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Il FISCO ha un’arma in più | Non c’é ricorso che tenga: si prendono tutti i soldi anche raggirandoti

Donna spaventata

Fisco, arriva la botta finale (Canva Foto) - www.buildingcue.it

Viviamo in un’epoca in cui le regole sembrano moltiplicarsi con la stessa velocità con cui evolvono i sistemi di controllo.

È sempre più difficile orientarsi tra normative, sentenze e interpretazioni, spesso molto diverse tra loro, anche per i cittadini più attenti e scrupolosi.

La fiducia nei procedimenti istituzionali si fonda sulla trasparenza e sul rispetto di alcune garanzie fondamentali. Tuttavia, in alcuni ambiti, si stanno consolidando prassi che mettono in discussione la linearità delle regole, aprendo interrogativi tanto sul piano tecnico quanto su quello etico.

Ogni cittadino si aspetta che ciò che viene raccolto e utilizzato contro di lui rispetti criteri di legalità, correttezza e tutela dei propri diritti. Questo è particolarmente vero in situazioni che possono avere conseguenze economiche significative o impattare sulla reputazione di una persona o un’azienda.

Negli ultimi tempi, alcune decisioni giurisprudenziali stanno riscrivendo le regole del gioco, delineando un nuovo equilibrio tra poteri pubblici e diritti individuali. Ed è proprio su questo crinale che si innesta una recente pronuncia che sta facendo discutere.

Una sentenza che cambia gli equilibri

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affermato un principio destinato ad avere effetti profondi: nel contesto tributario, le prove raccolte in maniera irregolare non sono automaticamente inutilizzabili. Questa posizione rompe con la tradizione penale, dove invece l’illegittimità dell’acquisizione può inficiare la prova stessa.

La Corte ha infatti ribadito che il principio dell’inutilizzabilità delle prove illegittimamente acquisite vale solo in ambito penale e non in quello tributario, salvo che non si leda un diritto fondamentale di rango costituzionale, come la libertà personale o l’inviolabilità del domicilio. Ciò consente all’Amministrazione finanziaria di fondare accertamenti anche su elementi acquisiti con modalità non del tutto regolari.

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Effetti concreti e implicazioni giuridiche

Secondo la giurisprudenza consolidata, le attività di ispezione fiscale della Guardia di Finanza hanno natura amministrativa. In quanto tali, non sono soggette alle stesse garanzie procedurali previste nel processo penale, come l’obbligo di difesa immediata. Le tutele entrano in gioco solo in un secondo momento, qualora si avvii un contenzioso.

Questo orientamento, pur formalmente legittimo, solleva non pochi dubbi sul piano sostanziale: da un lato, si rafforza il potere dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza; dall’altro, si affievolisce la protezione del contribuente, che potrebbe trovarsi esposto a contestazioni fondate su basi raccolte in modo discutibile, senza possibilità di contestarle preventivamente. Questa nuova interpretazione giuridica apre scenari complessi per i contribuenti, poiché aumenta il potere di controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria, senza un adeguato contrappeso in termini di tutela dei diritti individuali.