Nelle sue graphic novel, nelle copertine e nelle illustrazioni, Manuele Fior si ispira costantemente ad architetture non comuni che non sono solo semplici sfondi scenografici ma presenze determinanti che caratterizzano le vicende narrate. Nell’opera “Celestia” vengono illustrate architetture celebri, due delle quali mai realizzate per Venezia ma che portano le firme di due grandi architetti moderni quali Frank Lloyd Wright e Le Corbusier. L’opera racconta di due ragazzi che crescono su un’isola di pietra staccata dalla terraferma da quando fu fatto saltare il ponte di collegamento. Un posto in continua metamorfosi, diventato un ghetto di delinquenti, trafficanti e una comunità di giovani telepati. L’isola è una Venezia fittizia del passato o del futuro, da cui i due ragazzi fuggono per esplorare il mondo fuori dalla laguna.
La prima architettura illustrata in Celestia è di Frank Lloyd Wright, progettata su commissione dell’architetto Angelo Masieri. I due si erano incontrati nel 1951 diventando amici, l’architetto Masieri chiese al collega americano di progettare la propria dimora sulla confluenza tra Rio Novo e Canal Grande a Venezia. L’anno successivo però l’architetto veneziano morì in un incidente stradale negli USA nel tentativo di andare a trovare Wright per discutere del progetto. La famiglia del defunto incaricò comunque Wright di elaborare un progetto in memoria di Masieri, edificio destinato ad ospitare una foresteria per studenti di architettura e la sede della Fondazione Masieri. La commissione edilizia però, per via dei ferrei regolamenti edilizi comunali, bocciò il progetto. Venezia così perse l’occasione di avere una prima opera di architettura contemporanea in sintonia con la città. La facciata, da quanto si nota dalla rappresentazione nella graphic novel, presenta sottili paraste di cemento, terrazze aggettanti con erbe e rampicanti e motivi decorativi delle pareti.
«Sorgerà dall’acqua come un fascio di grandi canne, che si vedranno al di sotto della superficie dell’acqua stessa». Frank Lloyd Wright
Un grigio, lungo e basso edificio di cemento che poggia su palafitte è invece l’ospedale che Le Corbusier voleva donare a Venezia. È questo il secondo edificio che appare sulla graphic novel di Manuele Fior e diventa il posto dove si rifugiano i due protagonisti in una notte tempestosa. Nel 1962 Venezia invita l’architetto e urbanista a partecipare al concorso per la realizzazione di un nuovo ospedale nell’area di San Giobbe. Così venne progettato un armonico complesso di edifici e padiglioni funzionalmente posizionati a diverse altezze. Le degenze in particolar modo vennero studiate in modo tale da avere un’illuminazione solare ottimale nei moduli di 3×3 metri. Il progetto però rimase solo sulla carta e in un plastico, nonostante i collaboratori dell’architetto continuarono ad occuparsene dopo la sua morte avvenuta nel 1965.
Oltre alle due opere precedentemente citate, in Celestia è presente anche il complesso La Manzanera, che sorge sulla costa di Alicante, dell’architetto spagnolo Ricardo Bofill. I due protagonisti della graphic novel si ritrovano infatti in questo “castello” nel momento in cui sbarcano sulla terraferma. In realtà l’edificio è un magnifico complesso abitabile surrealista che sorge su una scogliera. Questo edificio e altre opere di Bofill realizzate tra gli anni Settanta e Ottanta del ‘900 appariranno nel secondo volume di Celestia.
Interessante è il modo con cui Manuele Fior fa rivivere l’architettura tramite le graphic novel. Straordinario è il modo in cui queste preziose opere architettoniche, molte delle quali rimaste sulla carta, si intrecciano con la narrativa dell’autore. Una graphic novel che apre le porte all’architettura.