Dopo 17 anni arriva una nuova crisi mondiale | Il 2008 e il COVID sembreranno il solletico sotto i piedi: sarà una tragedia immane
Un’altra tempesta economica si profila all’orizzonte, e stavolta sembra davvero che potrebbe essere catastrofica.
Le crisi economiche sono un po’ come i terremoti: arrivano all’improvviso, scuotono tutto e cambiano il panorama. Ogni volta ci illudiamo di essere pronti, ma poi la realtà colpisce, e tutto quello che pensavamo solido si sgretola.
Questi eventi non si limitano solo ai mercati: entrano nelle case, nei portafogli e nella vita di tutti i giorni, stravolgendo equilibri e abitudini. Se guardiamo indietro, il crollo del 2008 o lo tsunami economico causato dal COVID-19 ci hanno insegnato che nessuno è al sicuro.
Banche, imprese, famiglie: quando il sistema scricchiola, a cadere siamo un po’ tutti. Ogni volta pensiamo che “stavolta è diverso”, eppure la fragilità globale torna a ricordarci quanto tutto sia appeso a un filo. Nonostante tutti i discorsi su riforme e misure di sicurezza, sembra che il mondo sia sempre a un passo dal prossimo disastro.
Geopolitica, cambiamenti climatici, tecnologia che corre più veloce di quanto riusciamo a gestire… Ogni elemento può innescare una crisi su scala planetaria. Forse è un problema che il mondo sia così connesso, ma forse è proprio questa connessione a renderlo anche così delicato.
Quando il sistema mostra le crepe
Adesso, il quadro che emerge fa pensare. Un rapporto del World Economic Forum (WEF) lancia l’allarme: le tensioni geopolitiche stanno facendo a pezzi i mercati globali. La frammentazione è la parola del giorno, e il rischio è che tutto questo possa mettere in ginocchio il commercio e il PIL mondiale.
Cosa sta succedendo? Le grandi potenze stanno usando l’economia come una sorta di arma. Sanzioni, politiche industriali, sussidi: sono strumenti per rafforzare le loro posizioni politiche, ma a quale prezzo? Dal 2017, il numero di sanzioni è esploso – parliamo di un aumento del 370%! E questo non fa altro che alzare barriere, bloccare scambi e alimentare sfiducia.
L’ombra di un crollo globale
Secondo gli esperti, il rischio di questa frammentazione è enorme: si parla di un possibile crollo del 5% del PIL mondiale, un impatto che supera sia la crisi finanziaria del 2008 sia le devastazioni economiche legate alla pandemia di COVID-19. A livello pratico, questo significa meno scambi commerciali, investimenti bloccati e un rallentamento generale delle economie, soprattutto nei paesi emergenti, che dipendono fortemente da una rete globale integrata.
Le conseguenze non si fermano al solo PIL. La frammentazione sta causando anche un’erosione delle connessioni economiche tra le nazioni, portando a un calo della fiducia globale. Gli stati più deboli, privati dell’accesso ai mercati internazionali e ai capitali, rischiano di affrontare recessioni profonde e prolungate. Alcuni economisti temono che questo possa generare una spirale negativa, con inflazione crescente, disoccupazione e instabilità politica che alimentano ulteriormente il caos economico.