Sul territorio italiano sono presenti pochissimi istituti di detenzione femminili e così le detenute si ritrovano a scontare la propria pena lontane dall’ambiente di provenienza. Proprio per questo motivo si è pensato di realizzare uno spazio destinato agli incontri delle detenute con le proprie famiglie, con l’obbiettivo di favorire la riabilitazione e la reintegrazione momentanea con il nucleo familiare. La Casa dell’Affettività è uno spazio abitativo di 28 m2 dedicate agli incontri con i propri cari, beneficiando di un ambiente accogliente, domestico e rassicurante.
Il M.A.MA. (Modulo per l’Affettività e la Maternità), chiamata anche Casa dell’Affettività, è un piccolo modulo frutto della collaborazione del team progettuale con tutte le componenti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. L’obbiettivo principale preposto è stato quello di accompagnare i partecipanti alla realizzazione di un progetto di grande interesse sociale, culturale e tecnico. La struttura tramite la sua forma iconica rimanda istantaneamente all’idea tradizionale che si ha della casa. Essa è destinata ad essere assemblata in aree verdi sufficientemente protette. Al suo interno si è pensato di installare tutte le dotazioni tipiche di una vita domestica quotidiana, con la presenza di un soggiorno, un angolo cottura e una zona pranzo, a cui si va ad aggiungere un piccolo nucleo di servizio. La copertura a doppia falda protegge l’abitato e la piccola loggia di accesso.
Il modulo di legno di abete è stato pensato per essere assemblato a secco. Le sue componenti vengono realizzate nella falegnameria del carcere di Viterbo e poi assemblate in sito dai detenuti seguendo il manuale di costruzione redatto per l’occasione, dato che viene assemblato da manodopera non specializzata. Particolare attenzione è stata prestata alle finiture esterne che dovranno proteggere il legno dagli agenti esterni. La casa dell’affettività sarà collocata all’interno del carcere di Rebibbia nei pressi del cortile interno, dove sono presenti una magnolia e un eucalipto che contribuiscono a rendere l’ambiente più armonioso.
I borsisti entrati a far parte del progetto G124 sono incaricati di individuare sul territorio italiano luoghi fisici ricchi di potenzialità per soddisfare le esigenze della comunità, del terzo settore e favorire la solidarietà umana.
«Dietro questi progetti c’è l’idea bella di cambiare il mondo. Una cosa alla volta, una persona alla volta, il mondo si può cambiare» R.Piano
L’Archistar da un po’ di tempo porta all’attenzione degli addetti ai lavori dell’attività di “rammendo” delle periferie. I progettisti, secondo Piano, devono concentrarsi sulla riqualificazione dei quartieri, anche quelli più degradati. Nelle periferie è necessario porre un mix di tipo generazionale, economico, etnico e funzionale. I quartieri devono essere provvisti di più servizi quali edifici pubblici, servizi, scuole, università, biblioteche, ecc. Inoltre, è importante potenziare il servizio di trasporto pubblico per diminuire l’utilizzo delle auto per spostarsi nei centri urbani. Il verde poi,deve essere considerato come tessuto connettivo, un filtro fra città e campagna che ponga un limite al consumo di suolo. Secondo il senatore, il professionista deve costantemente dialogare e ascoltare le esigenze attraverso processi partecipativi.