Edilizia

Case Green: ecco cosa prevede la nuova Direttiva europea

La Direttiva Case Green per l’efficientamento energetico degli edifici è stata approvata in questi giorni dal Parlamento Europeo. L’Europa sta puntando sulla riduzione delle emissioni degli edifici sia pubblici che privati e sulla sostenibilità dell’intero settore edilizio. L’obiettivo finale è quello delle emissioni zero al 2050, coerente con quello che è previsto dal Green Deal europeo. Per arrivare a questo ambizioso traguardo, occorre proseguire nella direzione del taglio dei consumi energetici e degli interventi di efficientamento degli edifici. Cosa prevede questa Direttiva e cosa cambierà? Scopriamolo in questo articolo.

La Direttiva Case Green in Europa

Il Parlamento Europeo ha approvato lo scorso 14 marzo il testo della Direttiva “Case Green” con 343 voti a favore, 216 voti contrari e 78 astensioni. Si tratta solo di un primo passo, che però dimostra l’intenzione dell’Europa a proseguire nella direzione del miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici. Si tratta di una riforma prevista nel pacchetto Fit for 55, un insieme di proposte e regolamenti economici e sociali dell’Unione Europea. Le proposte sono formulate con l’obiettivo della lotta ai cambiamenti climatici e della riduzione delle emissioni a effetto serra.

Il nome della Direttiva è Energy performance of building directive (EPBD). Questa iniziativa nasce per la riqualificazione degli edifici europei in termini di miglioramento dell’efficienza energetica. La direttiva EPBD è stata adottata per la prima volta nel 2002 e successivamente aggiornata nel 2010 e nel 2018.

Cosa prevede la Direttiva Case Green?

La bozza approvata dal Parlamento Europeo prevede che tutti gli edifici residenziali e le unità immobiliari esistenti raggiungano, entro il 1° gennaio 2030, la classe energetica E. Entro il 1° gennaio 2033 la classe energetica da raggiungere sarà invece la D. L’Unione Europea si pone l’obiettivo della riduzione del 55% delle emissioni a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Per questo tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero entro il 2028. Entro il 2035 inoltre sarà vietato l’utilizzo dei combustibili fossili per gli impianti di riscaldamento. Entro il 2024 sarano aboliti i sussidi per l’installazione di boiler che utilizzano i combustibili fossili. Saranno permessi invece i sistemi ibridi, le pompe di calore e le caldaie a condensazione, così come le caldaie con combustibili rinnovabili, ad esempio idrogeno o biometano.

La priorità degli interventi va assegnata al 15% degli edifici più energivori per ogni stato membro, appartenenti alla classe energetica più bassa, ovvero la G. Dal 2027 gli edifici pubblici e non residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E, mentre dal 2030 la classe energetica D. La direttiva introduce l’obbligo di installazione di pannelli solari su tutti gli edifici pubblici e non residenziali di nuova costruzione. In particolare, gli edifici pubblici e non resistenziali esistenti dovranno essere dotati di pannelli solari entro il 31 dicembre 2026. Gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti invece dovranno essere dotati di pannelli solari entro il 31 dicembre 2032. 

Interventi previsti

 La riduzione dei consumi e l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici è prevista mediante una serie di interventi. Tra questi ci sono:

  • installazione di pannelli solari;
  • installazione di nuove caldaie più efficienti;
  • sostituzione di infissi;
  • realizzazione del cappotto termico.

Per raggiungere la classe energetica E sono sufficienti anche interventi parziali e non è necessario che tutti gli edifici siano sottoposti a interventi importati come quelli del Superbonus. Quindi è possibile procedere per gradi con interventi più semplici o, nel caso di condomini, con interventi sul singolo appartamento.

Edifici esclusi

Non rientrano tra gli edifici della Direttiva Case Green le case vacanza, gli edifici di culto e i palazzi di valore storico o architettonico sottoposti a tutela. Inoltre, sono esclusi gli edifici collocati in zone protette e quelli usati meno di quattro mesi all’anno o con un consumo previsto inferiore al 25% di quello che si avrebbe nel caso di utilizzo annuale (ad esempio come nel caso delle seconde case). Sono previste anche sanzioni nel caso di mancato adeguamento a quanto stabilito dalla direttiva, come il divieto di affitto e di vendita.

Il ruolo degli Stati membri

Saranno i singoli Stati membri a stabilire le eventuali esenzioni e le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi imposti, sulla base della disponibilità di manodopera e dell’analisi di fattibilità degli interventi. Lo Stato si occuperà della redazione di un piano nazionale con la definizione delle misure previste. Possono essere realizzati sistemi di incentivazione per le ristrutturazioni importanti, sovvenzioni per famiglie in difficoltà o finanziamenti predisposti su misura.

Gli obiettivi della Direttiva Case Green

L’obiettivo principale della direttiva Case Green è quello di ridurre il consumo energetico degli edifici nell’UE e di promuovere l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. La direttiva impone agli Stati membri dell’UE di stabilire requisiti minimi di efficienza energetica per i nuovi edifici e per i grandi edifici esistenti che vengono sottoposti a ristrutturazioni importanti. La direttiva impone inoltre agli Stati membri di sviluppare piani di azione per migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti e di incentivare la ristrutturazione energetica degli edifici.

L’obiettivo a lungo termine è quello di ottenere un parco edilizio a emissioni zero entro il 2050, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico e alla promozione della sostenibilità ambientale. Gli edifici infatti sono il settore più energivoro in Europa, con il consumo del 40% di energia e la produzione del 36% delle emissioni a effetto serra. 

La situazione in Italia

Secondo i dati Istat, in Italia ci sono circa 12 milioni di edifici residenziali di classe energetica G. Per rispettare quindi il 15% del totale imposto dalla direttiva Case Green, parliamo di poco meno di 2 milioni di edifici residenziali. Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia sono fortemente contrari alla direttiva europea, in quanto il testo non terrebbe conto delle differenze tra gli Stati membri. Secondo le previsioni dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), la direttiva potrebbe avere impatto sui finanzimenti e ridurre gli spazi per i mutui per l’acquisto o la riqualificazione degli edifici più energivori.

Le banche sarebbero obbligate a orientare i finanziamenti per gli edifici con maggiori prestazioni energetiche, riducendo l’accesso al credito per l’acquisto o riqualificazione degli altri immobili meno efficienti. Inoltre, per raggiungere l’obiettivo della classe energetica imposta dalla direttiva, saranno necessari grandi investimenti di privati, e chiaramente potrebbero esserci situazioni in cui ciò non risulta sostenibile, richiedendo l’intervento dello Stato.

Published by
Maria Chiara Cavuoto