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Ecosostenibilità: un fungo per l’edilizia

La nuova frontiera della coibentazione termica. Un materiale ecologico, economico e dalla praticità e molteplicità di impiego

Mushrooms, MIcelius

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Quanti di voi saranno rimasti increduli? Ebbene si, stiamo dicendo la verità, il fungo, o meglio le sue radici, possiede delle caratteristiche che ne permettono lo sfruttamento anche nel campo edilizio e non solo.

In un concorso indetto dal Cradle-to-cradle Products Innovation Institute denominato ‘Product Innovation Challenge’, volto a selezionare le migliori proposte di materiali edili ecosostenibili e a stilare una classifica dei dieci materiali più innovativi, il micelio dei funghi si è collocato al primo posto.

CARATTERISTICHE

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La risorsa in questione è un elemento ecocompatibile, in grado di pulire fisicamente l’ambiente in cui vive. Infatti, si nutre di sostanze morte, tramite il riciclo dei composti organici, poi trasformati in sostanze inorganiche quali acqua, anidride carbonica e sali minerali. Ottimo come isolante per la coibentazione delle strutture, poiché garantisce un’eccellente tenuta alle escursioni termiche, soprattutto se posto a contatto di pareti in legno, che garantisce lunga durata e resistenza al fuoco, ma soprattutto risulta conveniente a livello economico.

APPLICAZIONI

Le potenzialità ed il campo di applicazione delle radici dei funghi (micelio) ecologiche, rinnovabili, naturali e nello stesso tempo ad alte prestazioni sono innumerevoli:

  • Un’azienda specializzata nelle tecnologie ecologiche (Ecovative) ha inaugurato una graziosa e minuscola casa, la Mushroom Tiny House. L’esperimento si compie a Green Island, New York, dove è stata realizzata una piccola casetta di poco più di 5 metri quadri, che compensa le sue piccole dimensioni con le elevate prestazioni energetiche, dove l’isolamento termico nelle pareti di legno è garantito proprio da questi preziosi miceli. Le pareti della casetta sono costituite da due strati di legno di pino tra i quali viene interposto il micelio (l’apparato vegetativo dei funghi) insieme a scarti agricoli naturali, come steli di piante e bucce di semi. I funghi che crescono sui trucioli di legno, sviluppandosi, saldano un truciolo all’altro come farebbe una colla o una resina.
  • Un’altra azienda americana, la Planetary one, ha sperimentato un’altra idea: creare una serie di mattoni chiamati “Mycoform”. Vengono sfruttate le spore secondo un processo particolare: disposte in uno stampo e nutrite con prodotti agricoli. Così, in poco tempo, crescendo, riempiono la forma e si ottiene una struttura opaca e leggera che dà vita a dei veri e propri mattoni. Si utilizza, inoltre, molta meno energia per produrre questi mattoni rispetto ai materiali di costruzione utilizzati abitualmente. Secondo alcuni esperti il biomateriale sarebbe addirittura più resistente del cemento.
  • Si propone anche come soluzione a buste di plastica e imballaggi in sostituzione delle schiume in EPS, EPP, EPE (polistirolo, polipropilene e polietilene espansi). In questo caso i funghi vengono cresciuti in modo da ottenere un materiale da imballaggio resistente come quelli utilizzati per il trasporto dei vini ad esempio.

SOSTENIBILITA ECONOMICA, EFFICIENZA E SVILUPPO

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Oltre alla resistenza e all’ecosostenibilità di un materiale simile, non si può sottovalutare un altro aspetto importante: quello economico. Far crescere i materiali da costruzione derivati dai funghi ha un costo irrisorio, se paragonato ai tradizionali materiali da costruzione.  Ed infatti, oltre alle ottime prestazioni in termini di sostenibilità, la piccola casa costa davvero poco: $ 0,25 per ogni “board foot”, ovvero per ogni “piede quadrato di un pollice di spessore” (pari a circa 2,35 litri di prodotto); il prezzo è simile a quello dei pannelli SIP e comunque minore rispetto al costo che avrebbe coibentare una normale parete, acquistando viti, isolamento, e pagando la manodopera.

Una buona coibentazione assicura un notevole risparmio energetico ed è una condizione necessaria al raggiungimento del benessere termo–igrometrico di un edificio. Uno dei più comuni isolanti utilizzati in edilizia è il polistirene; per produrne un cubetto di 33 cm di lato, si impiegano circa 1,5 litri di petrolio, che, notoriamente, è una sostanza inquinante.

Anche la ricerca di nuove formulazioni è continuata in questi anni e ha portato allo sviluppo di nuove miscele usando vari sottoprodotti agroalimentari come biomassa di partenza, per ottenere diverse densità del materiale, differenti caratteristiche di protezione e svariati effetti estetici.

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