Una facciata termoattiva che sfrutta la naturale inerzia termica dell’involucro edilizio per accumulare energia e poi rilasciarla in modo graduale, riscaldando gli ambienti interni senza il bisogno di una caldaia. È questa la tecnologia messa a punto dallo studio DBM di Sesto San Giovanni e che potrebbe cambiare il modo di progettare e ristrutturare i nostri edifici. Seppur infatti nella letteratura tecnica il principio di attivazione termica delle masse dell’edificio sia noto da tempo, esso è stato applicato solamente alle nuove costruzioni e mai in quelle esistenti, che con i suoi 12 milioni di edifici costituisce gran parte del patrimonio edilizio italiano.
Il 95% di questi edifici hanno prestazioni energetiche scadenti e oltre il 25% versa in significativo stato di degrado: proprio per questo la termofacciata potrebbe rappresentare una soluzione semplice ma quantomai ingegnosa per la riqualificazione energetica di questi edifici.
Un edificio è un sistema aperto in continuo scambio termico con l’esterno. Continuamente infatti si generano flussi di calore entranti e uscenti che tendono a modificare la temperatura interna fino ad equilibrarsi con quella esterna. Per mantenere in equilibrio il sistema vengono utilizzati gli impianti di riscaldamento o di raffrescamento, il cui compito principale è quello di fornire o sottrarre calore all’ambiente interno. I tradizionali impianti di riscaldamento però agiscono sui grandi volumi d’aria, che hanno bassissima capacità termica, portando spesso a consumi elevati e risultati poco confortevoli.
La termofacciata di DBM invece frutta il principio di attivazione termica della massa dell’edificio tramite il riscaldamento o il raffrescamento delle superfici opache dell’involucro. Essa utilizza il sole quale fonte di energia rinnovabile e gratuita e, grazie ad uno speciale termointonaco, accumula energia termica sulle pareti perimetrali, con il risultato di generare un flusso di calore verso l’interno dell’immobile. Così facendo il sistema edificio viene portato al perfetto equilibrio termico, con consumi energetici praticamente nulli e grande comfort interno.
Il termointonaco, a base cementizia e ad alta resistenza meccanica, rappresenta la vera e propria innovazione della termofacciata. Esso ha un comportamento diverso in base alla stagione: in inverno il termointonaco è in grado di mantenere una temperatura controllata fra i 25 e i 30 °C per attivare la massa termica dell’edificio, mentre in estate mantiene una temperatura fra i 20 e i 25 °C per raffrescare gli ambienti interni.
Per realizzare questo flusso la temperatura dell’involucro viene pilotata da un sistema di serpentine, in cui circola acqua calda o fredda in base alla stagione, posto sotto il termointonaco e ancorato alle pareti esterne. Le serpentine vengono alimentate da un impianto solare termico e da un sistema domotico, che permettono di controllare la temperatura interna ed esterna dell’edificio. Un serbatoio di accumulo collegato ai collettori solari fornisce acqua alle serpentine, mentre sullo strato di termointonaco vengono incollati pannelli isolanti, sui quali viene poi realizzata la finitura esterna.
La facciata dell’edificio viene suddivisa in zone, ognuna indipendente e controllata da una centralina domotica, al fine di ottimizzare gli apporti solari per irraggiamento. Le prestazioni del sistema vengono calcolate tramite appositi software, che restituiscono i valori delle temperature di progetto per ogni singola facciata con i quali regolare le serpentine. Inoltre viene considerato e analizzato ogni ponte termico possibile al fine di definire in ogni dettaglio il comportamento del sistema edificio-termofacciata. La termofacciata viene installata in maniera simile ad un impianto radiante e ad un cappotto tradizionale, e può essere applicato anche in presenza di facciate ventilate. Come primo passo si prepara la facciata per l’alloggiamento delle serpentine, che vengono poi installate, collegate alla centrale termica e collaudate con una pressione pari a 2,5 volte quella di esercizio per 48 ore.
Dopodiché, una volta lavata la facciata, si passa all’intonacatura a macchina con lo speciale termointonaco (TFP 301), fase da realizzare tassativamente con l’impianto in pressione. Si procede all’accensione dell’impianto, collaudandolo per altre 48 ore e verificando il corretto funzionamento tramite termocamere. Se l’impianto è perfettamente funzionante, si setta la temperatura desiderata su ogni porzione dell’edificio e si passa infine all’incollaggio dei pannelli isolanti e alla rasatura.
La termofacciata consente un abbattimento dei costi necessari al riscaldamento e al raffrescamento dell’80%, poiché utilizza l’energia del sole come fonte principale di funzionamento. La termofacciata è progettata per sfruttare i punti di debolezza degli immobili tradizionali e permette l’eliminazione della caldaia. Sfruttando infatti l’attivazione termica della massa dell’edificio è possibile dire addio ai classici impianti di riscaldamento, come i termosifoni, che in tema di grandi volumi d’aria hanno bassissima capacità termica. La termofacciata porta in Classe A qualsiasi edificio esistente, rivalutando immediatamente l’immobile e incrementandone il valore, e inoltre usufruisce di tutti gli incentivi in vigore per la riqualificazione energetica.
La termofacciata permette una diffusione ideale del calore tutto l’anno, generando un’ambiente sano e impedendo la formazione di condensa superficiale che porta alla formazione di muffe. La termofacciata ha grandi vantaggi anche dal punto di vista ambientale: elimina le emissioni di CO2 poiché sfrutta fonti di energia rinnovabili, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.