In Belgio il primo edificio 3D a due piani stampato in unico pezzo

L’annuncio di un nuovo prototipo edile stampato in 3D riaccende i riflettori sul tema della stampa tridimensionale nelle costruzioni e infiamma il dibattito fra i detrattori di questa nuova tecnica e i suoi sostenitori. Il Kamp C, un centro per la sostenibilità e l’innovazione nelle costruzioni a Westerlo (Belgio), ha annunciato di aver stampato il primo edificio 3D residenziale a due piani in un unico pezzo. Un edificio stampato direttamente sul posto, utilizzando la più grande stampante 3D per calcestruzzo in Europa. Un progetto nato con il pieno sostegno economico dell’Europa e di otto partner commerciali e scientifici.

Il progetto dell’edificio 3D

La casa di Kamp C fa parte del progetto europeo C3PO, che si avvale anche di fondi FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale). Il progetto ha un obiettivo sociale ed economico ben preciso, condiviso in pieno dal governo provinciale di Anversa e dall’Unione Europea. Ovvero quello di accelerare l’introduzione della stampa 3D come tecnica edile nelle Fiandre. I partner che vi hanno preso parte, quindi, hanno puntato alla creazione di un edificio dimostrativo che mettesse il più possibile in luce le possibilità della stampa 3D e sfatasse anche alcuni miti sui suoi limiti.

E per questo la struttura presenta diversi tipi di pareti, sporgenze, soluzioni che eliminano i ponti termici. Per stimolare il settore, Kamp C è diventato un centro di scambio e condivisione delle conoscenze dove le aziende interessate sono invitate a provare la stampante che vi è installata e a fugare i propri dubbi sulla tecnica.

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Una storia recente

La stampa tridimensionale nasce ufficialmente nel 1986. In quell’anno Chuck Hull brevetta la stereolitografia, tecnica in cui le molecole vengono collegate a formare polimeri solidi grazie alla luce laser. La fabbricazione avviene stampando il materiale layer su layer ottenendo infine oggetti tridimensionali. La tecnica è nata principalmente per la prototipazione veloce nell’industria automobilistica. Ma oggi versioni ridotte di stampe 3D si sono insinuate ovunque ci sia bisogno di materializzare velocemente un’idea, dagli studi di design alle scuole.

Particolare dell’edificio 3D stampato da Kamp C. PH: designboom.com

Ad aggiudicarsi il primato della prima casa stampata in 3D è la 3D Print Canal House di Amsterdam. Una struttura espositiva di 13 stanze, frutto di un progetto di R&D portato avanti da un gruppo internazionale e durato dal 2014 al 2017. La stampante usata allora fu la KamerMaker (letteralmente fabbrica-camere), in grado di stampare oggetti di dimensioni fino a 2,2 x 2,2 x 3 metri. In questa prima esperienza, il progetto ha previsto che le stanze venissero disaggregate in blocchi di pareti a “L”, montate e poi trasportate. Ciascun componente poteva pesare fino a 400 kg e per la realizzazione di ognuno poteva essere necessaria fino a una settimana.

Particolare dell’edificio 3D stampato da Kamp C. PH: designboom.com

In pochi anni la tecnica ha fatto passi da gigante, con la società californiana Apis Cor che oggi detiene diversi record. Quest’anno la società ha realizzato una struttura stampata in 3D con la superficie più grande al mondo a Dubai. Nel 2017 invece ha realizzato una piccola unità abitativa di circa 40 metri quadri, stampata del tutto sul posto, in sole 24 ore e al costo di appena 10.134 dollari. Il tutto è avvenuto a Mosca, sfidando le temperature proibitive del luogo che avrebbero potuto intralciare la buona riuscita del progetto. Oggi la casa di Kamp C, di 90 m2 su due piani, è stata stampata in 3 settimane. Ma i suoi creatori sono convinti che in un prossimo futuro potrebbero bastare 2 giorni.

Ma dove si può arrivare con la stampa 3D?

Il settore delle costruzioni è uno dei meno attraenti in termini di innovazione. I cambiamenti stentano a farsi strada e in genere si resta ancorati alle metodologie del passato. Ma anche a questo campo oggi è richiesto di diventare più sostenibile, riducendo i consumi in termini di materiali ed energia, così come le emissioni di CO2. Meno banalmente, bisogna anche iniziare a fare i conti con una manodopera diversa rispetto a quella di qualche decennio fa.

La stampa 3D può dare delle risposte in questo senso. Ma allo stato dell’arte lo scetticismo è ancora elevato e il suo uso più accreditato, e sul quale molti pensano che le sperimentazioni dovrebbero puntare, resta quello relativo ai piccoli edifici, ai ponticelli pedonali e alle innovazioni future. A questo proposito la stampa 3D è stata recentemente la protagonista di una bella storia di riqualificazione urbana e sociale, a Tabasco, in Messico. Qui la New Story in collaborazione con la ICON ha “stampato” un intero quartiere per donare abitazioni dignitose alle popolazioni del luogo.

di Rosalia Moffa

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Redazione