Fumo e aree pubbliche: il divieto è ufficiale e non solo in Italia
Milano rafforza la stretta nei confronti dei fumatori in aree pubbliche. Nel resto d’Europa e del Mondo le misure sono già severe da almeno un ventennio
L’articolo 9 del Regolamento per la Qualità dell’Aria, già approvato nel 2020 dal Consiglio Comunale di Milano, ha previsto l’estensione del divieto di fumo all’aperto, a partire dallo scorso 1° gennaio, anche alle aree pubbliche all’interno del territorio del capoluogo lombardo. Si tratta di una misura volta a produrre un progressivo miglioramento della qualità dell’area in città.
Non è un caso che la Pianura Padana, comprendendo ovviamente anche il centro meneghino, risulti essere l’area maggiormente inquinata dell’intero Stivale; a rivelarlo sono i dati forniti da IQAir, azienda svizzera attiva nel monitoraggio ambientale, che hanno posto Milano, in particolare, al 3° posto nella classifica che riunisce tutti i centri urbani più inquinati del pianeta.
Alla base di questi dati allarmanti, oltre che le condizioni geografo-metereologiche che contraddistinguono la zona, vi sono le attività prodotte dall’uomo, come gli allevamenti intensivi, oltre che gli effetti negativi prodotti dal cambiamento climatico. Per questo, la volontà del Comune del Milano è di ridurre la presenza di particelle inquinanti nell’area, note come PM10, che risultano essere fortemente dannose per i polmoni dell’uomo.
Stretta anche sul fumo nei luoghi pubblici, poiché la respirazione del fumo passivo può ugualmente portare all’insorgenza di problematiche. Inoltre, la volontà è di evitare che il fumo di sigaretta non raggiunga le aree destinate anche alle fasce d’età più giovani, come i parchi pubblici.
Una cauta rivoluzione per ridurre le emissioni nocive
In realtà, a Milano sono ormai quattro anni che il fumo è stato proibito in differenti specifiche zone; ora non sarà permesso fumare tra vie e strade aperte, eccezion fatta per le aree in cui è possibile tenersi a debita distanza (almeno 10 metri) dalle altre persone che frequentano la stessa strada. Per chi se lo stesse chiedendo, il divieto è esteso soltanto ai prodotti che comportano la bruciatura del tabacco; restano esenti dalla misura le sigarette elettroniche. E nel caso in cui un soggetto dovesse essere sorpreso a trasgredire la norma, le conseguenze sono già state determinate: sanzione pecuniaria da un minimo di 40, fino ad un massimo di 240 euro.
L’Assessore all’Ambiente del Comune di Milano Elena Grandi ha spiegato come il fumo di sigaretta sia direttamente responsabile del 7% delle emissioni nell’ambiente di polveri sottili, come riportato dai dati forniti da Arpa Lombardia. Le autorità sono consapevoli del fatto che il cambiamento non sarà possibile dall’oggi al domani e rappresenterà un vero e proprio impegno per determinati cittadini, ma con l’aumento della consapevolezza e del senso civico nel tempo, una piccola rivoluzione sarà davvero possibile.
Com’è la situazione fuori Milano?
Nel resto d’Italia, invece, la legge n.3 del 2003 aveva già stabilito il divieto di fumo in tutti i locali chiusi, specificando l’esenzione delle abitazioni private e dei locali per fumatori. Il nostro Paese si è, successivamente, allineato rispetto alle Direttive europee in materia, introducendo il divieto all’interno degli autoveicoli e in prossimità o nelle pertinenze esterne degli ospedali, degli istituti di ricovero e delle case di cura. Focalizzandoci sull’Europa, infatti, è stato stabilito un piano strategico valido per l’interezza degli stati membri, denominato ‘Europe’s Beating Cancer Plan’, il cui principale obiettivo è portare il numero dei fumatori al di sotto della percentuale rappresentata dal 5% entro i prossimi 15 anni. La stima è che nel nostro continente circa il 27% dei casi totali d’insorgenza di neoplasie tumorali e cancri siano correlate al fumo, tenendo in conto anche che 1/4 della popolazione europea è considerata abitualmente fumatrice.
E nel resto del mondo? Già da oltre vent’anni, a partire dal 2003, a New York vige il divieto di fumo in tutte le aree pedonali, spiagge o parchi della città. Spostandoci a sud-ovest, in California, è stato proibito di fumare in prossimità di spiagge ed edifici pubblici, in Messico lo Stato impedisce il fumo in diverse aree pubbliche. Lo stesso vale per l’Australia, più nello specifico per lo Stato del Queensland. Pensate addirittura che in Giappone, a partire dalla metropoli principale e capitale Tokyo, è severamente vietato anche solo accendersi una sigaretta se si sta passeggiando.