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Dal 1853, questo motore ha rivoluzionato la vita degli italiani | Fu accantonato per ragioni legate alla tecnologia: ora torna a farsi sentire

Manutenzione di un motore (Pixabay)

Manutenzione di un motore (Pixabay foto) - www.buildingcue.it

Introdotto da due italiani nella metà del XIX secolo e poi scomparso nel nulla. Un ambizioso progetto torna a dare lustro alla rivoluzionaria invenzione

Il motore dell’auto è il dispositivo fondamentale che garantisce il movimento del veicolo. Il processo di avanzamento dello stesso avviene mediante la trasformazione dell’energia chimica in energia meccanica, poi trasmetta direttamente alle ruote motrici.

E’ formato da differenti componenti, che ‘collaborando’ tra loro riescono a garantire la mobilità della vettura. Innanzitutto troviamo il blocco motore, che contiene i cilindri e diffonde i liquidi di lubrificazione e raffreddamento verso le altre componenti della macchina. Abbiamo poi i pistoni, il cui scopo è quello di trasferire l’energia meccanica derivata dalla combustione per mettere in movimento il veicolo.

La cinghia di distribuzione serve, invece, a regolare il funzionamento proprio del motore dell’automobile, ma anche la testa del cilindro risulta fondamentale, in quanto massimizza le prestazioni del motore stesso, perfezionando il processo di combustione. L’albero motore serve per generare il movimento rotatorio che permette il movimento delle ruote, mentre l’albero a canne ruota in modo sincronizzato proprio rispetto all’albero motore.

Esistono varie tipologie di motore, ma i più comunemente diffusi sono quelli a benzina, a GPL, capaci di garantire emissioni di CO2 considerevolmente ridotte e il diesel, una delle opzioni maggiormente scelte data l’efficienza e l’ottimizzo dei consumi.

L’invenzione del motore a scoppio; un’innovazione 100% italiana

Il padre del motore a scoppio, al contrario di quello che le persone siano solite pensare nell’immediato, è un nostro connazionale. Anzi due. Si tratta di Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, che nel 1853 presentarono un progetto legato al primordiale prototipo di motore a scoppio presso l’Osservatorio Ximeniano di Firenze. L’invenzione non venne mai ufficialmente brevettata e riconosciuta, prevalentemente a causa del complesso periodo vissuto dallo Stivale negli stessi anni, che non presentava una rete industriale adeguata. Ed è proprio per questo che l’iniziale progetto risultò andare praticamente smarrito, dissolto nel vuoto, portando il teutonico Nikolaus Otto a proporre la sua idea di motore a scoppio, venendo immediatamente sostenuto dall’apporto finanziario dello Stato.

Ma l’originale motore a scoppio progettato da Barsanti e Matteucci è pronto a ricevere, dopo quasi due secoli, il riconoscimento meritato. Il tutto grazie all’ambizioso progetto del Club Moto d’Epoca Fiorentino Federato ASI, che ha prefissato un obiettivo assolutamente lodevole. La volontà era quella di realizzare una copia che potesse somigliare il più possibile all’esemplare risalente al XIX secolo, dal punto di vista estetico e del funzionamento. Dalla nascita del progetto nel 2022, fino alla presentazione e alla messa in moto dello scorso 10 gennaio, presso il Museo Galileo.

Il primo motore a scoppio (Fondazione Barsanti e Matteucci)
Il primo motore a scoppio (Fondazione Barsanti e Matteucci foto) – www.buildingcue.it

La messa a punto del progetto e il suo funzionamento

E’ stato fondamentale entrare in possesso delle fonti risalenti proprio all’epoca dell’invenzione, ancora meticolosamente custodite tra l’Osservatorio Ximeniano, l’Accademia dei Georgofili e il Museo Galileo. La riproduzione ha richiesto uno studio tecnico non indifferente, che ha portato il Club Moto d’Epoca ad entrare in contatto con officine esperte per la resa perfetta dello storico cimelio, mantenendosi il più possibile fedeli alle componenti presenti in origine, consultabili proprio grazie alle fonti.

Come funzionava il primo motore a scoppio? Tutto si fondava su un principio gravitazionale a tre tempi. La miscela di gas ed aria a seguito dell’esplosione comportava la spinta del pistone verso l’alto, mentre il sistema di accensione – basandosi sul rocchetto Ruhmkorff – permetteva l’emanazione di una scintilla, alla base dell’effettivo processo di combustione. Una dimostrazione d’ingegno non indifferente per le due figure che avevano messo in piedi questo meccanismo, troppo spesso relegate ad una posizione di secondo piano ma che, finalmente, oggi sono state riconosciute a dovere.