Centenario del Bauhaus, tempio del razionalismo
Dopo la prima guerra mondiale, il Bauhaus nasce in concomitanza alla repubblica di Weimar nel 1919 e chiude alla sua caduta, 1933, quando si afferma il Nazismo in Germania. Erano anni in cui nel mondo si facevano avanti personalità come Wright, Le Corbusier, Mies van der Rohe e Gropius. Proprio quest’ultimo fu il protagonista di questo movimento che è stato scuola, che è stile artistico e architettonico. In questi anni Berlino è la capitale mondiale dell’arte ma in Germania, dopo la “Grande guerra”, la produzione industriale è elemento indispensabile per lo sviluppo economico.
Il simbolo della neonata scuola di architettura è disegnato da Feininger, che riprende la cattedrale gotica, stile riconosciuto come simbolo della cultura tedesca oltre che apprezzato dai razionalisti, sormontata da tre raggi di luce che simboleggiano la pittura, la scultura e l’architettura. Il Bauhaus nasce da un’idea di Van de Velde che incarica Gropius rendendolo di fatto il primo preside nonché fondatore. La prima sede è Weimar e c’erano corsi non solo di teoria di strutture e forme ma anche laboratori di artigianato, in cui si insegnava la lavorazione del vetro piuttosto che della pietra o dei tessuti.
Il trasferimento della scuola a Dessau
Negli anni insegneranno eminenti personalità dell’arte, come Kandisnkij e Van Doesburg, e della filosofia, ad esempio Itten. Gropius insieme ai professori Adolf Mayer e George Muche, oltre ad alcuni studenti, progetterà Haus am Horn, una casa che sintetizza tutte le ideologie proposte nel Bauhaus. È un quadrato e gli spazi seguono il cosiddetto “Existense Minimum“, ovvero una progettazione basata sulla riduzione degli spazi senza alcuno spreco. La scuola quindi ha un grande successo, ma è costretta a spostarsi nella cittadina di Dessau. Per l’occasione il presidente, insieme a Feger, progetta il complesso scolastico.
L’idea è quella di dare vita al concetto della quarta dimensione di Picasso in architettura, ovvero spazi che per conoscerli bisogna viverli, non soltanto vederli dalle fotografie o nei libri. Una concatenazione stretta tra percorsi e spazi che però lascia palesi le funzioni interne degli edifici. La scritta gigante “Bauhaus”, che richiama la parola medievale Bauhütte, indicante la loggia dei muratori, è posta al lato opposto dell’ampio spigolo vetrato, artificio che in quei tempi era simbolo di modernità, essendo capace grazie al sistema a telai che ha sostituito quello a muratura portante.
Dopo tanti successi e vicissitudini di carattere politico, la guida passa anche a Mies van der Rohe, che sposta la sede a Berlino per questioni di carattere economico e a causa di ingerenze da parte dei nazisti. Anche a Berlino però ci furono molti problemi, infatti per concedere l’apertura della scuola fu richiesto l’allontanamento di tutti gli ebrei e il licenziamento di alcuni professori, tra cui Kandisnkij. Dopo aver perso quasi tutti gli incarichi si decise di chiudere definitivamente la scuola. Molti partirono per l’america aumentando notevolmente la loro fama, ma il successo del Bauhaus ha sempre significato di più. Oggi è un museo ed è stato restaurato proprio come allora; dal 16 al 24 Gennaio 2019 un festival nel luogo ne ha ricordato la grandezza passata.