Ormai il nostro Paese è definito quasi interamente come sismico, quindi anche quelle zone che prima non erano considerate tali sono rientrate giustamente nella zonizzazione sismica. Come ad esempio è successo all’Emilia Romagna dopo il tragico terremoto del 2012. La nostra bella Italia è una delle zone più sismiche del Mediterraneo, in particolare nella zona centro meridionale della Penisola, dove è presente la dorsale appenninica. Abbiamo affrontato diversi temi riguardo a questo argomento, ma questo articolo vuole esporre il parametro ingegneristico fondamentale per quantificare il danno atteso di un evento sismico: il rischio sismico.
Si può definire come il prodotto tra tre parametri principali che sono la pericolosità, vulnerabilità ed esposizione.
La pericolosità viene definita dalla frequenza e dalla intensità dell’evento sismico atteso. In questo caso c’entra la probabilità che l’evento si verifichi; provando a spiegarci meglio possiamo dire che è definito come la probabilità che in un dato lasso di tempo si superi una PGA (accelerazione di picco al suolo) di riferimento. Dunque, la pericolosità è un qualcosa che si riferisce precisamente all’evento sismico.
La vulnerabilità invece, è un parametro che interessa l’oggetto che è soggetto all’evento naturale, quindi prende in esame l’edificio o qualsiasi opera civile che può essere esposto all’evento sismico.
Gli edifici, oggi devono essere concepiti per non subire danni per eventi sismici di bassa intensità, e per non subire crolli per eventi sismici di elevata intensità, sebbene si concepisca la possibilità che possano subire danni strutturali.
La vulnerabilità se analizzata dopo l’evento sismico richiede la quantificazione dei danni che l’edificio ha subito. Se si vuole invece capire la vulnerabilità dell’edificio prima che l’evento sismico accada la questione è leggermente più complessa. In questo caso infatti si può ricorrere a diversi approcci tra cui quello statistico che prevede lo studio di eventi sismici precedenti che hanno interessato edifici con caratteristiche (materiali, tipologia strutturale) simile a quello che vogliamo studiare.
L’ultimo ma non per questo meno importante parametro che caratterizza il rischio sismico è l’esposizione. Questo parametro prende in esame i beni antropici (quindi tutti quei beni che contribuiscono ad un normale svolgimento della vita umana), i manufatti (intesi soprattutto dal punto di vista funzionale volgendo particolare interesse agli elementi strategici distribuiti sul territorio, come sono quelli che possono garantire soccorso in una situazione di pericolo) e ovviamente tiene in considerazione la salvaguardia delle vite umane inteso come soggetto dinamico nell’attività socio-economica dell’area di interesse. La densità popolativa ad esempio può influenzare l’esposizione: in una metropoli l’esposizione sarà più alta ad esempio rispetto ad una zona rurale.
Dunque, ridurre il rischio sismico è uno degli obiettivi del progettista. Lo si può fare conoscendo bene la zona in cui si va a edificare, secondo i dati che si sono raccolti nel corso della storia e cercando di conoscere al meglio anche la morfologia e la struttura del territorio in cui si va a edificare; un altro aspetto fondamentale è adottare tutti i criteri antisismici per gli edifici (che analizzeremo nel dettaglio in un altro articolo) che mirano a ridurre la vulnerabilità dell’edificio. Passaggi essenziali per assicurare una progettazione sicura tenendo conto della variabile sismica della quale ormai bisogna sempre tenere conto.