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Il mistero di KOBO, continua a produrre olio anche dopo decenni, e la motivazione è semplice

Olio di balena inesauribile, il mistero di KOBO si infittisce: lo scheletro continua a produrre olio da un quarto di secolo.

L’olio di balena, un tempo simbolo dell’industria baleniera, è stato uno dei beni più preziosi dell’epoca preindustriale. Utilizzato in una vasta gamma di applicazioni, dall’illuminazione pubblica ai lubrificanti, questo prodotto naturale era considerato una risorsa indispensabile. La caccia alle balene, alimentata dalla richiesta di olio, ha lasciato un’impronta significativa sulla storia marittima e sull’ambiente marino.

Ottenuto principalmente dallo spesso strato di grasso sottocutaneo delle balene, l’olio veniva estratto tramite processi di riscaldamento e purificazione.

Ma ciò che rende questo prodotto unico è la sua capacità di resistere al tempo, mantenendo inalterate alcune delle sue proprietà anche dopo anni dalla sua estrazione. Questa caratteristica ha contribuito alla sua fama come prodotto versatile e durevole.

Le balene erano particolarmente apprezzate per l’olio presente nel loro grasso e nelle loro ossa. Le specie più grandi, come le balene blu e quelle artiche, erano considerate tesori galleggianti, poiché fornivano grandi quantità di questo liquido prezioso. Tuttavia, l’eccessiva caccia a queste maestose creature ha portato molte specie sull’orlo dell’estinzione, generando movimenti globali per la loro protezione e la fine dell’industria baleniera.

KOBO, il gigante che continua a gocciolare

Nonostante la fine della caccia alle balene su larga scala, l’olio di balena è rimasto un simbolo della storia marittima e industriale. Musei e mostre in tutto il mondo conservano scheletri e reperti legati a questa antica industria, offrendo uno spaccato della relazione tra uomo e oceano. Tra questi, il New Bedford Whaling Museum negli Stati Uniti rappresenta un punto di riferimento per i curiosi e gli appassionati di storia.

Nel New Bedford Whaling Museum, un’enorme balena blu chiamata KOBO ha catturato l’attenzione per un motivo straordinario. Lo scheletro, lungo oltre 20 metri, continua a gocciolare olio anche dopo 26 anni dalla sua scoperta. KOBO, trovato morto nel 1998 al largo della costa della Nuova Scozia, è un vero e proprio enigma scientifico.

Balena KOBO
Balena KOBO (Instagram @whalingmuseum foto) – www.buildingcue.it

Il mistero di KOBO

Bob Rocha, curatore del museo, ha spiegato che l’olio presente nel midollo osseo di KOBO non è stato completamente rimosso durante la pulizia. Questo spiega il fenomeno delle continue perdite. Un sistema di raccolta installato sotto il gigantesco scheletro permette al museo di monitorare il fenomeno, trasformando KOBO in una vera e propria attrazione unica per i visitatori.

Secondo gli esperti, KOBO potrebbe continuare a perdere olio fino al 2060, aggiungendo un tocco di realismo all’esperienza dei visitatori. Con oltre un litro già raccolto, il mistero di KOBO rappresenta una finestra sulle proprietà straordinarie di questi giganti del mare. Un racconto che intreccia storia, scienza e fascino naturale.