Si sa che Amsterdam è conosciuta come la Venezia del Nord. Ma mentre a Venezia si contano i danni causati dalla forte inondazione di questi giorni, in Olanda si sono attrezzati adeguatamente più di 20 anni fa. Molto tempo prima che si pensasse al Mose, in Olanda si realizzava il Piano Delta: 13 opere idrauliche, di lunghezza totale di 25 km. L’idea venne messa in atto in seguito all’inondazione nel 1953 che causò 1836 morti. Dunque, un’opera necessaria per un paese che è per quasi metà del territorio sotto il livello del mare.
Solo un anno dopo il disastro del 1953 iniziarono i lavori del più grande sistema di protezione dalle inondazioni del mondo. Con il nome di Piano Delta l’Olanda poteva vantare di questo record consistente in tre strutture chiuse permanentemente, quattro barriere per far fronte alle mareggiate e sei dighe. L’opera più significativa sicuramente la diga dal nome impronunciabile Oostersceldekering, lunga circa 9 chilometri. Con un costo complessivo di 2,5 miliardi di euro si è riusciti a proteggere un territorio a rischio idrogeologico.
“Come può uno scoglio, arginare il mare”. Cosi recitava una vecchia canzone del celebre Lucio Battisti. Uno scoglio forse non può contrastare le onde del mare, ma di sicuro una struttura di lunghezza totale di 25 km con pilastri alti 30 metri e con un peso totale di oltre 20000 tonnellate può far fronte alle inondazioni.
Ma spieghiamo come funziona l’intero sistema: nel novembre del 2007 fu azionata la diga sul porto di Rotterdam. Al raggiungimento del livello critico del mare le due paratoie, di lunghezza 210 metri e altezza 22 metri e costituite da 15000 tonnellate di acciaio, vengono sbarrate con l’ausilio di un sistema centralizzato.
In ordine di grandezza, si posiziona al primo posto la diga dell’Oosterscheldekering della Schelda che è formata da 65 piloni e 62 paratie che vengono alzate quando il livello del mare raggiunge l’altezza critica. L’opera è considerata una meraviglia ingegneristica, tanto da possedere (tra gli Olandesi) l’appellativo di ottava meraviglia del mondo.
Tra centinaia di progettisti e programmatori spicca il nome di Johan Peter Killan, all’epoca ingegnere 47enne. Egli stesso rimanne affascinato da tale opera che a detta sua “una colossale opera che ha richiesto un approfondimento di tutto quanto si sapeva sul cemento armato”. Un sistema innovativo non solo edilizio ma anche elettronico ed informatico. Tutt’ora i calcolatori sono in costante produzione di analisi sui livelli delle maree.
Un fattore importante da valutare è il cambiamento climatico che sta subendo il nostro Pianeta. Il livello dell’acqua (da qui a 50 anni) potrebbe subire un radicale innalzamento che potrebbe creare problemi anche per questa diga imponente. Sarebbe dunque il caso di alzare ulteriormente le paratoie e questo significherebbe un dispendio economico non da sottovalutare.
Forse sarebbe ideale fare un passo indietro e cominciare a prendere sul serio il cambiamento climatico che, se così dovesse continuare, nel prossimo futuro vedremo scenari ben più terribili rispetto a quelli che abbiamo accusato di recente. Dighe, sbarramenti mobili e chi più ne ha più ne metta. Un vecchio detto siciliano recita “acqua e focu, dacci locu” ad acqua e fuoco, dagli spazio.