Il primo hotel nello spazio sarà realizzato nel 2027
Da ormai un anno la maggior parte della popolazione mondiale è impossibilitata a viaggiare a causa della pandemia. Perché quindi non iniziare a pensare alla prossima meta di viaggio. E perché non farlo in grande? Un viaggio nello spazio, dopo mesi passati tra lockdown e restrizioni, potrebbe essere l’idea giusta. Un’idea che “presto”, nel 2027, potrebbe diventare realtà. La Gateway Foundation ha infatti annunciato l’apertura del primo hotel nello spazio: la Voyager Station. Una notizia che si aggiunge a quella di Starbase, la città privata annunciata da Elon Musk, e che sottolinea come la colonizzazione spaziale non è forse poi così lontana.
Come sarà il primo hotel nello spazio
L’hotel, di 50.000 metri quadri, potrà ospitare fino a un massimo di 440 persone e avrà una forma ad anello di 200 metri di diametro. Questa forma, unita alla rotazione della struttura, darà alla stazione una gravità equivalente a un sesto di quella terrestre. La simulazione della sensazione di gravità consentirà agli esseri umani di trascorrere lunghi periodi di tempo nello spazio senza doversi preoccupare degli effetti a lungo termine della microgravità.
La struttura ad anello esterno conterrà 24 ville di lusso dotate di tutti i comfort e che sarà possibile affittare per il periodo desiderato. A questo anello, che conterrà anche i gates di attracco, si aggancerà il disco centrale dove sorgeranno le camere dell’hotel. Al suo interno si troveranno palestre, giardini, ristoranti, un casinò e addirittura una sala concerti.
“Andare nello spazio sarà solo un’altra opzione che le persone sceglieranno per le loro vacanze”
John Blincow, CEO di Orbital Assembly Corporation,
Poiché si tratta di qualcosa di quasi fantascientifico, si potrebbe pensare che il turismo spaziale sarà un lusso destinato solo ai super ricchi. Seppur questo potrà essere vero per i primi anni, la Gateway Foundation ha il chiaro obiettivo di rendere accessibili i viaggi nello spazio a tutti.
Un hotel nello spazio costruito da robot
La Voyager Station sarà costruita dalla società di costruzioni Orbital Assembly Corporation, che si definisce “la prima società di costruzioni spaziali su larga scala al mondo“. Poiché costruire e spedire in orbita avrebbe dei costi esorbitanti, l’idea del progetto è quella di realizzare l’hotel direttamente nello spazio.
Per fare questo saranno realizzati robot assemblatori chiamati Structure Truss Assembly Robot (STAR), che lavoreranno nello spazio per fabbricare rapidamente la Voyager Station. Nel video sopra è possibile osservare il concetto di costruzione spaziale pensato da Gateway Foundation. Una linea di assemblaggio con robot e piccoli pod in orbita terrestre bassa che potrebbero realizzare l’hotel in 1057 giorni.
Il prototipo sulla terra e nello spazio
Ma prima che questo diventi realtà è necessario costruire e testare un prototipo più piccolo. È qui che entra in gioco DSTAR, un prototipo in scala 0.4 dei robot STAR che costruiranno a terra il telaio dei futuri hotel orbitanti. Gateway Foundation utilizzerà il robot DSTAR per creare un traliccio delle dimensioni di un campo da calcio in soli 90 minuti. I membri dell’associazione sperano che questa dimostrazione convaliderà il progetto e dimostrerà che la tecnologia può essere utilizzata per assemblare rapidamente strutture in orbita.
Se tutto va bene, la Gateway Foundation andrà avanti con il passo successivo, ovvero il lancio in orbita del primo prototipo di volo, il PSTAR. Il suo compito sarà di costruire nello spazio un traliccio circolare in scala del 40% del telaio a forma di anello della stazione Voyager. L’associazione spera di dimostrare agli investitori che sono in grado di controllare le dinamiche di costruzione con un alto grado di precisione e sicurezza.
Sarà importante anche per la scienza
La Voyager Station non sarà soltanto un lusso fine a se stesso e forse anche un po’ utopistico. Perché con un progetto del genere saranno in molti a guadagnarci. L’hotel spaziale infatti è pensato soprattutto per agire come un prezioso strumento di ricerca che fornirà dati di vitale importanza ad agenzie spaziali come la NASA e l’ESA. Ma anche a società aerospaziali private, università e istituti di ricerca, che potranno utilizzare questi dati per comprendere i vantaggi delle stazioni spaziali rotanti.
Come spiega il CEO di Orbital Assembly Corporation, John Blincow: “Per essere molto chiari, non proponiamo che la NASA abbandoni la ricerca sulla microgravità. Verranno costruite altre stazioni a gravità zero e saranno utilizzate per la ricerca e la produzione di molti nuovi prodotti. Ma le persone hanno bisogno della gravità per mantenersi in salute, quindi alla fine della loro giornata lavorativa in un laboratorio di microgravità, andranno in una stazione rotante per mangiare, dormire e fare esercizio.“
L’idea delle stazioni spaziali rotazionali e delle stazioni spaziali di microgravità che operano fianco a fianco rappresenta uno dei grandi vantaggi di questo progetto. Voyager infatti offrirà livelli variabili di gravità artificiale per simulare diverse condizioni di gravità, come quella lunare e quella marziana. Questo consentirà di analizzare tantissimi aspetti. Ad esempio studiare gli effetti a lungo termine della bassa gravità sulla salute degli astronauti, ma anche osservare il comportamento di piante e animali in condizioni di bassa gravità per garantire la sicurezza alimentare delle missioni spaziali future.