Il Giappone è un paese fortemente soggetto a terremoti e maremoti, come tristemente tutti conosciamo. Se a questo aggiungiamo i sempre più incalzanti cambiamenti climatici del nostro pianeta, per una terra come il Giappone sarà difficile guardare al futuro con speranza, data la sua convivenza quotidiana con scosse di assestamento e innalzamento del livello del mare. Ma il Giappone è anche una terra ricca di innovazioni, di menti ingegneristiche all’avanguardia e di persone dallo spiccato senso della sopravvivenza e del bene comune; per unire ciò che di positivo ha la popolazione giapponese e ciò che di negativo le ha regalato la terra, nel paese del Sol Levante sono pronti ad una nuova importante iniziativa di ingegneria estrema. Per questo la Kohn Pedersen Fox Associates (KPF) and la Leslie E. Robertson Associates stanno lavorando a un progetto chiamato “Next Tokyo”, che prevede la creazione di un futuristico distretto che sarà in grado di combattere l’innalzamento del livello del mare nella Baia di Tokyo. In questo progetto è prevista la costruzione del grattacielo che diventerà il più alto del mondo: la Sky Mile Tower infatti sarà alta 1,6 km, praticamente il doppio del grattacielo più alto al momento, ovvero il Burj Khalifa di Dubai, che con i suoi 828 m non potrà far altro che sfigurare. Sarà un grattacielo residenziale che potrà ospitare fino a 55.000 persone con ristoranti, uffici, palestre e ospedali.
I progettisti non sono però tanto interessati alla sua altezza quanto alla sua funzionalità all’interno della baia. Infatti grazie alla sua particolare forma esagonale molto slanciata, il grattacielo potrà resistere alle forti sollecitazioni del vento, il quale attraversa la struttura grazie a delle fessure verticali inserite nello scheletro portante; i test della galleria del vento hanno infatti mostrato come questa forma sia in grado di rompere i vortici che potrebbero sollecitare in modo critico la struttura alle elevate altitudini.
Inoltre sarà un grattacielo totalmente autosufficiente ed ecosostenibile; poiché pompare l’acqua dal terreno fino agli ultimi piani includerebbe costi elevatissimi e uno spreco di energia non indifferente, gli ingegneri hanno pensato ad un sistema di distribuzione dell’acqua “alla rovescia”. Essi hanno progettato una facciata che è in grado di raccogliere, trattare e immagazzinare centralmente l’acqua piovana che, una volta potabilizzata, potrà essere distribuita in maniera naturale basandosi sulla forza di gravità. I piani saranno intervallati da lobby comuni che ospiteranno ristoranti, librerie e palestre. Pannelli solari e turbine andranno infine a completare la struttura.
L’obiettivo principale del progetto è però quello di combattere l’innalzamento del livello del mare. Per fare questo il grattacielo sarà circondato da tanti isolotti di forma esagonale di varie dimensioni, immaginati in strati che vanno dai 150 m ai 1500 m di larghezza, che fungeranno da piccole dighe, con l’importante compito sia di minimizzare il moto ondoso continuo della baia che di permettere l’accesso di piccole navi al vicino porto. Alcuni di questi isolotti saranno interamente riempiti d’acqua e fungeranno da serre galleggianti totalmente autosufficienti; inoltre l’acqua salata della baia potrà essere usata per crescere alghe, le quali potranno essere usate come sorgente di combustibile rinnovabile e pulito.
I propositi sono quelli di costruire un distretto resiliente, autosufficiente e ecosostenibile capace di resistere ai cambiamenti climatici e ai terremoti della zona: un’idea estrema che per il momento è solo sulla carta dei progettisti e non verrà realizzata prima del 2045.