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Governo Meloni e la legge sull’equo compenso dei professionisti

Anche i tecnici, ingegneri ed architetti, fanno parte della categoria “professionisti” ed in quanto tali godono di una dignità che non può mai prescindere da un guadagno o mancato tale; un professionista che ha investito il proprio tempo in formazione/aggiornamento/qualificazione ha tutto il sacrosanto diritto e dovere di pretendere una somma congrua per le prestazioni svolte, frutto di variabili che concorrono a formare un “equo compenso”.

Le pubbliche amministrazioni e i cosiddetti “clienti forti” devono pagare ai professionisti un compenso ragionevole. A tal fine, la remunerazione deve rispettare i cosiddetti decreti parametro ed essere commisurata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e al contenuto e al carattere delle prestazioni professionali.

Inoltre, i professionisti devono esigere dai “clienti potenti” un compenso equo, proporzionale ai servizi resi e nei parametri. Ogni violazione può essere sanzionata dal relativo ordine professionale.

E’ quanto prevede la proposta sull’equo compenso, diventata legge dopo l’approvazione definitiva da parte della Camera, mercoledì 12 aprile 2023. Bisogna aspettare la conclusione dell’Iter e quindi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e la successiva entrata in vigore.

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Il testo approvato in via definitiva

Il professionista è innanzitutto tutelato nei confronti della pubblica amministrazione e delle società a partecipazione pubblica, imprese bancarie e assicurative e grandi imprese. Per grandi aziende si intendono quelle che impiegano più di 50 lavoratori o che hanno un fatturato annuo superiore a 10 milioni di euro nell’anno precedente l’assegnazione del lavoro. Si ricorda che nel 2017 (attraverso il Decreto n. 148) sono state introdotte tutele per banche e assicurazioni, nonché per individuati clienti “forti” tra le imprese diverse dalle PMI. Queste ultime sono definite secondo parametri europei come imprese con meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro. Di conseguenza, la nuova legge amplia il numero di clienti ai quali si applica un equo compenso rispetto alle norme già in vigore.

La legge non è però retroattiva e le nuove regole non si applicano agli accordi stipulati prima dell’entrata in vigore della legge.

Inoltre, per effetto dei nuovi provvedimenti, vengono ritenute nulle alcune clausole contrattuali sfavorevoli ai professionisti, tra cui quelle che prevedono compensi inferiori a quelli determinati dall’Ordine Professionale o ai parametri tariffari per i professionisti iscritti all’ordine. Inoltre sono nulli “i patti che vietano ai professionisti di esigere o imporre pagamenti anticipati durante una prestazione o, comunque, che diano al committente un vantaggio sproporzionato rispetto alla quantità e alla qualità dell’opera o dei servizi prestati dai professionisti”.

Cosa vieta la legge, casistiche:

L’elenco è ben lungo delle casistiche vietate che violano la legge:

  • prevedano un compenso manifestamente sproporzionato rispetto all’opera prestata o al servizio reso, cioè inferiore ai parametri o alle tariffe fissati con decreti ministeriali;
  • vietino al professionista di pretendere ac­conti nel corso della prestazione;
  • chiedano al professionista l’anticipazione di spese;
  • attribuiscano al committente vantaggi sproporzionati rispetto alla quantità e alla qualità del servizio reso;
  • diano al cliente la possibilità di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali;
  • diano al cliente la possibilità di rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del con­tratto;
  • diano al cliente la possibilità di richiedere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito;
  • impongano al professionista la rinuncia al rim­borso delle spese connesse alla prestazione;
  • prevedano termini di pagamento superiori a 60 giorni dal ricevimento della fattura;
  • prevedano, in caso di nuovo accordo, sostitutivo del precedente, che la nuova disciplina sui compensi (se implicante compensi inferiori ai precedenti) si applichi agli incarichi pendenti o non ancora fatturati;
  • riconoscano il compenso per l’assistenza e la consulenza in ma­teria contrattuale solo in caso di sot­toscrizione del contratto;
  • obblighino il professionista a rimborsare al cliente che richieda l’utilizzo di software, banche dati, sistemi gestionali, formazione e servizi di assistenza tecnica il costo di tali servizi.
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Alcune dichiarazioni di esponenti del governo

