Giorgio Rosa, chi era l’ingegnere dell’Isola delle Rose
Netflix ha appena distribuito “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, film che racconta l’assurda vicenda della nascita della micronazione Insulo de la Rozoj (ufficialmente Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose). L’ingegnere Giorgio Rosa, ideatore dell’Isola delle Rose, diventò ben presto il simbolo dell’anticonformismo e icona del movimento di contestazione del ’68. La vicenda, raccontata e romanzata dal regista Sydney Sibilla, ha portato non pochi problemi all’allora Ministro dell’interno Francesco Restivo, rischiando addirittura di movimentare l’equilibrio geopolitico.
L’idea figlia delle piattaforme petrolifere
L’idea dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa fu di avere una propria isola utopistica, senza regole e in totale libertà. E allora, dove se non in mare aperto? E quale struttura utilizzare? Ovviamente le piattaforme petrolifere. Già all’epoca, queste strutture erano molto utilizzate per lavorare giacimenti di petrolio. Le piattaforme sono usate per perforare i fondali ed, eventualmente, per estrarne gli idrocarburi presenti. Per la diversa utilizzazione, sono distinte le piattaforme da perforazione e le piattaforme da produzione. Ma esistono diversi tipi di strutture, in funzione alla profondità del mare.
In Italia, secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, sono presenti 92 piattaforme entro le 12 miglia e 43 oltre i confini internazionali. Le piattaforme in mare aperto (offshore) si differenziano in funzione della profondità del mare e delle condizioni climatiche che devono fronteggiare. Le più utilizzate sono le piattaforme fisse, ovvero piattaforme ancorate direttamente al fondale marino tramite pile in cemento o acciaio anticorrosivo. Per via del metodo di ancoraggio diretto, questi modelli sono utilizzati per fondali poco profondi (dai 100 ai 500 metri).
Per profondità maggiori, dai 500 ai 1000 metri, esistono piattaforme più specifiche e con tecniche di stabilità diverse. Similmente alle piattaforme fisse, esistono quelle flessibili, ovvero dotate di pile piuttosto flessibili che gli permettono di resistere alle grandi pressioni. Queste strutture resistono anche ai forti uragani. I sistemi di ancoraggio tramite tiranti sostituiscono le rigide pile. Le piattaforme flottanti con tiranti riescono a stare in equilibrio in mare grazie al sistema di posa su colonne riempite d’aria, tenute in stabilità tramite tiranti in acciaio. Questi tipi di piattaforme si utilizzano per profondità fino a 2000 metri.
Come era fatta l’Isola delle Rose
L’ideatore della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose fu l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa. Poterla costruire in mare aperto portò diverse problematiche, a partire dalla questione logistica degli elementi strutturali. Giorgio Rosa ideo un sistema molto ingegnoso: trasportò l’intero telaio formato da tubi vuoti, tramite il galleggiamento degli stessi. Arrivato nel punto di costruzione, i tubi erano facilmente apribili e quindi riuscivano a raggiungere i fondali senza tanti sforzi. Per la posa dell’Isola delle Rose, l’ingegnere Giorgio Rosa pensò di alzare il fondale marino con un sistema di dragaggio. La grande ingegnosità di Giorgio Rosa gli permise di fare i sopralluoghi utilizzando un natante da lui stesso costruito, avente un motore di una Fiat 500.
La piattaforma, con una superficie di circa 400 metri quadrati, sorse al largo del paraggio di Rimini, a poco più di 6 miglia nautiche dalla costa, oltre le acque territoriali (il limite fu ampliato a 12 miglia con la legge del 14 agosto 1974 n° 359) e ad una profondità che oscilla tra i 30 e i 40 metri (dalle carte batimetriche del nord adriatico). A causa delle basse profondità del Mare Adriatico, la tipologia adatta è quella delle piattaforme fisse ancorate al fondale. La piattaforma era sostenuta da nove piloni in acciaio e aveva una struttura sovrastante in muratura e legno. Fu azionato, addirittura, un sistema a pressione per l’acqua potabile trovata al di sotto delle falde salmastre.
La dichiarazione d’indipendenza e il subbuglio politico
Giorgio Rosa, con la costruzione dell’Isola delle Rose, cercò di rendere reale il suo desiderio utopistico, ovvero un mondo senza regole e libero da pregiudizi. Tuttavia, poco dopo la realizzazione, questo dovette affrontare molte implicazioni politiche. Dal punto di vista legislativo era impeccabile: la struttura era al di là delle acque territoriali. Proprio per questo l’Isola delle Rose diventò immediatamente un fenomeno mediatico e, ovviamente, brulicava di turisti. Con la dichiarazione d’indipendenza, istituita dall’ingegnere (e mai riconosciuta dall’Italia), si coniarono le monete e si proclamò la lingua ufficiale: l’esperanto.
La totale libertà che si adottava sull’isola non piacque al governo italiano e, 55 giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza, costrinse il Ministro dell’Interno Francesco Restivo a prendere provvedimenti irreversibili. Giorgio Rosa chiamò in causa addirittura l’Unione Europea, ma senza successo. Il 25 giugno del 1968, le forze dell’ordine presero in possesso l’Isola delle Rose. Successivamente venne affondata e smantellata. Cosi svanì il sogno utopistico dell’ingegnere Giorgio Rosa, che mise il suo acume a disposizione della libertà.