Pubblicato il rapporto sulle infrastrutture strategiche e prioritarie del 2024: a che punto siamo in Italia e le criticità incontrate.
Le infrastrutture strategiche sono il cuore pulsante dello sviluppo economico e sociale di ogni nazione. Tuttavia, tradurre l’ambizione in realtà non è mai stato semplice. Progettare, finanziare e costruire infrastrutture di questa portata richiede visione, ma anche capacità di superare ostacoli che sembrano cronici. Infatti, la loro realizzazione si scontra spesso con una macchina burocratica complessa e un quadro normativo che cambia troppo frequentemente.
Quando si parla di infrastrutture, non si può ignorare il problema dei costi. Portare avanti grandi progetti significa impiegare risorse enormi, ma anche avere la capacità di gestirle bene. E poi ci sono i tempi, che in Italia sembrano sempre troppo lunghi. Ritardi su ritardi, che non solo fanno lievitare i costi, ma rischiano di far perdere fiducia nelle istituzioni e nei progetti stessi.
Con la Legge Obiettivo del 2001, si sperava di dare una spinta al settore, rendendo più rapida la costruzione delle opere pubbliche strategiche. Eppure, oltre vent’anni dopo, il problema dei ritardi è ancora lì, accompagnato da varianti progettuali, norme che cambiano e controversie che bloccano i cantieri.
Un altro punto critico riguarda la distribuzione degli investimenti. Non è una novità che la maggior parte delle risorse sia destinata al Centro-Nord, mentre il Sud rimane indietro. Questo squilibrio geografico pesa sulle opportunità di sviluppo e alimenta disuguaglianze. Inoltre, gran parte degli investimenti è concentrata su reti ferroviarie e stradali, lasciando meno spazio ad altre infrastrutture, come porti, aeroporti e sistemi urbani.
Il Rapporto annuale sulle Infrastrutture strategiche e prioritarie 2024 mette nero su bianco una realtà complessa. I progetti previsti raggiungono un costo totale di 483 miliardi di euro, ma i fondi disponibili coprono solo il 71% del necessario. Questo significa che c’è ancora molta strada da fare. Gran parte delle risorse è destinata a progetti legati al PNRR, mentre altre opere risalgono addirittura al 2001.
Reti ferroviarie e stradali assorbono quasi l’80% dei costi totali, con cifre importanti anche per il Ponte sullo Stretto di Messina, destinato a diventare una delle infrastrutture simbolo del Paese. Tuttavia, solo il 43% dei lavori è effettivamente in corso, un dato che fa riflettere sulla lentezza di tutto il sistema.
Uno dei dati più sconfortanti riguarda i tempi di realizzazione. Per alcune delle grandi opere previste ci vorranno più di 30 anni. Ritardi causati da autorizzazioni interminabili, carenze nei progetti, varianti in corso d’opera e lunghe dispute legali.
Un caso emblematico è la ferrovia Roma-Pescara. I primi lotti, che avrebbero dovuto essere conclusi entro il 2026, sono ormai fuori dalle tempistiche del PNRR. È una storia che si ripete: grandi ambizioni che si scontrano con una realtà fatta di lungaggini e problemi che sembrano non trovare soluzione.