Le dichiarazioni della relatrice del provvedimento Marta Schifone, anche responsabile delle professioni di Fratelli d’Italia, che ha illustrato bene e chiaramente il provvedimento; in Aula ha dichiarato:

«di un atto di giustizia, dell’applicazione di un diritto essenziale dei professionisti a una remunerazione dignitosa della prestazione la legge in arrivo pone un primo paletto legislativo indifferibile che può essere ampliato».

«la legge sull’equo compenso offre tutele a un segmento del mercato del lavoro che conta, per gli Ordinisti, 1.430.000 iscritti, e le cosiddette professioni non regolamentate, un comparto che conta circa 440.000 professionisti.  Inoltre l’aggregato dei liberi professionisti costituisce il 6,3 per cento degli occupati, il 27 per cento del lavoro autonomo. Ogni 1.000 lavoratori ci sono 52 liberi professionisti. “E ricordo che i professionisti italiani sono il maggior numero di professionisti in Europa” » conclude splendidamente Marta Schifone.

Anche Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prima firmataria del testo, replica sui social:

“Una legge attesa da anni che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone. Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique.”

Soddisfatta la Ministra del Lavoro, Marina Calderone, in un comunicato stampa replica: “norma di civiltà”:

“che rappresenta appieno la visione del Governo sul mondo del lavoro grazie a un primo intervento che punta a rendere sempre più universali le tutele per tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano. Un traguardo atteso da lungo tempo dai professionisti italiani.”

Mentre il viceministro alla Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto afferma:

“Un mercato in cui esistono scappatoie per non riconoscere il pieno valore economico di una prestazione professionale è un mercato iniquo e squilibrato. Era dunque doveroso intervenire con uno strumento normativo che mettesse ordine nella giungla dei patti leonini e dello sbilanciamento a favore dei grandi committenti, garantendo in particolare i professionisti più giovani. Lo abbiamo fatto, con tenacia e passione, a tutela di un intero settore e dei cittadini”.

“Ci sono mestieri, come quello del giornalista, mortificati negli ultimi dalla concorrenza selvaggia, al ribasso, che ha penalizzato non soltanto gli operatori e ingessato il mercato, ma, ha diminuito la qualità dell’informazione. Per questa ragione è estremamente positivo che la proposta di legge sull’equo compenso per i professionisti appena approvata dalla Camera dei deputati riconosca anche i giornalisti tra i lavoratori che forniscono prestazioni d’opera intellettuale che hanno diritto ad una remunerazione equa, adeguata ‘alla qualità e alla quantità del lavoro svolto. Il testo approvato oggi sancisce questo principio per chi lavora in aziende – editoriali e non- con più di 50 dipendenti.

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Anche dichiarazioni fuori dai gangli della politica sono positive:

Il Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Elbano De Nuccio:

”il via libera definitivo alla legge rappresenta un passaggio molto significativo”

“non solo perché si ampliano finalmente le tutele per i professionisti, ma anche perché questa legge è il frutto concreto di un positivo cambio di atteggiamento della politica nei confronti dell’universo delle libere professioni.”

Il Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, Domenico Perrini, ha invece commentato:

“Esprimiamo soddisfazione per l’approvazione della legge sull’Equo compenso. Negli ultimi anni, a nome della categoria degli ingegneri e più in generale delle professioni tecniche, ci siamo battuti a fondo per ottenere questo provvedimento. Come CNI ora ci aspettiamo che l’equo compenso venga esteso a tutti i committenti e che venga chiarita la modalità di applicazione alle PA, nel rispetto del Codice dei Contratti”.

Published by
Giuseppe Manzo