Geocart, Davide Colangelo. Da New York a Potenza
Dopo alcuni anni all’estero è tornato in Italia per dare una mano alla sua famiglia, ma, soprattutto, per contribuire a far crescere la sua terra, che si affretta a definire l’America italiana.
Ventinove anni, potentino, Davide Colangelo, oggi lavora nell’azienda fondata da suo padre Angelo, la Geocart, una società di ingegneria con sede in Italia, che opera nei settori Osservazione della Terra, Infrastrutture, Energia, Ambiente e Territorio, Ingegneria Civile, Agricoltura e Foreste, ICT e che lavora con Enel, Italferr, Terna, Lucart e Sogin, con più di 50 dipendenti e un fatturato medio annuo di sei milioni di euro.
Davide si è formato in Inghilterra e a New York, avrebbe voluto affermarsi fuori, ma dopo mesi di indecisione ha scelto di tornare, perché “la Lucania- afferma- non è terra ostile, ha tante opportunità per rilanciarsi. E le chances di sviluppo stanno aumentando da quando Matera è stata proclamata capitale della cultura europea 2019. Basta solo coglierle. Certo, ci sono difficoltà oggettive che vanno superate, ma non mi spaventano. Sono tornato perché mi piacciono le sfide e perché volevo sostenere i tanti ragazzi che restano. Qui c’è da fare un grande lavoro di squadra, che si può vincere con il sostegno dei privati e del pubblico”.
Se non avessi avuto l’azienda di tuo padre, forse, non saresti tornato. Dai, non è così?
Beh, forse avrei fatto quello che fanno tutti i neolaureati. Mandare curriculum ovunque, in Italia e all’estero. Nel frattempo avrei studiato la possibilità di avviare un progetto autonomo, sfruttando le opportunità derivanti dalla partecipazione a bandi che prevedono un sostegno finanziario per giovani imprenditori o per idee progettuali che abbiano le caratteristiche per essere convertiti in start-up.
Che tipo di esperienza hai fatto all’estero?
Nel periodo liceale ho avuto la fortuna di trascorrere, per più di qualche anno, l’estate all’estero per le famose vacanze studio. Ogni anno per un mese me ne andavo in Inghilterra. Dopo l’Università mi sono trasferito negli States, a New York, per circa tre mesi. In quell’occasione il tempo l’ho impiegato prevalentemente a studiare e alla ricerca di corsi e master che potessero farmi capire come funzionano le cose all’estero, come investire risorse e come progettare la vita in quella terra raccontata come specchio dell’innovazione e delle opportunità. Poi, dopo un lungo periodo di indecisione, ho deciso di tornare. Una grande nostalgia e una buona esperienza maturata all’estero da mettere a disposizione dell’azienda di mio padre e della mia terra, a cui sono molto legato, mi hanno portato indietro.
Quanto è stato tosto ricominciare in Basilicata?
La Basilicata non è terra di metropoli, non è facile da raggiungere, ma è tutt’altro che ostile. La Basilicata è una terra accogliente, dove l’affetto delle persone, i paesaggi, il cibo, il tessuto commerciale e industriale, le feste popolari, ti proiettano in una realtà tutt’altro che statica. Da una parte storia, cultura, tradizione, piccoli tesori a cielo aperto come Matera, Maratea, Pisticci, Craco, il Vulture, mare, montagne, laghi, piste sciistiche, dighe, parchi e riserve naturali, dall’altra realtà come la FCA, la Ferrero, Finmeccanica, ENI, CocaCola, l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Università, il CNR, il Distretto Tecnologico, oltre alle numerose piccole realtà industriali e aziendali. Non capisco come si possa ancora parlare di terra ostile. Oltre a ciò, la Basilicata ha un potenziale inespresso ancora grandissimo.
Quale?
Io vedo la Basilicata come terra di opportunità, investimenti, sviluppo, come l’America italiana. Ma in pochi se ne accorgono. E chi mi ha visto tornare spesso ha pensato che abbia voluto solo sfruttare l’azienda di papà, dove agli inizi ho avuto divergenze con alcuni colleghi. Ho beccato le cazziate, come gli altri. Invece, ho intravisto un futuro diverso per questa terra.
Quindi quelli che preferiscono lasciare la Basilicata non hanno “fiuto”?
Come ho detto le difficoltà si trovano ovunque ed è ovvio che ci siano anche in questa regione. In Italia in genere spesso, però, manca la voglia di rischiare, fare investimenti a lungo termine, ci si limita ad abbellire il proprio giardino senza sforzarsi di trovare un equilibrio per preservare e migliorare le dimensioni comuni, anche quelle future. Mancano organizzazione e spirito di sacrificio per cose che non portano valore aggiunto a noi stessi e nell’immediato. E i problemi che abbiamo forse vanno ricercati in una cultura distorta che non si sforza più di esaltare alcuni valori essenziali. Questo danneggia e scredita chi, invece, cerca di rischiare, investire e migliorare, mettere in gioco se stesso, cercando di superare i fallimenti e le convenzioni.
Non c’è mai stato un giorno dal tuo rientro in cui ti sei pentito di non essere rimasto all’estero?
