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Una casa ad energia quasi zero a Benevento

Uno dei primi test guida in Italia meridionale, che consentirà di mettere a sistema innovative metodologie progettuali, metodi costruttivi e impiantistici. Inaugurato il 16 gennaio 2018 questo edificio, che vuole essere nZEB(energia quasi zero), nasce come esperimento in un’area di proprietà dell’Università degli Studi del Sannio; precisamente in Via San Pasquale cioè ex Ipai.

L’unità abitativa misura circa 71 metri quadrati, la tecnologia utilizzata è quella dei pannelli x-Lam che sfruttano l’isolamento con la fibra di legno. La pompa di calore a basso consumo permette il funzionamento dell’impianto di climatizzazione; l’energia impiegata serve a mettere in funzione impianto di riscaldamento, impianto di raffrescamento, utilizzo e produzione di acqua calda sanitaria, ventilazione meccanica con relativo recupero termodinamico e filtrazione elettronica. La tecnologia utilizzata per produrre energia è davvero innovativa. Un campo geotermico con sonde orizzontali installate a 2 metri di profondità che pretrattano l’aria di immissione oppure agiscono in free-cooling con annesse avanzate tecnologie domotiche per monitorare prestazioni energetiche ed ambientali. Tutto il processo racchiude strettamente il concetto di casa con quasi zero consumi e di conseguenza bassa produzione di CO2.

energia

Abitare, concetto base e applicazione pratica

Il concetto di abitare è mutevole, si evolve nel tempo, si evolve nei diversi luoghi e nelle diverse culture. Abitare, dimorare deriva dal latino habito, habitus, habeo(avere). Habeo contiene l’idea del possesso (in questo caso possedere un luogo), dello stare, dell’abitare. In questa parola c’è l’idea dell’iterazione, dell’abitudine, della consuetudine, dello stare al mondo in modo continuativo. Abitare significa assumere abitudini e abitare un certo luogo. Di conseguenza comporta anche la produzione o l’adozione di abitudini locali.

Questo progetto sperimentale lancia una nuova idea dell’abitare e non a caso nasce in Campania come test guida; per poter poi diffondersi e diventare un esempio concreto di efficienza energetica in edilizia in climi mediterranei. Le nuove tecnologie, i nuovi studi permettono di avere maggiore sostenibilità, minor consumi, maggior ottimizzazione involucro-impianti. Nell’edificio nZEB si pone maggiore attenzione al funzionamento passivo dei sistemi che interagiscono con l’involucro cioè anche in assenza di impianti energivori tutti i comfort sono garantiti al massimo delle loro prestazioni.

Edificio nZEB non solo energia zero e sfrenata ecosostenibilità ma anche intelligenza costruttiva

La domotica aiuta il processo di fruizione degli ambienti in modo intelligente, veloce ma anche sostenibile. Dal monitoraggio della qualità ambientale all’uso parsimonioso dei consumi; dal controllo da remoto di tutte le funzioni al gestire impianti quando e quanto devono; tutto questo grazie a nuove tecnologie che ben si integrano alla progettazione totale di un edificio a energia quasi zero.

Grazie alla connessione wireless ad internet il controllo avviene in modo facile e diretto. Tutti i sensori sono connessi e collegati tra di loro, parlano, si interfacciano e si scambiano informazioni; tutti questi processi concorrono ad una ottimizzazione totale ed in tempo reale.

Ecco le parole di Ennio Rubino, Presidente del Distretto “STRESS”del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi del Sannio:

“Questa inaugurazione mi rende particolarmente orgoglioso in quanto Stress ha dimostrato che è possibile lasciare al territorio “oggetti concreti” come risultati dei progetti di ricerca industriale finanziati con i fondi strutturali europei. Di questo ringrazio in particolare l’Università degli Studi del Sannio che oltre a fornire le competenze scientifiche ed esprimere il responsabile scientifico del progetto, prof. Giuseppe Vanoli, ha messo a disposizione il suolo per la realizzazione dell’edificio.   L’utilizzo di questo edificio, a tutti gli effetti definibile come “living lab” sarà regolato da un accordo fra noi e UniSannio che prevede l’utilizzo congiunto della struttura per i prossimi dieci anni per attività sperimentali e di ricerca. E’ doveroso un ringraziamento agli altri Soci che hanno lavorato sull’nzeb: il Dipartimento di architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e le imprese Socie quali Graded, ETT, Rina Consulting, Sea Costruzioni e TME.

Confronto ideologico. Energia, consumi ed emissioni

Gli edifici a basso fabbisogno energetico sono oggetto di dibattito in Italia da ormai molti anni. Studio e sperimentazione anche in Italia non sono mancati; Università, privati e gruppi studio si sono dibattutati ed hanno profuso molto impegno negli anni. A partire dal 31 dicembre 2020 (31 dicembre 2018 per gli edifici pubblici); tutti gli edifici di nuova costruzione, con alcune eccezioni, dovranno rispondere a requisiti nZEB.

L’area nord europea è stata hub naturale per queste sperimentazioni e sviluppi applicativi di edifici ad energia quasi zero; le soluzioni per garantire il risparmio energetico spingono per la maggiore a ridurre i consumi per il riscaldamento invernale; in paesi contraddistinti da inverni molto rigidi è quasi naturale sperimentare nuove forme e modi di ingegnarsi al risparmio totale. In questi paesi, i risultati conseguiti dalla sperimentazione ampiamente avviata delle tecnologie hanno condotto a norme tecniche recepite dai regolamenti edilizi locali. Nei paesi con i climi più caldi dell’area mediterranea ancora non si interiorizza il problema. Allo stato attuale manca ancora una decodifica o semplicemente una emulazione di queste buone pratiche edilizie-costruttive-abitative.

Replica ancora Vito Grassi, amministratore unico di Graded e vicepresidente dell’Unione Industriali di Napoli:

“Siamo soddisfatti di aver dato il nostro contributo alla realizzazione di quello che diventerà un laboratorio permanente per testare le tecnologie più avanzate in materia di sostenibilità degli edifici. ‘Nzeb rappresenta la dimostrazione pratica del fatto che la crescita del nostro tessuto produttivo passa necessariamente attraverso una collaborazione sempre più stretta tra imprese, sistema universitario e mondo della ricerca”.