Casa e vincoli, una tassa del 1510 ne blocca la vendita ad una famiglia
Sembra strano, ma è la verità. Un’antichissima tassa del 1510 blocca la vendita di una casa. E la famiglia ha dovuto risolvere il problema.
Strano ma vero, un vincolo notarile che risale a oltre 500 anni fa ha creato un po’ di problemi ai fratelli Bucci, Rosalba e Giorgio, quando hanno deciso di vendere la loro casa sulle colline pistoiesi. Una storia che sembra uscita direttamente da una storia antica, con tanto di tasse in grano da pagare alla Curia. Già, hai capito bene: grano, non soldi.
La scoperta è avvenuta quasi per caso. Tutto era pronto per il rogito, ma ecco che spunta fuori un’ipoteca datata 1510. Sì, hai letto bene, cinquecento anni di storia impressi su un documento firmato da un certo Ser Bartolomeo del Gallo, un notaio medievale.
Ma come si arriva da una tassa in staia di grano a un assegno da mille euro intestato alla parrocchia? Questa domanda ha lasciato basiti i Bucci, costretti a pagare per poter vendere la loro casa di famiglia. Un luogo che per Rosalba non era solo un immobile, ma un pezzo importante della sua storia personale.
In questa storia, antichità e modernità si intrecciano in un mix sorprendente. Ed è proprio questo contrasto che rende tutto così incredibile. Adesso, però, andiamo con ordine e vediamo come si è arrivati a questa situazione tanto particolare quanto unica.
Dal Rinascimento ai giorni nostri
Tutto parte da un documento redatto nel lontano 1510. Immagina la scena: un notaio medievale, seduto a un tavolo di legno, scrive con una penna d’oca su una pergamena. Le sue parole fissano un obbligo preciso: ogni anno, chiunque possieda quel terreno deve consegnare alla Pieve di San Giovanni in Montecuccoli trenta staia di grano. Semplice, no? Beh, non proprio. Questa pratica, nota come “livello”, era comune all’epoca. I proprietari terrieri concedevano in uso i loro terreni in cambio di un canone, che poteva essere pagato in denaro o beni, come il grano.
Per garantire il pagamento, si iscriveva un’ipoteca sull’immobile. Il problema è che questi vincoli, in alcuni casi, sono rimasti attivi per secoli, nonostante l’estinzione del canone originale. Nel caso dei Bucci, tutto è riemerso quando hanno deciso di vendere la loro casa a Baggio, nei pressi di Pistoia. Il notaio ha scoperto l’antica ipoteca durante i controlli di routine per il rogito. La sorpresa è stata grande, ma non c’era altra scelta: per procedere con la vendita, il vincolo doveva essere cancellato.
Quando il grano diventa euro
Ed eccoci al punto più curioso della vicenda: come si passa da una tassa in grano a un pagamento in denaro? La risposta non è così semplice. I Bucci hanno dovuto versare mille euro alla parrocchia di Valdibure per ottenere la cancellazione del livello. Un importo “concordato”, come si legge nel documento ufficiale firmato dalla Curia. Rosalba, visibilmente amareggiata, ha raccontato che la notizia l’ha colta di sorpresa in quanto avevano abbassato il prezzo della casa per necessità familiari, e poi è arrivata questa ulteriore richiesta. Per lei, vendere la casa non è stato solo un fatto economico, ma anche un momento emotivamente difficile.
Dietro questa vicenda c’è un mondo di burocrazia e tradizioni antiche che ancora sopravvivono in alcune parti d’Italia. Non è un caso unico: ci sono stati altri episodi simili, sempre nella zona di Baggio, e forse ce ne sono ancora molti altri nascosti tra le pieghe della storia. Secondo gli esperti, verificare l’origine di questi livelli è complicato. Alcuni erano perpetui, altri dovevano estinguersi dopo un certo periodo. E poi c’è il problema della conversione: come si traduce una tassa di trenta staia di grano in euro? Il criterio non è affatto chiaro, ma è proprio questo alone di mistero che rende tutto così affascinante.