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Il Fisco italiano si accanisce sui proprietari di casa | D’ora in poi ci sarà un botto di tasse da pagare: è meglio se la vendi

Calcolo delle tasse (depositphotos)

Calcolo delle tasse (depositphotos FOTO) - www.buildingcue.it

Stangata fiscale in arrivo: nuove imposte minacciano i proprietari di immobili, meglio valutare la vendita per evitare il salasso.

Il Fisco italiano rappresenta l’insieme degli organi statali che si occupano di raccogliere le imposte dovute dai cittadini, gestendo tasse e tributi a livello nazionale e locale. Le principali imposte comprendono l’Irpef (sui redditi), l’Iva (sui consumi) e l’Imu (sugli immobili).

Recentemente, si è osservato un inasprimento delle normative fiscali, soprattutto nei confronti dei proprietari di immobili. Le nuove riforme prevedono un aumento delle imposte, causando un notevole aggravio per i cittadini, in particolare chi possiede più di una proprietà.

La gestione del patrimonio immobiliare diventa sempre più complessa e onerosa, e per molti potrebbe risultare più conveniente vendere l’immobile piuttosto che affrontare il peso fiscale. Questa pressione rischia di cambiare profondamente il mercato immobiliare italiano.

L’obiettivo dichiarato del governo è di recuperare risorse per finanziare il debito pubblico, ma questo approccio sta suscitando preoccupazioni tra i proprietari, timorosi di non riuscire a sostenere gli oneri imposti dalle nuove riforme.

Le imposte per l’acquisto della seconda casa

Acquistare una seconda casa comporta una serie di costi e imposte che è importante valutare attentamente. Oltre alle spese notarili, l’acquirente dovrà far fronte a vari oneri fiscali. Tra le principali imposte ci sono l’imposta di registro, che si applica in modo proporzionale, oppure l’IVA nel caso di acquisto da un’impresa costruttrice. A queste si aggiungono l’imposta catastale e quella ipotecaria. Inoltre, possono sorgere altri costi come i diritti di Conservatoria, necessari per registrare il passaggio di proprietà, nonché le tasse per la voltura e la visura catastale.

È essenziale considerare che, a differenza dell’acquisto della prima casa, per la seconda abitazione non sono previsti gli stessi sgravi fiscali. L’imposta di registro sale al 9% rispetto al 2% della prima casa, incidendo in modo significativo sulle spese complessive. Sebbene le imposte catastale e ipotecaria abbiano importi fissi (50 euro ciascuna), l’acquisto di una seconda casa comporta un onere fiscale complessivamente più pesante.

Illustrazione di una persona che calcola le tasse (depositphotos)
Illustrazione di una persona che calcola le tasse (depositphotos FOTO) – www.buildingcue.i

Le tasse ricorrenti sulla seconda casa

Una volta acquistata, la seconda casa è soggetta a diverse tasse annuali. La principale è l’IMU (Imposta Municipale Unica), applicata a tutti gli immobili, eccetto la prima casa non di lusso. L’aliquota IMU varia in base al Comune in cui si trova l’immobile e può andare dall’8,6 al 10,6 per mille della rendita catastale. Inoltre, recenti sviluppi legali hanno introdotto esenzioni per immobili occupati abusivamente, che non rappresentano più un valido indicatore di ricchezza per il proprietario.

Un’altra tassa ricorrente è la TARI, destinata a finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Anche se la casa è vuota, la TARI va comunque pagata, a meno che l’immobile non sia inabitabile. Alcune agevolazioni, come riduzioni per il mancato svolgimento del servizio di raccolta o la presenza di rifiuti speciali avviati al riciclo, possono ridurre l’importo dovuto. Infine, se la seconda casa è sfitta e si trova nello stesso Comune della residenza principale, potrebbe essere soggetta anche all’IRPEF, con una base imponibile calcolata su una percentuale della rendita catastale.