Quante volte sarà capitato, consultando gli appositi siti o magari grazie ad un passaparola o per semplice caso, di imbattersi in un concorso di progettazione architettonica/ingegneristica e, dopo un rapido sguardo ai contenuti del bando, di farsi ingolosire dall’idea di partecipare, magari immaginando già la vittoria del montepremi finale?
Fantasticherie a parte, è doveroso dire sottolineare come partecipare ad un concorso di progettazione sia un conto, vincerne uno sia tutt’altra storia; c’è infatti una serie abbastanza corposa di variabili che spaziano dalle modalità di partecipazione alla sensibilità della giuria aggiudicatrice, dalla validità della propria idea alle proposte degli altri partecipanti, le quali per forza di cose non possono essere tenute in conto con certezza e che pertanto forniscono a questo tipo di eventi quell’intrinseco tocco “aleatorio” che li contraddistingue.
Sia chiaro, vincere un concorso di progettazione non è una mera questione di fortuna, in quanto alla dea bendata si può effettivamente demandare una piccola percentuale di merito, come in tutte le cose; senza l’idea giusta e la giusta preparazione, il destino favorevole può infatti ben poco.
D’altro canto non esiste neanche la “ricetta perfetta” da seguire pedissequamente per ottenere la vittoria garantita (purtroppo o per fortuna, è anche questo il bello di un concorso di progettazione, no?); è possibile, però, potersi basare sui seguenti consigli per affrontare nel modo giusto l’iter progettuale nelle sue varie fasi per avere qualche chance in più di vittoria o di piazzamento d’onore.
Bando alle ciance, è ora di entrare nel vivo della questione!
Può sembrare assolutamente scontato, ma non lo è affatto: il primo passo per avere delle concrete possibilità di affrontare un concorso di progettazione nel modo giusto è quello di studiarne nei dettagli il bando di presentazione.
E non si tratta di “leggere” il documento fra un ritaglio di tempo e l’altro o in modo superficiale e disattento, ma di un vero e proprio studio finalizzato alla comprensione di tutti i requisiti e le richieste per poter prendere parte alla competizione progettuale.
Leggendo quanto viene riportato nel bando di concorso, è di primaria importanza trovare fin da subito risposta alle domande seguenti, in modo da valutare se nel complesso sia fattibile partecipare avendo delle concrete chance di vittoria o di piazzamento d’onore:
Diciamolo apertamente, partecipare ad un concorso di progettazione ha senza dubbio il suo fascino intrinseco, ma se si decide di partecipare (quasi sempre) un attrattore non indifferente è rappresentato dai premi in palio.
L’importo delle ricompense, solitamente, è direttamente proporzionale all’importanza e all’entità del concorso, così come all’impegno da mettere in campo per sviluppare un’idea che sia vicente e convincente. Se il bilancio netto fra interesse e preparazione sull’argomento da un lato ed eventuale vincita dall’altro risulta positivo, allora la fatica e l’impegno nel partecipare andranno di pari passo con l’incentivo della possibile vittoria (o del piazzamento d’onore); contrariamente, se si dovesse avere il sentore che “la spesa non valga l’impresa”, meglio dedicare le proprie energie a qualche altra attività.
Appurato che il concorso sia interessante e che i premi siano commisurati all’impegno ipotizzato, è ora di sviscerare parola per parola il titolo e la descrizione di ciò che riguarda il concorso di progettazione; è di fondamentale importanza inquadrare quelle che risultino a tutti gli effetti le keywords attorno a cui sviluppare l’idea progettuale. Se ad esempio si richiede che il progetto debba rispettare requisiti quali la sostenibilità ambientale o la transizione energetica, il fulcro della proposta dovrà efficacemente dimostrare in primis gli accorgimenti ideati per dare al concept un’impronta green mediante l’esposizione di dati (grafici, tabelle, raffronti con soluzioni più ordinarie) che rendano immediata la fruizione dell’essenza progettuale; al contrario, se l’obiettivo del concorso è trovare un’idea futuristica/particolare nei confronti di una determinata tematica, la soluzione migliore (e più d’impatto) è senza dubbio la realizzazione di sketch e render tramite i quali cercare di catturare l’attenzione della giuria.
In poche parole, si potrebbe parafrasare la famosa espressione “fatta la legge, trovato l’inganno” con “fatto il bando, trovato il format di proposta”; bisogna far arrivare agli occhi della giuria la propria idea con la struttura più idonea a trasmettere il messaggio che questa si aspetta.
