Edifici pubblici in Italia: più della metà sono inefficienti
Brutte notizie per l’Italia: oltre la metà degli edifici pubblici sul territorio sono inefficienti. I dati sono preoccupanti.
Gli edifici pubblici italiani fanno parte della nostra quotidianità. Scuole, università, uffici e ospedali sono luoghi dove si costruiscono le basi della comunità. Eppure, gran parte di questo patrimonio immobiliare in Italia mostra il peso degli anni. Oggi sono per lo più strutture vecchie, spesso poco sicure e ancor meno efficienti dal punto di vista energetico.
L’inefficienza non è solo un problema tecnico. Incide sulle tasche di tutti, con costi di gestione sempre più alti, e sull’ambiente, contribuendo a consumi eccessivi ed emissioni fuori controllo. Cambiare questa situazione non è solo un’opzione, è una necessità. Gli obiettivi europei di sostenibilità spingono anche l’Italia a decarbonizzare il proprio patrimonio pubblico. Ma per farlo serve più di qualche ritocco: occorre un piano ambizioso che guardi al futuro.
Modernizzare gli edifici pubblici significa garantire non solo un miglior utilizzo delle risorse, ma anche un ambiente più sano e confortevole per chi li vive. Tuttavia, intervenire su questi immobili non è semplice. La burocrazia, la mancanza di fondi e una visione ancora troppo legata al passato spesso frenano il progresso. Questo ritardo ci mette davanti a una sfida: trovare soluzioni innovative per cambiare il volto del patrimonio pubblico italiano.
Tuttavia, la riqualificazione non si può limitare alla facciata: sono necessari interventi profondi, sostenuti da risorse adeguate e tecnologie avanzate. Solo così si potrà garantire un cambiamento reale e duraturo.
Strutture italiane: ritardi, promesse e ostacoli
Oltre la metà degli edifici pubblici italiani rientra nelle peggiori classi energetiche, con un 24% addirittura in classe G, la peggiore. Per invertire la rotta, l’Agenzia del Demanio ha avviato il PREPA, un programma che punta a riqualificare il 18% degli immobili pubblici entro il 2030. Tuttavia, i numeri attuali non sono confortanti: il tasso di riqualificazione è sceso allo 0,7% annuo, troppo lento per raggiungere gli obiettivi.
Le scuole e le università costituiscono quasi il 40% del patrimonio immobiliare pubblico, ma sono tra le strutture più critiche. In questo caso non si tratta solamente di un problema di efficienza energetica, ma di sicurezza e qualità della vita per milioni di persone.
Il partenariato pubblico-privato come chiave di svolta
Un grande ostacolo è la gestione dei finanziamenti. Spesso, i bandi pubblici privilegiano il risparmio economico immediato, sacrificando qualità e innovazione. Il risultato? Progetti che arrancano o, peggio, rimangono fermi al palo. Qui potrebbe entrare in gioco il Partenariato Pubblico Privato (PPP).
Con il PPP è possibile accedere a fondi privati, ridurre i tempi di realizzazione e utilizzare tecnologie all’avanguardia. Tuttavia, in Italia questo strumento è ancora poco sfruttato: in 30 anni, sono stati investiti solo 4,5 miliardi di euro, contro i 93 miliardi spesi nel Regno Unito. Rilanciare il PPP potrebbe essere la svolta per modernizzare gli edifici pubblici italiani.