A quasi due anni di distanza dal crollo del viadotto del Polcevara, Genova ha un nuovo ponte. Una bella notizia per i genovesi, una bella notizia per l’Italia che ha un bel simbolo di ripartenza. Ma si può davvero parlare di “modello Genova”? Sia il commissario per la ricostruzione, il sindaco di Genova Marco Bucci, sia le imprese coinvolte hanno fatto un ottimo lavoro. Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il Decreto Genova, che ha assegnato poteri senza precedenti alla gestione commissariale, in condizione di operare in deroga al codice degli appalti e alle norme extrapenali. Uno strumento adeguato per velocizzare i tempi di ricostruzione del viadotto ma che crea una sorta di illusione ottica, imprese più veloci senza vincoli burocratici. Vengono fuori però diverse problematiche tra cui quella di classificare opere di serie A, senza regole e controlli, e opere di serie B, destinate a cronoprogrammi secolari.
Ci sono voluti poco meno di due anni per restituire a Genova un nuovo ponte sul Polcevara e mettere così un cerotto alla ferita aperta il 14 agosto 2018. Con il Decreto Genova si è però verificata una lesione del diritto, con assegnazione di poteri straordinari e deroghe su codice appalti e norme extrapenali. Il commissario ha pure sfruttato le risorse per affidare direttamente i lavori ottenendo rapidamente le autorizzazioni necessarie. Condizioni uniche e irripetibili (per fortuna) anche perché si vengono a creare tre problematiche di notevole entità:
Si ritorna come sempre a trattare il tema delle “due Italie” con cantieri che procedono a velocità differente. In Sicilia ad esempio, il viadotto Himera dell’autostrada A19 Palermo-Catania è bloccato dal 2015. Per la sua ricostruzione ci sono stati diversi intoppi. Le avversità meteorologiche nell’inverno 2018-19, il ritardato avvio del varo dell’impalcato metallico per difficoltà finanziarie del fornitore e per ultimo l’emergenza Covid-19. Problemi che hanno dilungato i tempi di consegna e che portano i contribuenti, nonché finanziatori delle opere pubbliche, a chiedersi del perché i cantieri in Italia procedono a velocità differenti in base alla collocazione geografica. E più volte i presidenti delle Regioni si ritrovano a lamentarsi di costanti ritardi pagati a caro prezzo dai cittadini.
Il paragone tra il viadotto Himera e il nuovo ponte di Genova ha reso evidenti le disparità di trattamento per la ricostruzione. L’Anas, in una nota pubblicata in risposta a Repubblica, ha ribadito che “il cantiere in Liguria ha potuto beneficiare di deroghe alle normali procedure, mentre quello sull’autostrada A19 ha invece seguito le procedure ordinarie, secondo il quadro di riferimento normativo vigente”. Il problema dunque è di carattere procedurale che di fatto rende il nuovo viadotto ligure un’opera “speciale” simbolo di un’Italia che non funziona.
Quel ponte è la dimostrazione che il Paese non funziona. Se vogliamo che le cose funzionino bisogna non rispettare le regole che esistono affinché le cose funzionino. È la fotografia del Paese: un ponte tirato su bene e velocemente non rispettando le regole.
Luca Bizzarri a Propaganda Live del 01/05/20