Mi sono laureato al Politecnico di Milano, ho frequentato un Master executive in Project Management alla Luiss Business School di Roma e ho conseguito, nello stesso periodo del master, la certificazione italiana nella stessa disciplina. Il mio percorso universitario e di studi fuori regione, se considero anche il master e l’esperienza NewYorkese, è durata sette anni, ed è stata fondamentale non solo per avermi dato delle basi indispensabili per affrontare le sfide professionali, ma anche perché mi ha permesso di maturare. Mi ha insegnato a confrontarmi senza paura con culture e punti di vista differenti, e a guardare con occhi diversi le cose che mi accadono. Sono contento di aver fatto questo percorso e spero di farne sempre tesoro negli anni. L’idea di continuare con l’Università e specializzarmi in una disciplina che da sempre mi affascina – il Marketing Management- mi è venuta spesso, tanto che l’esperienza oltre oceano era mirata anche a valutare l’iscrizione ad un Master of Science in qualche università americana. Alla fine questa idea si è concretizzata in Italia, nei primi periodi in cui ho iniziato a lavorare, quando mi sono iscritto in Marketing e Mercati Globali alla Bicocca di Milano, Università a cui sono tuttora iscritto. Non ho rimpianti.
Qual è il futuro della Geocart?
Abbiamo numerosi piani di espansione, diversificazione e innovazione, che stiamo provando a portare avanti. Dico proviamo, non solo perché ogni piano di investimento è una scommessa sul futuro, ma anche perché possiamo contare su risorse limitate sia finanziarie che umane. In questo momento stiamo rafforzando un settore aziendale sempre più indispensabile, quello informatico, consolidando la nostra presenza all’estero (Spagna, Romania, Polonia e Serbia) e lavorando per conquistare altre zone all’estero. Nello stesso tempo stiamo lanciando due nuovi settori: quello dell’ingegneria civile, che ci permetterà di estendere i nostri servizi dalla pre progettazione alla progettazione infrastrutturale, e il settore Entertainment e Media, che concentrerà le buone pratiche sull’utilizzo delle nostre tecnologie, delle tecniche di elaborazione dei dati telerilevati, della programmazione informatica e della computer grafica per servire un mercato lontano dal nostro con servizi di alto livello innovativo. In ogni caso, il successo di un investimento, è soprattutto merito delle risorse umane che guidano la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. E noi siamo fieri del nostro team. Abbiamo fatto numerose assunzioni di recente e ne potremmo fare altre di qui a pochi anni.
Matera capitale della cultura europea 2019: cosa può rappresentare per Geocart? Si può creare un circolo virtuoso?
Vedersi riconosciuto un patrimonio culturale come Matera non è solo grande motivo di orgoglio per noi lucani, ma deve diventare il primo passo verso il rilancio della nostra regione dal punto di vista economico e sociale. La bellissima Matera e i suoi cittadini sono stati premiati per il grande lavoro che hanno fatto e continuano a fare di riqualificazione e valorizzazione della città a 360°. Ma questa non è solo un’occasione per Matera, per le istituzioni pubbliche comunali e regionali, e non è solo un’occasione per i privati. E’ un’occasione per tutti, e va sfruttata con un grande gioco di squadra.
Hai qualche idea?
Cittadini, comuni, regione e aziende private devono mirare agli stessi obbiettivi: rilanciare la nostra regione dal punto di vista turistico, commerciale, industriale e infrastrutturale. Tutti obbiettivi intrecciati tra loro. Ne abbiamo tutti da guadagnare. Riqualificare, migliorare o, in alcuni casi, completare le infrastrutture viarie e ferroviarie, i servizi annessi, almeno per gli snodi principali della regione, trasformerebbero la Basilicata in un’unica megalopoli, stesa su un territorio eterogeneo, dove i principali comuni diventerebbero “rioni”: Potenza, Matera, Maratea, Melfi e la zone del Vulture, il Pollino, il Metapontino e le principali zone industriali della regione sarebbero facilmente raggiungibili in macchina, su quelle che diventerebbero le tangenziali lucane a scorrimento veloce, o in treno, attraverso metropolitane regionali. Migliorare la logistica interna della regione, i collegamenti verso l’esterno con servizi nuovi ed efficienti, non solo darebbero un’immagine diversa sia all’esterno che all’interno della regione, ma agevolerebbe tantissimo il turismo e i traffici commerciali. Abbiamo tanto da far vedere e da offrire ai lucani e ai turisti oltre Matera. Se ci impegneremo, faremo cambiare la geografia economica del sud Italia e, la Basilicata, anche per la sua posizione centrale, potrebbe diventare un importante hub di collegamento. Inoltre, contando su infrastrutture, anche telematiche, nuove moderne ed efficienti, privato e pubblico avrebbero la possibilità di lavorare su un’offerta molto più ampia e diversificata, ma soprattutto potrebbero rivolgersi ad un bacino di utenza molto più esteso. Valorizzare i beni culturali, rafforzare il tessuto commerciale e industriale, implementare infrastrutture e servizi in un disegno di unificazione – e non di accentramento- regionale, genererebbero un potente effetto benefico al di fuori dei confini nazionali. La Basilicata, insomma, luogo ideale!
Per chiudere?
Se il mondo si è accorto di questa grande ricchezza, tocca a noi lucani fare del nostro meglio per sfruttare questo interessante allineamento di pianeti. La Geocart sarà in prima linea per mettere a disposizione le proprie tecnologie, i risultati delle attività di ricerca e sviluppo e i suoi servizi in questa comune visione di rilancio regionale. Lo sta già facendo.
Come?
Attraverso i suoi canali. Sul nostro sito ad esempio, abbiamo da poco messo on line una libreria digitale, in cui sono presenti le ricostruzioni virtuali di alcuni siti lucani di rilevanza storico/culturale, arricchiti da informazioni e contenuti storici e curiosità. La libreria continuerà a proporsi con privati e pubblico per continuare a fare gioco di squadra. Sento che ce la faremo!