“Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo, verso l’orizzonte. Genova, repubblicana di cuore, vento di sale, d’anima forte” (F. Guccini)
Fra i tantissimi aforismi che si possono trovare sulla città capoluogo ligure, quella del cantautore modenese è forse la più calata sullo spirito mai domo, fiero e battagliero di Genova e dei suoi abitanti. In un ambiente dove la natura rende ostile la permanenza e lo sviluppo urbano, stretta fra il mare a Sud e lo sviluppo alpino a Nord. Con un territorio caratterizzato dai fortissimi connotati del dissesto idrogeologico, i numeri che emergono al riguardo sono davvero preoccupanti. Secondo alcuni dati ottenuti da uno studio dell’Università di Genova e della Protezione Civile, circa il Il 23,8% degli edifici di Genova si trova in aree a rischio esondazione, il 18,6% in zone a rischio incendio e l’1,95% in territori a rischio frana. Con questi presupposti, Genova non può che essere considerata a tutti gli effetti una città resiliente.
Tutti ricordiamo i tragici eventi del 14 Agosto 2018, data del crollo del ponte Morandi. Un evento improvviso (tralasciando le questioni giudiziarie e le negligenze varie), una ferita al petto per Genova e per i genovesi. Che hanno saputo reagire immediatamente, anche grazie all’attivazione di una macchina sociale e mediatica che, come raramente successo prima in Italia, si è messa in moto subito. E che ha portato, a meno di due anni dal crollo, alla inaugurazione del Viadotto San Giorgio sul Polcevera, lì dove sorgeva il vecchio ponte.
Genova, adesso, si appresta a sanare alcune carenze del proprio vetusto sistema autostradale con uno dei progetti più complessi ed impegnativi del mondo come la Gronda. Col solito spirito forte, coraggioso e determinato.
La Gronda di Genova, quando il progetto arriverà a completamento, consentirà di ridurre le criticità trasportistiche del capoluogo ligure. La città infatti è uno snodo fondamentale del sistema viario su gomma, in quanto vi confluiscono ben 4 tronchi autostradali:
Ecco dunque che la firma del Protocollo d’Intesa per la Gronda di Genova siglato ad inizio Dicembre da Autostrade per l’Italia, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Istituzioni territoriali va letto come l’inizio di una delle sfide ingegneristiche più complesse ed ampie dell’intero panorama europeo. Ma la Gronda non sarà soltanto scavi, getti di cemento e vari di carpenterie metalliche. Parallelamente allo sviluppo infrastrutturale ci sarà infatti un occhio dedicato alla sostenibilità dell’opera. Si prevedono interventi di riforestazione per 31 ettari di nuovi boschi ed istallazione di impianti fotovoltaici che copriranno la totalità del fabbisogno dell’infrastruttura, mettendo a disposizione del territorio il 50% dell’energia prodotta.
I numeri del progetto sono incredibili: oltre 4 miliardi di euro di investimento e 7.000 maestranze impiegate all’anno, per realizzare 72km di nuova rete autostradale, di cui 25 gallerie (per oltre 50 km di lunghezza) e 37 tra ponti e viadotti (di cui 16 nuovi e 21 esistenti). Analizziamo più nel dettaglio i tratti salienti di questo enorme progetto che vede protagonista il nostro paese.
Uno dei compiti fondamentali della Gronda di Genova sarà quello di dividere il traffico cittadino locale da quello di attraversamento autostradale e dai flussi connessi col porto. Attualmente tutto il traffico suddetto si riversa sulla A10 (che in questo senso funge anche da tangenziale locale) e sulle sue diramazioni, con volumi di traffico molto elevati. In vari punti della rete si registrano anche oltre 60.000 transiti giornalieri, con alta percentuale di mezzi pesanti. Questa infrastruttura è destinata pertanto a rivoluzionare la viabilità a livello regionale e nazionale, permettendo ogni giorno il transito di più di 40.000 veicoli, di cui più di 8.000 saranno mezzi pesanti.
Il progetto non si limita, in ogni caso, ad ottimizzare il traffico relativo al solo trasporto su gomma. Questo è infatti pensato per raccordare tutti i punti nevralgici del trasporto del capoluogo ligure, passando per aeroporto, porto e trasporto su ferro. L’infrastruttura interessa dunque tutta la sfera di viabilità ordinaria che corre da Ovest a Est del territorio urbano.
Tecnicamente la Gronda di Genova consiste nella realizzazione di un tratto autostradale a due corsie per senso di marcia, con il raddoppio dell’esistente A10 nel tratto di attraversamento del Comune di Genova dalla Val Polcevera fino all’abitato di Vesima. Inoltre verrà migliorata la connessione con i luoghi nevralgici per l’economia del Nord-Ovest. Come anticipto, il progetto sarà stremamente sostenibile a livello ambientale. Le polveri sottili subiranno una riduzione fino al 54%, mentre la CO2 subirà un abbattimento di 655 tonnellate rispetto ad oggi. La quasi totalità dei materiali di scavo delle gallerie non viaggerà su gomma ma attraverso uno “slurrydotto” apposito (ossia una sorta di percorso-nastro). Questa verrà riutilizzata per realizzare la nuova banchina dell’aeroporto genovese. Insomma, un virtuosismo non da poco di questi tempi!
Essendo la Gronda prevalentemente sviluppata in sotterraneo, analizziamo prima quali saranno le nuove gallerie di quest’importante progetto. I principali interventi in sotterraneo sono:
Insomma, ci sarà molto da scavare!
Anche dal punto di vista di ponti e viadotti, la Gronda sarà un progetto assolutamente sfidante. Nel tratto più occidentale dell’infrastruttura salta subito all’occhio l’intervento di ampliamento dei viadotti Vesima Est/Ovest. Si tratta di due opere d’arte distinte, quella lato Est risalente alla prima fase di costruzione dell’ A10 (anni ‘30), quella ad Ovest riconducibile alla seconda fase costruttiva (anni ’70). Essendo accostate, gli ampliamenti saranno asimmetrici (solamente dal lato libero) e consentiranno sfiocco e innesto con l’A10 esistente. Piccola curiosità: lo splendido viadotto Vesima ad arco è stato progettato dall’Ing. Morandi, autore dello sfortunato viadotto sul Polcevera.
Proseguendo verso oriente, alle due estremità della galleria Ciocia verranno a trovarsi le due coppie di viadotti Cerusa e Leiro (Est/Ovest). Con questi si risolvono gli attraversamenti delle profonde vallate dei torrenti Cerusa e Leiro a Voltri. Proseguendo nella porzione centrale della Gronda, fra le lunghe gallerie Amendola e Monterosso verranno realizzati i nuovi viadotti Varenna Est e Ovest, coi quali scavalcare la vallata dell’omonimo fiume.
Si prosegue fino alla valle del Polcevera, dove sorgerà l’opera più importante: il viadotto Genova. Sarà un viadotto strallato, come il fu Morandi, lungo complessivamente 780 metri. Il progetto originario prevede un’opera a quattro campate con tre antenne da cui dipartono gli stralli in acciaio. Il ponte sarà inserito tra due gallerie, consentendo di proseguire in direzione Milano, verso l’uscita di Bolzaneto, o di percorrere il nuovo tratto di A7 fino a Genova.
L’AD di Autostrade per l’Italia, Roberto Tomassi, rassicura i genovesi sulla scelta di uno schema statico tristemente noto alla città.
“Gli strallati di oggi sono ponti molto più evoluti rispetto al Morandi … se ci fosse un problema su uno strallo non capiterebbe nulla al viadotto”
R. Tomassi, AD ASPI