Il Superbonus è stato un flop: i dati
Secondo una recente analisi della CGIA di Mestre, il Superbonus è stato un “flop” che ha generato più costi che benefici.
Il Superbonus è stato fin dall’inizio uno degli incentivi più ambiziosi e controversi del panorama fiscale italiano. Promosso come uno strumento per stimolare la riqualificazione energetica degli edifici, il provvedimento ha attirato l’attenzione di molti, ma non sempre per le ragioni sperate. Il piano, introdotto per migliorare l’efficienza energetica e strutturale delle abitazioni, è stato accolto con grande entusiasmo, ma col tempo sono emersi diversi problemi che ne hanno offuscato i potenziali benefici.
Le aspettative iniziali erano alte: migliaia di edifici avrebbero dovuto essere ristrutturati, portando benefici sia in termini ambientali che economici. Tuttavia, ciò che sembrava un’occasione unica per rinnovare il patrimonio edilizio nazionale si è presto rivelato un percorso accidentato. In molti casi, i lavori non sono stati eseguiti con la rapidità prevista e il caos burocratico ha rallentato i processi, creando frustrazioni tra i proprietari e i professionisti coinvolti.
I costi elevati, accompagnati da una gestione complessa, hanno fatto sì che solo una parte limitata della popolazione potesse effettivamente beneficiare del bonus. Mentre alcune regioni e categorie di cittadini hanno tratto vantaggio dalla misura, altre aree del Paese sono rimaste indietro, senza vedere alcun miglioramento tangibile. Questo ha sollevato numerosi interrogativi sull’equità del provvedimento e sulla sua reale efficacia.
Nel frattempo, gli esperti hanno iniziato a esprimere dubbi sulla sostenibilità finanziaria del Superbonus. Le spese complessive associate a questo incentivo, che ha drenato risorse significative dalle casse dello Stato, hanno messo in discussione la sua reale convenienza. Molti si sono chiesti se fosse il modo migliore di investire tali somme, specialmente alla luce dei benefici limitati ottenuti.
La CGIA di Mestre e il bilancio del superbonus
Secondo una recente analisi della CGIA di Mestre, il Superbonus è stato un “flop” che ha generato più costi che benefici. L’ufficio studi dell’associazione ha calcolato che solo il 4% degli edifici residenziali italiani ha usufruito del bonus, a fronte di una spesa pubblica colossale pari a 123 miliardi di euro. Questo significa che gran parte del patrimonio immobiliare non ha visto alcun intervento significativo di efficientamento energetico.
I dati riportati evidenziano come il bonus abbia raggiunto solo una piccola fetta degli edifici, lasciando gran parte del Paese indietro. Inoltre, la distribuzione degli interventi è risultata particolarmente disomogenea: mentre alcune regioni del Nord hanno visto un’adesione relativamente alta, altre aree, specialmente nel Sud, hanno registrato percentuali molto inferiori.
Criticità e prospettive future
Nonostante l’enorme investimento, i benefici ambientali e sociali attesi dal Superbonus non si sono concretizzati come previsto. Gran parte dei fondi ha favorito principalmente i proprietari di immobili più benestanti, lasciando le fasce sociali più deboli in una situazione di svantaggio. Secondo la CGIA, le risorse avrebbero potuto essere impiegate diversamente, magari per costruire nuovi alloggi pubblici, che avrebbero garantito un impatto sociale più equo e duraturo. In questo modo, oltre a migliorare l’efficienza energetica, si sarebbe potuto affrontare il problema della carenza abitativa per le famiglie a basso reddito, offrendo soluzioni abitative moderne e sostenibili.
Inoltre, una scelta del genere avrebbe generato effetti positivi non solo per l’occupazione nel settore edile, ma anche per l’economia nel suo complesso, riducendo al contempo le disuguaglianze sociali. La costruzione di nuovi alloggi avrebbe potuto fungere da volano per una giustizia sociale più ampia, migliorando la qualità della vita di chi vive in abitazioni vecchie e inefficienti, spesso concentrate nelle aree più svantaggiate del Paese.