Sarà un fiore il simbolo della campagna di vaccinazione in Italia. Il famoso architetto Stefano Boeri ha presentato il progetto delle strutture che saranno utilizzate per vaccinare la popolazione nei prossimi mesi. Incaricato dal commissario Domenico Arcuri, Boeri ha ideato dei padiglioni a formula di primula che saranno sparsi per tutto il paese. Un simbolo semplice ma dal significato profondo, che vuole essere il segno di rinascita del Paese dopo mesi durissimi. “Il fiore è il segnale di inizio della primavera, emblema di serenità e rinascita” spiega Boeri. Il progetto di Boeri non prevede solo logo della campagna, ma anche il progetto di padiglioni temporanei sostenibili e un totem informativo da utilizzare nei luoghi pubblici.
Queste le parole di Boeri: “Abbiamo provato ad immaginare un elemento che fosse in grado di contrastare la fragilità che ha colpito tutti noi in questo anno difficile e di sintetizzare due punti di forza: la scienza da un lato, che ci ha permesso oggi di avere un vaccino, e solidarietà sociale. Per comunicare un senso di serenità, rinascita e radicamento abbiamo scelto un elemento semplice come il fiore per la campagna di vaccinazione“
“La proposta doveva essere in grado di arrivare a tutta la popolazione, di tutte le età, origine e cultura.” Il messaggio, secondo Boeri, non doveva spaventare e non doveva essere aggressivo, ma allo stesso tempo doveva essere chiaro e invitare la popolazione a vaccinarsi. “Da qui l’esclusione di una scritta “Vaccinati”, troppo imperativa, o l’immagine di un abbraccio, troppo associabile all’idea di una vaccinazione come “bacchetta magica”. Allora il fiore.”
La prima idea di Boeri era quella di un sole. Il fiore, però, è un simbolo fortemente allegorico. E sono tante le idee da cui l’architetto ha preso spunto. Ad esempio la musica, con Sergio Enrdigo e la sua Ci Vuole Un Fiore: “La mia generazione è cresciuta con quella canzone.” Ma anche l’arte, dove il fiore è il segno distintivo della Dama col mazzolino di Andrea del Verrocchio, statua in cui una giovane donna stringe un piccolo bouquet.
I padiglioni per la vaccinazione sono concepiti come strutture circolari smontabili ed assemblabili realizzate in legno. Poggeranno su una base in legno prefabbricata, al di sotto del quale passeranno tutti gli impianti necessari. I padiglioni saranno rivestiti esternamente da materiali tessili idrorepellenti, riciclabili e biodegradabili, mentre gli spazi interni saranno divisi da un tessuto che assicurerà leggerezza, flessibilità, assorbimento acustico e trasparenza. I padiglioni per la vaccinazione saranno facilmente riconoscibili dal fiore, riprodotto sia sulla copertura che sulle pareti laterali.
Se dal punto di vista comunicativo il fiore rappresenta l’elemento più importante, dal punto di visto architettonico la sostenibilità è il punto di forza di questo progetto. “Sarebbe una follia immaginare di lasciare dei pezzi di plastica in giro, quando finirà la vaccinazione.” Oltre ad essere concepite come strutture recuperabili e biodegradabili, i padiglioni saranno autosufficienti dal punto di vista energetico grazie a pannelli fotovoltaici installati sulla copertura, che assicureranno il funzionamento degli impianti di riscaldamento per l’inverno e raffreddamento per l’estate.
All’interno dei padiglioni ci saranno spazi sia per la somministrazione del vaccino che per l’attesa. Oltre che a spogliatoi, depositi e tutte le facilities per gli operatori sanitari.
I padiglioni a forma di fiore ospiteranno la vaccinazione di massa si spera a partire marzo. Saranno 1500 circa le strutture temporanee sparse in tutta Italia nelle piazze principali, davanti agli ospedali e anche nei campi sportivi. La campagna di vaccinazione potrebbe prevedere anche l’uso degli edifici esistenti, ma al momento non si conoscono i dettagli. Quello che è sicuro è che il progetto di Boeri ha fatto il giro del mondo, perché la scelta italiana di realizzare strutture temporanee è in controtendenza con il resto del mondo. Come la Germania, che ha scelto per la vaccinazione aree molto grandi come aeroporti dismessi e arene.
Una decisione su cui Boeri non è d’accordo, a causa dei grandi costi che richiede il riscaldamento di grandi spazi come questi, oltre all’allestimento generale. “Dobbiamo toglierci dalla testa che in situazioni d’emergenza non sia possibile fare delle cose belle oltre che funzionali.” Proprio da questa idea, che l’architetto ha reso uno dei suoi marchi di fabbrica, nascono i padiglioni temporanei. “Se il virus ci ha chiuso negli ospedali e nelle case, il vaccino ci riporterà finalmente a contatto con la vita sociale e con la natura che ci circonda. Vaccinarsi sarà dunque un passo di fiducia nel futuro, responsabilità civile e di amore verso gli altri”.