Oggi il Ministro del Lavoro Orlando ha firmato il Decreto Manodopera. Esso prevede che negli appalti, sia pubblici che privati, si rispetti la congruità del numero di operai presenti in cantiere per le lavorazioni. Tale misura nasce a seguito di un accordo tra l’ex Governo Conte bis. e i sindacati nel mese di settembre, per combattere il lavoro nero. Un ulteriore risvolto positivo è dato dalla possibilità di quantificare, con maggiore precisione, il costo della manodopera e i tempi da cronoprogramma in maniera quasi univoca.
Il Decreto Manodopera prevede che ci sia l’impiego di una banca-dati condivisa tra Inail, Inps e Ispettorato del Lavoro. Tale servirà a definire un indice minimo di lavoratori in base alle categorie di lavoro e all’importo di ognuna di esse. L’impresa dovrà indicare la propria forza lavoro alla Cassaedile o Edilcassa competente che rilascerà la conformità sul singolo lavoro in base alle categorie e agli importi, oltre se vi è la presenza di subappalti o sub-affidamenti. Un ulteriore scossone al settore edile, dopo l’attale aumento incontrollato del costo dei materiali.
La segnalazione dei sindacati che ha portato alla stesura del decreto Manodopera riguarda una cronicità atavica degli appalti in Italia. Le imprese, nella presentazione delle offerte di gara, apportano un ribasso spesso elevato e questo comporta varie criticità. La prima è il mancato rispetto della sicurezza dei lavoratori, con il rischio alla salute degli stessi che aumenta quanto è grande la speculazione imprenditoriale. La seconda è l’assunzione regolare di un numero di operai molto basso, che comporta l’aumento della forza lavoro con l’assunzione a nero. Questa soluzione non solo è una grave per motivi fiscali, ma ciò lede la concorrenza leale con le imprese che rispettano le leggi. Inoltre un lavoratore pagato a nero è un lavoratore fantasma, comportando un aumento del rischio infortunio in cantiere per tutti gli operai presenti.
Secondo il nuovo decreto del Ministro Orlando, nel caso in cui durante i lavori si necessita un numero di lavoratori minore rispetto al minimo, bisogna denunciare la variazione agli enti preposti le modifiche del piano iniziale motivandole. Qualora non si riesca a superare la verifica della manodopera con uno scostamento di + o – il 5%, l’ente territoriale preposto iscrive l’impresa nella Bni (banca nazionale delle imprese irregolari), con un sollecito all’adeguamento. Se lo rientra nel 5% la conformità può essere rilasciata ma il DL dovrà motivare il mancato rispetto, seppur lieve. Il Decreto nasce anche a seguito dell’aumento del lavoro nero dovuto alla crisi post-pandemia che stiamo vivendo.
Negli appalti pubblici c’è sempre l’obbligo di richiederla, e va presentata in occasione dell’ultimo SAL. Per i lavori privati, invece, l’obbligo scatta per appalti di importo maggiore a 70.000€, e va richiesta e mostrata prima del saldo finale. In mancanza di regolarizzazione ciò incide sulla emissione dei successivi DURC all’impresa, precludendo di fatto l’esecuzione di qualsiasi appalto, sia esso pubblico o privato. Molti imprenditori, che già lamentavano l’estrema produzione di carte per ogni lavori, criticano fortemente la misura, che nonostante tutti risulta importante per la tutela dei lavoratori. Riuscirà a combattere il lavoro nero realmente? soltanto il tempo potrà dircelo, nel frattempo prepariamoci ad aggiungere un’altra carta bollata alle tante già presenti sulle nostre scrivanie.