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Comodato d’uso di un appartamento | C’é chi lo sfrutta per evitare le tasse: è legale farlo per avere un introito?

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Comodato d'uso (Depositphotos FOTO) - www.buildingcue.it

Il comodato d’uso di un appartamento può diventare uno strumento vantaggioso, ma c’è chi lo utilizza per aggirare le imposte: è davvero possibile sfruttarlo in modo legale per ottenere un guadagno senza incorrere in sanzioni fiscali?

Il comodato d’uso è una pratica molto diffusa, soprattutto all’interno di famiglie o tra conoscenti, quando si tratta di prestare temporaneamente beni immobili o mobili senza richiedere un compenso. È una soluzione che spesso si rivela utile in situazioni di necessità, come l’uso di un appartamento o di un terreno per un determinato periodo di tempo, permettendo a chi riceve il bene di utilizzarlo senza doversi preoccupare del costo di un affitto o di una locazione. Tuttavia, non tutti conoscono bene le implicazioni legali di questo tipo di contratto.

Il comodato è un contratto che, secondo il codice civile, si basa sulla gratuità. A differenza della locazione, il comodato non prevede il pagamento di un canone per l’utilizzo del bene, ma comporta comunque alcune responsabilità per chi lo riceve in uso. Il comodatario, infatti, è tenuto a utilizzare il bene in maniera corretta e a restituirlo nelle stesse condizioni in cui l’ha ricevuto, salvo il normale deterioramento dovuto all’uso.

Una delle caratteristiche fondamentali del comodato d’uso è la sua flessibilità. Può essere stabilito verbalmente, senza bisogno di documentazione scritta, anche se in molti casi, per evitare malintesi, è preferibile redigere un contratto che specifichi chiaramente le condizioni d’uso e la durata. In questo modo, entrambe le parti hanno maggiori garanzie riguardo alle modalità di utilizzo del bene e alle eventuali spese accessorie, come la manutenzione ordinaria.

Tuttavia, negli ultimi tempi si è discusso di possibili varianti al comodato gratuito, come il cosiddetto “comodato modale”. Questa forma di contratto include delle condizioni aggiuntive che comportano degli obblighi per il comodatario, pur mantenendo la natura gratuita del contratto. Ma fino a che punto è possibile aggiungere oneri senza trasformare il comodato in una vera e propria locazione?

La natura del comodato modale

Nel caso del comodato modale, il comodatario accetta di rispettare determinate condizioni, che possono riguardare la manutenzione del bene o il pagamento di spese accessorie, come le utenze o le tasse. Nonostante la presenza di questi oneri, il contratto rimane un comodato, a patto che non venga richiesto un corrispettivo che modifichi la natura gratuita del prestito. Se gli obblighi imposti al comodatario diventano troppo gravosi, il contratto potrebbe essere ritenuto una locazione camuffata, soggetta quindi a tutte le normative previste per gli affitti.

Ad esempio, un comodato che preveda il rimborso delle spese di manutenzione ordinaria o delle bollette può essere considerato lecito, purché queste spese non superino il valore del beneficio ottenuto dal comodatario.

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Contratto di comodato modale (Depositphotos FOTO) – www.buildingcue.it

Quando il comodato diventa locazione

Se, però, il contratto di comodato modale prevede un pagamento regolare che assume le caratteristiche di un vero e proprio canone, la legge potrebbe interpretarlo come una locazione. Questo significa che il contratto dovrà rispettare le normative relative agli affitti, inclusi obblighi fiscali, registrazione e durata minima del rapporto. Per questo motivo, è fondamentale valutare con attenzione il contenuto del contratto e gli oneri imposti, in modo da non incorrere in problematiche legali o fiscali.

Per chi desidera utilizzare il comodato in modo lecito, senza trasformarlo in locazione, è importante che gli oneri imposti siano proporzionati e non configurino una forma di pagamento che snaturi la gratuità del contratto.