Il cemento di plastica più resistente e flessibile
Il processo di evoluzione tecnologica colpisce anche il settore dell’edilizia. Diversi studi, infatti, hanno stabilito che le classiche tecniche di lavorazione e produzione sono obsolete e arretrate rispetto agli altri settori di lavorazione. Per questo motivo, molti studi di ricerca stanno incentrando i loro lavori sul miglioramento delle tecniche edili. Il tema centrale è, senza dubbio, la sostenibilità ambientale. Se poi, si riesce ad avere un risultato ottimale rispetto ai tradizionali materiali, tanto di guadagnato. Il cemento di plastica è il classico esempio di “nuovo è meglio”. Le caratteristiche sono strabilianti.
La necessità di cambiare le cose
Le emissioni di anidride carbonica stanno raggiungendo picchi mai toccati. Da questo 2020, gli esperti si aspettavano che la situazione migliorasse (considerando i lockdown forzati che hanno interessato quasi tutti i Paesi). Ma così non è stato, quindi urge un cambiamento radicale. Un altro dato preoccupante arriva da un report di Chatam House, centro studi britannico, dal quale si legge che l’8 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, deriva dalla produzione di 4 miliardi di tonnellate di cemento.
Guidati da questa preoccupazione, la ricerca sta avanzando tecnologie sofisticate per mitigare il problema. Già il nome fa ben sperare: il cemento verde è un’autentica innovazione edile. Frutto della lavorazione di materiali di scarto, presenta addirittura dei vantaggi in termini di caratteristiche tecniche. Il cemento verde è più resistente sotto sforzi di compressione, si deteriora di meno e risulta più malleabile in cantiere. Ulteriore innovazione riguarda l’utilizzo delle ceneri volanti e di sedimenti vulcanici nei conglomerati cementizi, rendendo il composto più resistente. E se parliamo di riciclo, non si possono non menzionare i pannelli fatti con carta riciclata.
Caratteristiche del cemento di plastica
Il risultato della ricerca di un gruppo di studiosi del MIT (Massachussetts Institute of Technology) è un composto completamente ecologico che sfrutta un materiale nemico dell’ambiente. Il conglomerato è formato da microparticelle di plastica, rigorosamente riciclata, mescolata alla miscela cementizia. Inizialmente, questo prodotto non donò i risultati sperati. Infatti, il materiale risultava slegato e completamente incoerente. Non per questo la ricerca si fermò, fino ad arrivare ad un risultato incredibilmente inaspettato.
Il problema principale era quello delle particelle di plastica, che erano troppo instabili. Sottoponendo un processo di irradiazione di raggi gamma, usando l’irradiatore cobalto – 60 (isotropo radioattivo che emette radiazioni gamma), le polveri di plastica cristallizzavano. I cristalli di plastica riciclata aderiscono perfettamente e in modo uniforme alle celle del conglomerato. Il conglomerato è stato successivamente sottoposto ai vari testi tradizionali: slump test, ottenendo dei risultati di consistenza ottimali, capacità di assorbimento all’acqua, prove a compressione sui provini.
È proprio da quest’ultima prova che si sono avuti risultati incredibili. Il cemento di plastica è risultato essere più resistente del classico cemento Portland del 15 per cento. A questa capacità di resistenza sviluppata si è affiancata anche la flessibilità del prodotto. Uno dei responsabili della ricerca, Kupwade Patil, ha dichiarato entusiasta che il risultato ottenuto è migliore di quanto sperassero. Inoltre, dichiara che maggiore è la dose di radiazione, maggiore è la resistenza del conglomerato. Ecco perché la ricerca non si fermerà a questo punto.
Tanta plastica da riusare
I campioni polimerizzati sottoposti alle prove a compressione, contenevano l’1,5 per cento di plastica irradiata, senza riportare tracce di radiazioni post-produzione. La plastica, anche se sottoposta preventivamente a particolari trattamenti, potrebbe diventare un principale componente anche nell’edilizia. Il futuro dell’edilizia, dunque, deve partire da questo punto, riutilizzando fonti che risultano essere problematiche per l’ambiente. Da poco è stata comunicata una ricerca australiana, la quale stima che nei fondali oceanici potrebbero giacere circa 14 milioni di tonnellate di plastica. Questo dato renderebbe gli oceani delle enormi cave dalle quali attingere la materia prima di questo innovativo prodotto.