Il Governo ha deciso | Le energie rinnovabili non fanno per l’Italia: stop in un anno, si ritorna al passato
Con una decisione che ha sollevato forti polemiche, il Governo annuncia il graduale abbandono delle energie rinnovabili entro un anno.
Le energie rinnovabili derivano da risorse naturali come il sole, il vento, l’acqua e la biomassa, e si distinguono per essere inesauribili e a basso impatto ambientale. Tra le più diffuse ci sono l’energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica.
L’utilizzo delle rinnovabili contribuisce significativamente a ridurre le emissioni di gas serra e la dipendenza dalle fonti fossili, come petrolio e carbone, che sono limitate e altamente inquinanti.
Negli ultimi anni, le tecnologie rinnovabili hanno conosciuto un grande sviluppo, abbattendo i costi e migliorando l’efficienza. Molti Paesi le hanno adottate come pilastri delle loro strategie energetiche per raggiungere la neutralità carbonica.
Nonostante i benefici ambientali ed economici, le rinnovabili incontrano ancora ostacoli, come la variabilità nella produzione e i costi iniziali elevati per l’installazione delle infrastrutture.
Il rischio di una crisi delle rinnovabili in Italia
Le politiche adottate dal governo Meloni stanno mettendo a rischio il futuro delle energie rinnovabili in Italia, con una possibile crisi che potrebbe concretizzarsi già nel 2026. Durante l’Italian Renewables Investment Forum 2024, tenutosi a Roma, è emerso un forte allarme riguardo alla fuga di investitori internazionali. Gli investimenti nel settore potrebbero subire un drastico calo se le Regioni non presenteranno entro fine anno i provvedimenti sulle “aree idonee”, rischiando di replicare l’esempio della Sardegna, che ha vietato quasi interamente l’installazione di impianti solari ed eolici.
Questo scenario preoccupante minaccia di vanificare i progressi compiuti negli ultimi cinque anni, in cui l’Italia aveva iniziato a ridurre il divario con altri Paesi europei leader nelle energie rinnovabili. Grazie a un contesto normativo più favorevole e semplificato, il Paese aveva attirato importanti investimenti esteri, che hanno permesso l’espansione del settore. Tuttavia, un’inversione di tendenza potrebbe ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo di coprire il 65% del fabbisogno elettrico con energie rinnovabili entro il 2030, come previsto dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
Le incertezze normative e i timori degli investitori
Nonostante l’incoraggiante crescita di quasi 5 gigawatt di nuova potenza installata nel 2024, l’Italia è ancora lontana dal ritmo necessario per raggiungere gli 8 gigawatt all’anno indicati dal PNIEC. Le recenti normative del governo Meloni, in particolare i decreti Agricoltura e Aree Idonee, rischiano di rallentare ulteriormente il settore, complicando i processi autorizzativi e mettendo in discussione nuovi progetti, soprattutto nel campo del fotovoltaico. Questo quadro normativo complesso ha generato forti preoccupazioni tra gli investitori, che vedono ridursi le opportunità di crescita nel lungo termine.
Inoltre, il ritardo nell’implementazione di strumenti chiave come il decreto FER X e il Testo Unico Rinnovabili, che dovrebbe semplificare gli iter burocratici, contribuisce all’incertezza del settore. Nonostante alcune note positive, come la pubblicazione dello schema FER 2 per le rinnovabili innovative e l’impugnazione della moratoria della Sardegna, gli investitori internazionali guardano con preoccupazione al futuro del mercato italiano. Le incertezze normative e il rallentamento degli investimenti rischiano di compromettere la credibilità dell’Italia agli occhi del panorama europeo e globale.