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Costruiamo in X-LAM

Categorie Materiali · Strutture
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X-Lam, il pannello che apre le porte all’ ecosostenibilità entrando in scivolata nella nuova mentalità della gente, l’idea di avere una propria abitazione in cui si gode di innumerevoli comfort per il proprio benessere, stimola la curiosità di molti, attribuendo quelli che sono gli strumenti necessari, nel prendere la decisione di affiancarsi a questo tipo di ideologia e realizzazione. L’elemento base che porta alla realizzazione di queste biostrutture, prende il nome di X-Lam, ovvero dei pannelli a struttura scatolare, che attraverso il loro assemblaggio con connessioni meccaniche (viti e piastre) permettono la realizzazione di pareti verticali e solai.

Pannello in X-Lamarchiproducts.com

Nelle diverse tipologie tradizionali di strutture è abbastanza consolidata l’idea dell’adozione di calcestruzzo armato e acciaio e la definizione di ciò che è la rigidezza degli orizzontamenti è abbastanza  acclamata, giungendo alla conoscenza di tutte le condizioni che garantiscono un comportamento detto a “diaframma”. Potrebbe ricadere nel concetto di “abuso” la condivisione degli stessi modelli e comportamenti, inerenti ad un’analisi strutturale delle strutture in X-Lam, in quanto,lo schema di essa ed il materiale di base ha delle caratteristiche meccaniche abbastanza differenti, per cui si necessita di modelli strutturali abbastanza diversi. Spesso si ricorre ad una analogia e convalida delle due dottrine, sostenendo che la modellistica riguardante l’analisi si possa considerare la stessa, anche se ciò è ancora da accertarsi. Ed è proprio questa l’analisi condotta da un giovane laureato del Politecnico di Torino, il Dott. Ingegnere Giuseppe D’Arenzo, il quale ha redatto una tesi che porta il seguente titolo: “Orizzontamenti in X-Lam”.

Egli ha portato avanti uno studio col supporto dei suo relatori, tra cui spiccava il nome del Prof. Maurizio Piazza, grande luminare del legno, investigando su tale comportamento e valutandone il meccanismo che ne sta alla base della deformazione. La sua ricerca ha permesso di delineare quelle che sono le condizioni entro le quali, tale comportamento può definirsi a “diaframma”, interpretando quali elementi condizionano maggiormente la deformabilità. Sulla base di queste analisi, giunge alle seguenti considerazioni, ovvero che: lo spessore dei pannelli ha poca influenza sulla deformabilità nel piano dell’orizzontamento, il rapporto luce-larghezza dell’orizzontamento influenza marcatamente la deformabilità nel piano, la rigidezza trasversale delle connessioni influenza la deformabilità nel piano dell’orizzontamento maggiormente della rigidezza longitudinale, gli spostamenti nel piano sono poco influenzati dalla deformabilità del solo pannello ed il contributo deformativo più importante è dato dalla deformabilità delle connessioni.

 

Quindi l’assunzione di un analogia tra il comportamento a “diaframma” degli schemi tradizionali, con quelli in legno, si può assumere considerando che generalmente incrementando la rigidezza dell’orizzontamento e diminuendo quello delle pareti verticali, si tende a conferire un comportamento rigido ed inoltre l’esistenza di condizioni minime di rigidezza e condizioni massime delle pareti, per cui si rispetta la condizione definita dall’Eurocodice, può considerarsi secondo dei valori ben definiti del rapporto, luce-larghezza e lunghezza-altezza. A supporto di queste condizioni, possiamo allora abdicare anche alle strutture in legno la definizione dettata dall’Eurocodice 8, il quale esprime che:

“La membratura è considerata rigida, se, quando è modellata con la sua flessibilità reale nel piano, i suoi spostamenti orizzontali non superano in nessun punto, quelli che risultano dall’ipotesi di membratura rigida per più del 10% degli spostamenti orizzontali assoluti, corrispondenti nella situazione sismica di progetto.”

 

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