In un concorso di progettazione, molto semplicemente, il tempo è tutto. Una volta che si è deciso di partecipare, bisogna stilare una sorta di “ruolino di marcia” quanto più studiato e dettagliato, ma che prima di tutto sia realistico; un’idea, pur valida e potenzialmente vincente che sia, ha bisogno di tempo per poter essere tradotta e messa in pulito su carta (o su pc, poco cambia), e pensare di poter sviluppare il progetto in pochi giorni (se non addirittura ore) certamente non aumenterà le chance di vittoria del concorso.
In questo momento si deve entrare nell’ordine di idee che per rispettare le tempistiche potrebbero volerci sacrifici non indifferenti: probabilmente si dovrà saltare la partita di calcetto del giovedì, il cinema o la pizza con gli amici (senza che si finisca in un circolo di totale clausura, sia chiaro), e potrebbe anche capitare che in questi momenti si possa rimuginare sul chi ce l’abbia fatto fare o sul cosa ci abbia spinti fin lì, per cui serve quantomeno una bella dose di determinazione. In questi casi, il pensare che si stia facendo qualcosa di interessante (e potenzialmente redditizio) può essere un ottimo sprone…
Una volta individuate parole chiave e tempistiche bisogna strutturare mentalmente l’idea progettuale, concentrandosi sulla produzione degli elaborati essenziali per far comprendere a chi valuterà il progetto quali siano le proposte messe sul piatto.
La moltitudine caotica di idee iniziali deve, nella prima fase dell’iter di sviluppo del progetto, affinarsi e lasciare spazio ad un concetto ben definito e rappresentabile mediante elaborati essenziali e privi di fronzoli; dato che il tempo è scandito in modo quasi militare, bisogna evitare assolutamente di perderne sviluppando elaborati inutili, ripetititvi o poco esplicativi, i quali rischierebbero solamente di abbassare la qualità della proposta progettuale in fase di analisi da parte della giuria.
Se il progetto è ben esplicitato nella sua totalità con un numero di elaborati inferiore a quello massimo consentito dal bando di partecipazione, è meglio consegnare meno elaborati ma chiari e concreti piuttosto che produrre più elaborati ripetitivi, vuoti e fumosi; se avanza del tempo rispetto al tabellino di marcia e si può sviluppare meglio qualche punto del progetto, a questo punto ben vengano le tavole o gli elaborati in più.
Riallacciando il discorso iniziato in precedenza col consiglio #1, non ha molto senso imbarcarsi nell’impresa di partecipare ad un concorso di progettazione fuori dalla nostra portata a meno di non voler masochisticamente perdere tempo e produrre un qualcosa di bassa qualità.
Nel caso in cui si voglia partecipare ad un bando di questo tipo è necessario capire quali siano i propri limiti nei confronti di quanto bisognerà produrre, in modo da avere l’idea chiara del tipo di professionalità da ricercare e (si spera) integrare nel gruppo di progettazione. Potrà essere necessaria la presenza di un graphic designer o un renderista di una certa esperienza, piuttosto che di un progettista di interni o di un paesaggista, la lista è estremamente lunga e cambia da caso a caso.
E’ sempre preferibile avvalersi dell’ausilio esterno di un professionista che già si conosca (un amico, un collega, una persona con cui si abbia già collaborato) o che comunque ci venga suggerita da un contatto fidato, onde evitare il rischio di perdere tempo prezioso per “sincronizzare gli orologi” o, peggio ancora, di avere spiacevoli sorprese durante lo sviluppo del progetto.
L’ultimo ma non meno importante consiglio, anzi, è quello di sviluppare un progetto che porti l’impronta dell’ideatore, che abbia qualcosa di particolare che possa colpire positivamente la giuria, che sia in qualche modo interpretabile come “quel qualcosa in più” che i giudici possano ricordare dopo aver visto decine e decine di proposte diverse.
Non esiste il marchio di fabbrica perfetto, in quanto potrebbe trattarsi di un particolare strutturale/architettonico, di una tonalità accattivante di colore, di un modo unico di interpretare il concetto del bando o anche semplicemente di un titolo ad effetto; quel che conta è che ci si possa efficacemente identificare nel lavoro finale.
A margine di questi “Magnifici 7 consigli” è comunque bene ribadire che per aspirare alla vittoria di un concorso di progettazione non basta ispirarsi a quanto finora letto, è essenziale che vi sia un ulteriore ingrediente atto a catalizzare positivamente il tutto: la passione. D’altronde, come disse Aristotele, “il piacere nel lavoro mette perfezione nel lavoro”, cos’altro aggiungere?
A cura di Shadi Abu Islaih.