Biometano: autotrazione…a tutto Biogas
Il Biometano supporta la grande scia con il quale il mondo sta imparando a vivere nella nuova concezione del “Biologico”, sono sempre più i campi in cui esso trova applicazione e le diverse realtà in cui ne detiene il primato giungono fino alla frontiera dell’autotrazione. Fino a qualche decennio fa, eravamo piuttosto diffidenti nel ritenere che potesse rappresentare un’ottima fonte di energia utile e ad elevato rendimento, oggi invece le nostre idee si sono del tutto ribaltate, ritenendo che esso sia il nuovo carburante del mondo. Il Biometano è un biogas che viene sottoposto ad un processo di raffinazione comportando una produzione di metano pari al 95%. Il biogas viene prodotto invece da un processo di digestione anaerobica attraverso la degradazione biologica della biomassa presente all’interno di reflui o rifiuti organici, in assenza di ossigeno e la cui qualità dipende essenzialmente dalla biomassa contenuta e dalla tecnologia utilizzata. La fase di degradazione anaerobica, può avvenire in due tipologie di ambiente,controllato e non, nel caso esso sia controllato (vedi digestore anaerobico) si ha una produzione di biogas che si attesta attorno al 60%-65%, invece nel caso esso non lo sia (vedi discariche) la percentuale è relativa al 45%. Oggi la produzione di Biometano si espande a macchia d’olio in Europa con la partecipazione di 11 nazioni, di cui 9 effettuano immissione in rete, si parla di: Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Svizzera, Svezia, Olanda, Regno Unito e Norvegia. La materia prima più comune per la sua produzione è il refluo fognario, soggetto poi ad un successivo trattamento di depurazione, in Gran Bretagna circa il 75% dei reflui è trattato in questo modo, ed il gas che se ne produce viene immesso nella rete per la produzione di elettricità e calore.
l’Italia che posizione occupa?
Rappresentiamo la terza filiera più produttiva di tutto il mondo, tale traguardo ha permesso al presidente del comitato italiano del biogas, Piero Gattoni, l’annuncio dell’autorizzazione ricevuta dai primi 10 impianti di produzione e distribuzione del biometano per uso autotrazione. Sicuramente il grande pregio che ha permesso all’ UE di conferirne consenso, riguarda la non competizione tra i biocarburanti e la produzione alimentare a differenza dei combustibili di prima generazione. La superficie dello stivale maggiormente interessata è il centro-nord, con in vetta alla classifica la città di Cuneo che ha permesso l’avanzamento di un progetto pilota attraverso il supporto dell’azienda EGEA, per l’alimentazione degli autobus a Biometano, segue Rimini con la realizzazione del primo scooter e le nuove tecnologie in grado di ricavare biogas dai fondi del caffè, per poi giungere al politecnico di Torino con i progetti più innovativi, generando elettricità ed energia termica da fuel cell a ossidi solidi alimentate da biogas. In tutto ciò il Consorzio Italiano Biogas, ha espresso delle note positive e di fiducia per il raggiungimento degli obiettivi sul consumo di biocarburanti fissati al 10% entro il 2022. Il presidente Gattoni ritiene che le imprese del Consorzio abbiano ormai raggiunto una stabilità tale da produrre risultati abbastanza positivi ed Il futuro passo che si dovrà compiere riguarderà l’approvazione della normativa per l’inserimento nella rete. Se pensiamo anche al positivo impatto economico che si avrebbe, sicuramente darebbe del filo da torcere ai diversi competitor, dato che il biometano prodotto dalla frazione umida si aggira intorno ai 500 milioni di metri cubi l’anno, sufficienti per alimentare l’intera carovana destinata alla raccolta differenziata dell’organico. Quindi alti rendimenti e notevole versatilità d’impiego sono le peculiari caratteristiche del biglietto da visita firmato,biometano.
“La natura riesce sempre ad agevolare e sostenere la sopravvivenza dell’uomo, purtroppo a volte il suo viceversa è assai distante”.