Negli ultimi anni, con l’aumento della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, sono state studiate nuove tecnologie per la locomozione con motore elettrico. Qual è la differenza tra un’auto elettrica e una tradizionale dal punto di vista ambientale? Pagherei di più se usassi l’elettricità come “carburante” o se utilizzassi diesel, metano o GPL?
Per rispondere a queste domande serve che faccia un’introduzione. L’energia elettrica è prodotta tramite tipi diversi di combustibili in dipendenza di una lista pantagruelica di fattori (politiche energetiche di una nazione, mercato energetico mondiale, miniere locali, etc.). Nel caso in cui dovessimo caricare la nostra auto tramite la rete elettrica nessuno di noi, solitamente, farebbe attenzione circa la provenienza dell’elettricità. Il costo e l’impatto ambientale, tuttavia, dipende dal combustibile e dalle tecnologie utilizzate per la produzione. Per avere un quadro più ampio possibile, ho ipotizzato quattro differenti scenari: kWh elettrico prodotto tramite combustione di gas naturale, tramite carbone, tramite tecnologia nucleare e tramite celle fotovoltaiche. Assumendo che un veicolo elettrico abbia un’autonomia di circa 200 km:
I precedenti valori di emissione di CO2 sono stati determinati tramite il cosiddetto fattore SEI (Specific Energy Impact). Esso racchiude al suo interno ogni possibile rilascio di anidride carbonica dalla fase di costruzione della tecnologia, fino allo smantellamento, passando per la vita operazionale.
D’altra parte, si sono considerati tre casi in cui i 200 km sono percorsi da un veicolo tradizionale:
Concludendo, dunque, le auto elettriche sono migliori da ogni punto di vista (economico e ambientale). Tuttavia è interessante notare che un veicolo a metano e uno elettrico (se l’elettricità proviene da centrali a carbone e/o gas naturale – come accade in Italia) presentano all’incirca gli stessi costi e gli stessi valori emissivi. Il nucleare, checché se ne dica, è la tecnologia energetica più environmental friendly dal punto di vista delle emissioni di CO2.
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A cura di Lorenzo Rubino, Ingegnere Energetico