i 1200 millimetri e lunghezza variabile tra i 30 ed i 50 metri. Esse costituiscono il sistema fondale per le strutture che per le loro caratteristiche geometriche ed architettoniche non possono permettersi cedimenti fondali. Le fondazioni superficiali sono costituite invece da platee nervate di spessore compreso tra i 50 e gli 80 centimetri.
“La più bella avventura, per un architetto, è quella di costruire una sala per concerti”
Renzo Piano