Trovata a Roma una delle più antiche mappe al mondo: risale a oltre duemila anni fa. La scoperta è sconcertante!
Le mappe hanno accompagnato l’umanità fin dalle sue prime esplorazioni, fornendo uno strumento indispensabile per orientarsi nello spazio e per comprendere il mondo circostante. Ogni epoca e civiltà ha sviluppato una propria visione geografica e simbolica del territorio, creando mappe che spesso erano molto più che semplici rappresentazioni fisiche. Questi artefatti hanno raccontato storie, tramandato credenze e definito il confine tra il conosciuto e l’ignoto.
Con il passare del tempo, le mappe si sono evolute insieme alla nostra conoscenza del mondo, passando da rappresentazioni rudimentali a complessi strumenti scientifici. Le prime civiltà utilizzavano tecniche diverse per disegnare i loro territori, spesso incorporando nelle mappe elementi mitologici e religiosi, rivelando non solo dove vivevano, ma anche come percepivano il loro ruolo nell’universo.
Nell’antichità, le mappe non avevano solo una funzione pratica, ma erano cariche di significati simbolici. Alcune rappresentazioni antiche raffiguravano il mondo come un luogo delimitato da acque sconosciute, con terre e creature leggendarie che abitavano gli angoli più remoti. Queste mappe riflettevano la comprensione limitata del mondo ma anche il desiderio di esplorare oltre il visibile.
Oltre alla loro utilità pratica, le mappe erano potenti strumenti di controllo e conoscenza. Chi deteneva la capacità di rappresentare il mondo su una tavola di pietra o pergamena, deteneva anche un certo potere, influenzando come le persone vedevano la loro posizione nel mondo e la loro relazione con altre popolazioni.
Recentemente, un gruppo di ricercatori è riuscito a decodificare una tavola babilonese, considerata la mappa più antica del mondo. Creata tra 2.600 e 2.800 anni fa, questa mappa è un’importante testimonianza delle credenze e delle pratiche dell’antica civiltà babilonese. Incisa in cuneiforme, un sistema di scrittura a forma di cuneo, la mappa raffigura una visione del mondo centrata sulla Mesopotamia, una delle più antiche e avanzate civiltà della storia.
La mappa è di forma circolare e rappresenta la Mesopotamia come il centro del mondo, circondata da acque chiamate il “Bitter River”. Oltre alla geografia, la tavola include riferimenti a figure mitologiche come Marduk, il Dio della Creazione, e mostri come Anzu, una creatura mitica con testa di leone e corpo di uccello. Questi elementi sottolineano come, per i Babilonesi, il mondo fosse non solo fisico, ma anche spirituale e mitologico.
La scoperta della mappa ha permesso agli studiosi di ricostruire la visione babilonese del cosmo, un mondo visto dall’alto, diviso in terre conosciute e zone inesplorate piene di misteri e creature leggendarie. La tavoletta fu trovata nel XIX secolo, ma solo di recente si è riusciti a decifrarla completamente, grazie alla scoperta di una sezione mancante.
Oggi, questa mappa ci offre un’immagine straordinaria del mondo antico, dove la Mesopotamia era il fulcro della civiltà e i confini del conosciuto erano segnalati da elementi mitici e religiosi, che riflettevano la profonda connessione tra realtà e immaginazione.