Per chi è un grande appassionato di tennis come me, sa che il più grande nemico di giocatori, spettatori e pubblico è solo uno: la pioggia. Più degli avversari, della forma fisica, della tecnica, dell’ambiente o degli stimoli, la pioggia è un evento che viene accolto in maniera contrastante dai giocatori, spesso invocata quando si è in difficoltà, oppure maledetta quando si è a un passo dal vincere.
Per gli spettatori che guardano la partita da casa, ma soprattutto per il pubblico presente allo stadio però, la pioggia rappresenta un grande imprevisto. Chiedere a tutti gli appassionati che hanno vissuto questa mezza stagione tennistica: mai come quest’anno ha piovuto così tanto a Parigi durante il Roland Garros, per la sola quarta volta nella storia si è giocato nella domenica di riposo durante Wimbledon causa pioggia. Capita proprio a pennello quindi che l’ultimo Grande Slam dell’anno, lo US Open che si svolge a New York a fine agosto, si è dotato di un tetto retraibile sul suo campo centrale, il mitico Arthur Ashe Stadium, che con 23.771 posti a sedere, rappresenta il più grande stadio di il tennis al mondo. Quest’anno quindi, per la prima volta in cinque anni, il programma almeno sul campo centrale non sarà cambiato, e non bisognerà attendere che smetta di piovere come lo scorso anno per assistere alla finale, quando Novak Djokovic e Roger Federer attesero 5 ore prima di poter entrare finalmente in campo.
Il tetto retraibile è semplicemente un tetto mobile che all’occorrenza viene messo in funzione quando le condizioni ambientali non permettono il regolare svolgimento della partita, la quale viene interrotta per pochi minuti per dare il tempo sia al tetto di chiudersi, sia di creare condizioni ottimali all’interno dello stadio. I lavori per la costruzione del tetto sono stati affidati al team di architetti ROSSETTI di Detroit, lo stesso team che già ideò e costruì l’Arthur Ashe Stadium nel 1997, che all’epoca però non prevedeva un tetto, che solo negli ultimi anni si è reso necessario. L’Arthur Ashe Stadium sarà quindi uno dei pochi stadi di tennis con tetto retraibile al mondo, secondo solo il campo centrale di Wimbledon, ammodernato con un tetto nel 2009.
Il progetto è iniziato nel 2013 con una importante constatazione: il sito su cui sorge Flushing Meadows, secondo parco più grande di New York, dove sorge il circolo che ospita gli US Open, è un’antica discarica di cenere di carbone che proveniva da Manhattan, e il suo accumularsi dall’inizio del secolo ha reso debole e instabile il terreno già paludoso. Il team si è allora reso conto che in queste condizioni sarebbe stato impossibile aggiungere il tetto direttamente sullo stadio, poiché avrebbero aggiunto ulteriore peso che molto probabilmente il terreno non sarebbe stato in grado di reggere, andando a compromettere l’integrità strutturale di tutto il sito. Per contrastare quindi questo problema, il team ha deciso di non appoggiare il tetto sullo stadio, ma di creare una struttura totalmente indipendente, come un ombrello che appoggia direttamente a terra e protegge il campo e gli spettatori.
Il design scelto per il tetto è una doppia chiusura scorrevole a forma di guscio. Il tetto appoggia su otto colonne di acciaio che circondano il perimetro dello stadio. Queste colonne si appoggiano su basi massicce in cemento, ciascuna delle quali è supportata da 24 pali infissi nel terreno dai 50 ai 60 metri di profondità, talmente profondi che potrebbero essere usati come fondazione di un grattacielo di Manhattan. Inoltre, la struttura è stata progettata per resistere ad uragani ed intemperie. Utilizzare delle colonne indipendenti è stata la scelta più efficiente per minimizzare l’impatto sullo stadio esistente, in quanto sorreggono il tetto senza essere a contatto con la struttura esistente.
Quattro capriate di acciaio formano il sistema di incorniciatura del tetto. Ogni capriata è lunga 160 metri, pesa circa 450.000 kg e appoggia su due delle otto colonne portanti. Lungo il perimetro è sistemato un sistema di travi per il rinforzo sismico, e su di esso in direzione radiale sono appoggiate una seconda serie di capriate metalliche unidirezionali, che supportano il tessuto che protegge gli spalti. Il guscio strutturale del tetto viene concluso da un terzo strato di travi in direzione perpendicolare al secondo strato e da una grondaia che circonda tutto il perimetro.
Il tetto dell’Arthur Ashe Stadium è stato specificatamente progettato per essere gradevole alla vista, elegante e leggero, quasi come se fosse lì da sempre e non fosse stato aggiunto a posteriori. Per fare questo, oltre alla forma che in vista frontale appare molto dolce e leggera, il materiale permette al tetto di essere in armonia con l’ambiente esterno. Infatti la struttura supporta 17.651 m2 di EFTE (etilene tetrafluoroetilene), materiale plastico ormai largamente utilizzato in opera civile e soprattutto negli stadi, che ha la proprietà di avere un’altissima resistenza alla corrosione in un ampio spettro di temperature, oltre ad essere trasparente, leggero e a bloccare il 90% della radiazione solare.
Il tetto è progettato per aprirsi e chiudersi in 7 minuti. Esso è circondato da computer che hanno sotto controllo una dozzina di sensori simultaneamente per monitorare il perfetto allineamento del tetto, l’azione del vento e dei sismi. Questi sensori inoltre misurano una molteplicità di dati ambientali in centinaia di punti, come la temperatura e l’umidità, per garantire il comfort dei 24.000 spettatori.
Insieme al nuovo tetto, Flushing Meadows sarà arricchito di 90 nuove suite di lusso, 5 ristoranti e un nuovo salone per i giocatori su due piani. Si prevede un aumento nell’affluenza di 10.000 persone al giorno, aumentando la frequenza a 1,2 milioni di visitatori all’anno, con un ricavo ben al di sopra dei 756 milioni di dollari correnti. 150 milioni di dollari il costo per la costruzione del tetto, 550 milioni per il completamento delle altre opere: briciole quando si parla del torneo con più seguito al mondo.
Quest’anno la pioggia non sarà un problema agli US Open!